PALERMO – Pagare le tasse, per molti siciliani, è evidentemente una questione trascurabile. La Sicilia è la quarta regione per evasione fiscale in Italia, con ben il 16,5%. In totale, sono oltre 6 miliardi di euro evasi sugli 83 miliardi in tutta la penisola.
Tali importi sono dovuti a un’economia non osservata, sul totale del valore aggiunto regionale, pari al 17,3%. I dati si mostrano nella loro natura ancora meglio se li si confronta con quelli nazionali. L’evasione fiscale italiana, infatti, si ferma a una media dell’11,2%, cinque punti percentuali sotto quella isolana, così come l’economia non osservata: in Italia si attesta all’11,7%, sei punti percentuali in meno rispetto a quella siciliana.
I dati, relativi al 2021, sono stati forniti dal ministero dell’Economia e delle Finanze ed elaborati dall’Ufficio studi della Cgia, l’associazione artigiani e piccole imprese di Mestre. La stima del gettito fiscale evaso a livello regionale è stata effettuata applicando al valore aggiunto sommerso di ogni regione un coefficiente determinato dal rapporto del gettito fiscale e il valore aggiunto desumibile dalla contabilità nazionale al netto dell’economia non osservata. Peggio della Sicilia, altre regioni del Sud: Calabria, Campania e Puglia occupano i tre posti del podio. Dall’altro lato della classifica, i territori più virtuosi sono la provincia autonoma di Bolzano, che si ferma a un’evasione fiscale del 7,7%; la Lombardia, che sale all’8%; la provincia autonoma di Trento, all’8,6%.
Per macroaree territoriali, l’evasione fiscale aumenta via via che si risale lungo lo stivale: il Mezzogiorno, infatti, segna un valore del 16,5%, il Centro scende all’11,7%, mentre il Nord Est si ferma al 9,3% e il Nord Ovest all’8,8%.
La nota positiva è rappresentata dal lavoro fatto dalle Forze dell’ordine, che negli ultimi anni hanno lavorato con dedizione ed efficacia nella lotta all’infedeltà fiscale, tanto da produrre risultati sempre più positivi. Se da una parte sono diminuiti gli arresti per reati fiscali, anche a causa delle nuove norme introdotte che ne hanno depenalizzato alcuni, al netto dei risultati conseguiti nel 2020-2021, biennio caratterizzato dalla grave crisi pandemica, il recupero dell’evasione in Italia è stato di 20,2 miliardi nel 2022 e di 24,7 miliardi di euro nel 2023.
Ciò è dovuto in primo luogo all’applicazione della cosiddetta compliance, l’adempimento spontaneo degli obblighi tributari; si tratta di una operazione che matura dopo che il contribuente ha ricevuto una comunicazione da parte dell’Agenzia delle entrate. In secondo luogo, ha dato i suoi effetti l’introduzione della fatturazione elettronica e l’obbligo dell’invio telematico dei corrispettivi; in terzo luogo, hanno aiutato gli effetti dello split payment in capo a chi lavora con la Pubblica amministrazione, un regime particolare che si applica in caso di fatturazione nei confronti della stessa Pa e consiste nel fatto che, quest’ultima, trattiene l’Iva addebitata in fattura, provvedendo a versarla autonomamente all’erario, e del reverse change per le aziende che operano, in particolare, nel settore delle costruzioni: si tratta di un meccanismo che prevede che al versamento dell’imposta sia tenuto il committente e non il cedente.
Secondo i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2021 l’evasione tributaria e contributiva presente in Italia è scesa di ben 24 miliardi rispetto al 2016, con una riduzione percentuale del 22,4%.