“Ho ricevuto una lettera di minacce con proiettile. In realtà non ho visto io la busta. E’ stata spedita al laboratorio della sezione di virologia alla Statale. Io ero a lezione”. A parlare è Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ in cui ricorda le minacce ricevute dai no-vax. “Io faccio attenzione quando sono per strada. Mi guardo in giro”, dice il virologo.
La lettera “era strana, un mio collaboratore l’ha aperta con guanti, immaginando un rischio biologico. E stata un’accortezza utile: ho chiamato la Digos ed è arrivata anche la scientifica per fare i rilievi, prosegue Pregliasco. Cosa le hanno scritto? “Mi accusano di uccidere i bambini a causa del vaccino anti Covid, che definiscono neurotossico”, aggiunge. E poi lo minacciano. “Dicono che spareranno nelle gambe e nella pancia a me, ai miei figli e familiari”, avverte. “Giusto la sera prima avevo aggiornato la denuncia per gli insulti ricevuti via social. Ho un plico di cento pagine di commenti”, ricorda il medico.
Succede che le telefonino? “Anche di notte. Le chiamate sono sollecitate da alcuni canali Telegram che propugnano teorie no vax. A volte chi sta dall’altro lato della cornetta rimane in silenzio. In altri casi mi rivolgono insulti, anche registrati. E c’è chi neppure sí preoccupa di nascondere il numero di telefono”, sottolinea. Dopo la lettera con proiettile la Procura ha aperto un’inchiesta. Da quando è vittima di questi attacchi? “Dall’introduzione del green pass. Anche altri colleghi sono stati colpiti, come Bassetti: ci siamo sentiti per concordare un’azione comune“, afferma Pregliasco.
Qualcuno l’ha mai minacciata di persona? “Finora no. Sono stato a un presidio di no vax a Milano. A parte qualcuno che brandiva un crocifisso di cartone, non c’era tutta questa acrimonia – ricorda – In quell’occasione mi sono confrontato con qualche manifestante: al massimo mi hanno risposto che racconto balle, mentre loro hanno accesso alle vere fonti di informazione. Che poi vorrei sapere quali sono”.
Come sta reagendo la sua famiglia? “I miei figli, che hanno 27 e 30 anni, sono un po’ attoniti. A volte mi chiedono: ‘Chi te lo fa fare?’. Un messaggio protettivo nei miei confronti”, evidenzia. E lei ha paura? “Devo dire che non mi sento tanto tranquillo. C’è stato un crescendo di rabbia”, osserva. Si è dato una spiegazione? “Invidia sociale. Si insiste sull’idea di virologi-star. Gli odiatori di professione ripetono: ‘Cosa fate ora? Non guadagnate più perché non andate in televisione’. Mi sembra un rigurgito per indigestione di informazioni. Ma alla base credo ci sia un altro motivo”, suggerisce. Quale? “Si è data eccessiva enfasi mediatica a ‘cattivi maestri’, a commentatori e a una piccola minoranza di colleghi che hanno usato metodi di confronto politico. Così il normale dibattito tra esperti di scienza è stato esasperato”, rimarca. Si è sentito isolato? “No, anzi. Dopo le minacce ho ricevuto il sostegno del mio rettore, del presidente degli Ordini dei medici, del ministro Speranza. E capita di ricevere segnalazioni positive dalle persone che incontro. Un conforto”, conclude.