PALERMO – Spostarsi in treno in Sicilia è diventato, nel corso degli anni, sempre più difficile: muoversi da una città all’altra, su percorsi sia brevi che lunghi, può portare a viaggi di ore e a dover scontare numerosi cambi anche solo per poche decine di chilometri di tragitto, mentre le coincidenze e i collegamenti intermodali rimangono un sogno, per non parlare dell’età dei treni in circolazione. Una condizione che rende difficile la vita dei pendolari che si spostano regolarmente per lavoro, ma che rappresenta un enorme limite anche per un decollo vero e proprio del turismo nella regione. Visitare la regione da una parte all’altra è assolutamente proibitivo nell’arco dei pochi giorni disponibili per un turista, e si tratta di un vincolo non indifferente.
Scenario ampiamente risaputo che conferma Legambiente con il suo ultimo rapporto “Pendolaria” in cui f una “scansione” fedele della situazione del trasporto ferroviario. E la Sicilia è uno dei territori più “disastrati” in Italia per servizi ferroviari. Il tragitto tra Ragusa e Palermo prevede solo 3 collegamenti al giorno, tutti con un cambio, impiegando ben 4 ore e 23 minuti per arrivare a destinazione (addirittura la situazione è peggiorata rispetto alle 4 ore impiegate nel 2017).
Spesso a condannare le persone a viaggi estenuanti è la totale assenza di una regia di quanto avviene lungo alcune direttrici importanti. Il Sud in generale rischia di rimanere a lungo con una qualità del servizio non paragonabile con il resto del Paese. Per dare un’idea delle differenze che esistono, le corse dei treni regionali in tutta la Sicilia sono, ogni giorno, 494 contro le 2.150 della Lombardia, una differenza di 4,3 volte (in diminuzione a causa dei tagli di quasi 150 corse in Lombardia), ma a livello di popolazione la Lombardia conta “solo” il doppio degli abitanti siciliani (10 e 5 milioni).
Le corse giornaliere in Provincia di Bolzano sono 386 (in aumento), valore superiore a quelle offerte in Sardegna (294) dove però la popolazione è oltre il triplo, o in Calabria dove sono 345 le corse giornaliere, e la popolazione quasi quattro volte quella dell’Alto Adige. A questo si aggiungono situazioni come quella della linea Palermo-Trapani (via Milo), ancora chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno. Se si guarda poi all’età dei treni, circa il 57,9% dei 138 treni presenti hanno più dei 15 anni, mentre l’età media per la regione è di 19,1 anni, valori più alti, della media nazionale, che si ferma ad una media di 15,6 anni, e il 47,1% dei treni con più di 15 anni sul totale di 2.666. C’è da dire che In Italia il costo dei biglietti ferroviari regionali è in media più basso che negli altri Paesi europei.
E all’interno del confine nazionale, la Sicilia registra prezzi mediamente alti rispetto al servizio che effettivamente offre sul piano qualitativo. Su una tratta di circa 30 km, il biglietto in Sicilia costa 3,40 euro, mentre in Lombardia ne costa 4,10 euro, in Liguria 3,90; più economica però l’Emilia Romagna, dove si spendono 3,05 euro, la Puglia con 2,70 euro e il Lazio con 2,60 euro. Il problema trasporti si fa sentire soprattutto nella zona di Messina, ed è tornato centrale perché il Pnrr che prevede risorse per i trasporti marittimi nell’area; soprattutto, è ripartito il progetto del Ponte e nel Fondo complementare al Pnrr sono stanziati 10 miliardi di euro per le prime tratte di un nuovo progetto di alta velocità ferroviaria tra Salerno e Reggio Calabria.
Inoltre, per i collegamenti di lunga distanza è previsto l’acquisto di 12 treni Frecciarossa da 4 vagoni ciascuno capaci di traghettare direttamente dalla Sicilia risparmiando nei tempi. Scelte importanti, ma che non risolvono in pieno i problemi per chi si muove tra le due sponde, che sono l’assenza di una regia per le coincidenze tra navi, autobus, treni, che allunga i tempi degli spostamenti, l’assenza di collegamenti in alcuni orari e i costi cresciuti notevolmente nel corso degli anni.