PALERMO – Dal 1624, anno in cui il capoluogo siciliano fu liberato dalla Peste, il Festino di Santa Rosalia è il fastoso e celebre evento popolare che la città dedica alla sua Patrona al secolo Rosalia Sinibaldi.
Quest’anno, come noto, ricorre il 400° anniversario del Festino e sono tanti gli eventi e gli omaggi che hanno avuto o avranno luogo per celebrare la storica ricorrenza.
Tra questi anche l’opera realizzata dall’aedo Salvo Piparo, un libellum che raccoglie i suoi Cunti che traggono ispirazione dalla tradizione al futuro, dalla storia alle storie, dalla Peste antica a quella d’oggi nei suoi volti più crudi e tragicamente in espansione, quali droga e devastazione morale. Piparo guarda alla storia e alla tradizione per valutarne possibili verità palesi o nascoste, e al contempo sente e racconta la necessità di alimentare la speranza e la fede per contrastare l’ineluttabilità del male, sempre presente nelle forme più usuali e sempre pronto a evolversi in quelle più imprevedibili ed evolute. In queste storie inturciuniate Salvo Piparo racconta il Festino tra tradizione, devozione e futuro a 400 anni dal primo evento; e racconta anche il sentimento pop dei palermitani utilizzando quella quacina bianca (calce) che incolla i suoi ricordi di bambino ai sentimenti che oggi sente pulsare in sé e attorno a sé, che interpreta e prova a decodificare.
Dentro e sopra a tutto Salvo Piparo, portatore sano di teatro, canta a Rosalia, giovane decisa, Santa venerata, donna testimone della libertà di fare le proprie scelte e rispettarle, in un poetico narrare le tante facce di una Devozione no gender e in perenne ascesa, al di là di confini geografici e confessioni religiose. La raccolta di Cunti 400 Anni è un atto d’amore verso la Patrona di Palermo: ciascun titolo in questo libro è preceduto da un hashtag: l’intento chiaro è di valorizzare ciascuno di essi, ritenendoli tutti delle parole chiave di cui tenere conto per i tempi in cui viviamo.