Il viaggio di Michele, all’interno di altri corpi: nasce così Glitch, un cortometraggio dal marchio di fabbrica palermitano, incentrato sul tema del disturbo della personalità.
Qds.it ha raccolto le testimonianze dirette del regista, Lorenzo Pileri, ideatore del progetto e dell’attore che interpreta il protagonista, Michele appunto, il palermitano Fabio Quartana.
Infine, il commento del produttore, Robert Bona, che ci rivela divertenti aneddoti avvenuti dietro le quinte, per così dire, aprendo la porta anche a progetti futuri.
Un cortometraggio, Glitch, che sarà interamente girato a Palermo, al quartiere Uditore ma non solo, perché le camere entreranno anche nei vicoli del capoluogo siciliano, allo storico mercato del Capo con delle riprese che saranno effettuate anche a Gibellina. Queste cominceranno sabato 5 giugno, e vantano la presenza di attori siciliani del calibro di Vincenzo Crivello, Miriam Palma e Giovanni Rizzuto.
Aperti ancora i casting (che si chiuderanno il 14 maggio) per delle figure importanti all’interno del film, come quella di un personal trainer, di una reporter e di un conduttore televisivo, con un’età scenica compresa tra i 30 e i 45 anni. Glitch è a caccia anche di una figura più giovane, un barbiere, preferibilmente tra i 28-35 anni.
Infine da sottolineare la partnership con la “Scuola di Cinema del Sud” di Giuseppe Paternò a Palermo, che vedrà diversi stagisti prendere parte a Glitch.
Come nasce l’idea di Glitch?
“Nasce dalla voglia di ognugno di noi, me in primis e tutti i membri del mio staff. Dalla voglia di poter cambiare le cose con uno schiocco di dita, indagando temi ancora poco esplorati che devono avere più visibilità. Vorrei, in tal senso, sensibilizzare il pubblico in merito al disturbo della personalità multipla attraverso un escamotage, il Glitch. Si tratta di un farmaco che involontariamente entrerà a contatto con l’organismo del protagonista, Michele, e che farà da ponte tra lui e le emozioni e le sensazioni di altre persone. Persone che lui non ha mai visto, che non conosce”.
La fantascienza riveste l’intero involucro dello short film. Perché partire dall’astratto per parlare di temi concreti, come appunto il disturbo della personalità?
“L’astrattismo è un intercalare necessario per coinvolgere il pubblico nella storia. Tra l’altro la fantascienza, specie a Palermo, dove il film sarà girato, non ha mai trovato uno spazio adeguato. Il mix, in questo senso, potrebbe essere interessante pensando al setting della storia.
Poi, ecco, i temi sociali – non solo il disturbo della personalità, ndr – espressi attraverso gli occhi del personaggio sono piuttosto concreti: la mafia, la povertà, le amicizie poco raccomandabili ecc.
Credo dunque che l’artificio fantascientifico sia solo un mezzo per altri obiettivi ben più concreti”.
Che personaggio è Michele? E cosa significa interpretare un ruolo nel ruolo, visto che lui dovrà proiettarsi nella vita di altre persone.
“Michele è un personaggio complesso, ha a che fare con la malavita, tornando proprio ai problemi concreti. Poi quel suo disagio, quel ‘non voler stare più nel proprio corpo’ emergerà insieme ai continui flashback che arricchiranno tutto il tessuto narrativo.
La personalità di Michele inziamente si eclisserà, sfumandosi all’interno delle altre, abbandonandosi in un certo senso agli altri, ma poi comincerà a prendere coscienza della vita reale, e così anche le sue volontà emergeranno…”.
Recitare nella tua Palermo, in un momento così delicato come quello dettato dal dramma del covid-19. Cosa ti senti di dire alla categoria di attori e artisti oggi in difficoltà?
“E’ stato un anno e mezzo durissimo per la nostra categoria. Stiamo ricominciando e questo rappresenta un passo in avanti singificativo: credere nei progetti, ricominciare a lavorare dopo questi tristi mesi… beh è davvero qualcosa di indescrivibile.
Dobbiamo ricominciare con più voglia di quando ci siamo fermati; poi lavorare nella tua città rende tutto più magico perché, diciamolo francamente, Palermo è una città bellissima che ti regala tanto anche sotto il profilo cinematografico”.
Come vi siete conosciuti con Lorenzo Pileri? E da dove parte l’idea di scommettere su Glitch?
“La domanda mi fa sorridere per molte ragioni. Innanzitutto le due risposte sono simbiotiche e si racchiudono in una sola. E volendo ridurre tutto all’osso, possiamo dire che è stato uno scherzo del destino… Mai come nel nostro incontro si può parlare di caso.
Io mi trovavo in un posto dove non dovevo essere, in un momento più che sbagliato e il mio intermediario, uno che sa che non deve farmi perdere tempo – gli scappa un sorriso, ndr – mi dice che c’è un ‘picciotto’ che ha qualcosa d’interessante da mostrarmi. Così ecco che mi convinco, senza un perchè, a lasciarlo entrare e a discutere. Da lì è cominciato tutto…
Poi dopo una settimana ci siamo rivisti, a mente lucida: a ogni mia domanda lui aveva decine di risposte pronte, non scontate, accompagnate da plichi e scartoffie che consolidavano le sue idee. E’ riuscito a convincermi, non so come abbia fatto perchè ce ne vuole!”.
Scommettere su giovani registi significa dare spazio a nuovi talenti emergenti. Crede che Glitch rappresenti un semplice esperimento o una seria opportunità, un trampolino di lancio, per dei prossimi progetti?
“Questa è una scommessa su un tramplino di lancio, tanto per me all’interno di questa produzione, tanto per Lorenzo che, nonostante la giovane età, ha davanti a sé un gran futuro. Permettimi anche di aggiungere un cosa…”
Mi dica pure
“Sono molto felice che questo film sarà girato a Palermo, in particolare nel mio quartiere, l’Uditore. Palermo è una città che merita, per mille ragioni, naturali e culturali. Puoi girare il mondo, però alla fine ami questa città, resti ancorato a questi luoghi per sempre”.
Gioacchino Lepre