Editoriale

Finalmente la Fusione con guadagno energia

La ricerca negli Stati più avanzati del mondo in materia di energia ha un grande problema: come produrre energia utilizzando altra energia, ma in misura molto minore, in modo che il bilancio sia attivo, cioé più energia prodotta di quella consumata.

La questione che evidenziamo riguarda sia il mondo dell’anidride carbonica che quello atomico.
Fino ad oggi, la fissione, adoperata per produrre energia nucleare, aveva (ed ha) il grande difetto di creare scorie difficilmente smaltibili, tanto è vero che esse vengono immagazzinate in profondi serbatoi di cemento blindati per evitare che le radiazioni si trasferiscano al terreno circostante.

Il passaggio alla fusione evita in parte questo problema, cosicché, nel momento in cui le procedure consentiranno di utilizzarla in pieno, l’energia nucleare potrà diffondersi ovunque con grande vantaggio dell’attività economica.

Proprio in questi mesi l’Unione europea ha classificato l’energia nucleare da fusione come green e per conseguenza molti finanziamenti potranno essere indirizzati in questo nuovo processo, che potrebbe arrivare alla costruzione dei relativi impianti entro il 2030.

Solo governi avveduti e lungimiranti possono pensare a prospettive anche decennali e quindi preoccuparsi per tempo di predisporre i progetti di medio e lungo periodo, in modo che entro quel termine gli impianti possano essere funzionanti e quindi sostitutivi dell’energia termica così inquinante.
Nelle more, l’energia da fonti rinnovabili dovrebbe aumentare cospicuamente e quindi il mondo, dopo l’anno prima indicato, potrebbe liberarsi di una cospicua fetta di inquinamento.

Proprio negli Stati Uniti in questi ultimi tempi è stato messo a punto il procedimento per produrre energia nucleare da fusione, in cui l’energia necessaria allo stesso è inferiore a quella prodotta, cioè la soluzione al cosiddetto gap energetico.
Non sappiamo quanto ci vorrà, ma sembra che la strada da percorrere sia quella giusta, sempre che si continui senza soste.

Una ricerca parallela su nuovi processi per produrre energia è quella che va nella direzione di utilizzare come materia prima la CO2, ovvero l’anidride carbonica, che è immagazzinata nell’atmosfera in migliaia di miliardi di tonnellate.
Anche questo processo è risolutivo del problema energetico, sol che si continui ad investire per tentare di realizzarlo completamente.

Pure in questo caso esiste il problema del gap energetico, cioè della quantità di energia necessaria per produrre quella da utilizzare. Quest’ultima, ovviamente, deve essere in maggiore misura rispetto alla precedente.
Per la verità, vi sono già dei piccoli impianti che funzionano con questo processo, quindi ne è dimostrata la validità. Però l’utilizzazione su vasta scala è ancora lontana. Ci auguriamo che il traguardo del 2030 sia raggiungibile anche da questo versante dell’energia.

Ci si può chiedere come mai vi siano dei ritardi nei due processi prima indicati, cioè quello della fusione nucleare e quello dell’utilizzazione dell’anidride carbonica come materia prima.
La risposta è nei fatti: i produttori di petrolio costituiscono una grande lobby, condensata nell’Opec, i quali vedono con disappunto la produzione di energia sostitutiva, che renderebbe inutili le materie prime termiche; per cui fanno di tutto per rallentarne la ricerca e i relativi processi.

Per loro è questione di sopravvivenza. Ma per l’umanità la sopravvivenza si assicura utilizzando energie pulite e non più quelle fortemente inquinanti provenienti dalle viscere della Terra.
Ormai tutti hanno capito che la questione energetica è diventata fondamentale sia per lo sviluppo dell’economia – e quindi per la produzione di nuova ricchezza e la creazione di nuova occupazione – che per preservare la vecchia Terra dai disastri che l’inquinamento sta provocando.
Chissà, forse l’umanità sta rinsavendo, prima di perdersi.