Approfondimento

Fine vita e cannabis, la politica gira a vuoto. Cittadini liberi di scegliere solo se consapevoli

Pro cannabis o contro cannabis; pro eutanasia o contro l’eutanasia: questo è il dilemma. O almeno lo è per la politica italiana che, come spesso accade, quando è chiamata ad esprimersi su temi delicati e divisivi come questi tende a non rispondere o a nascondersi dietro gli scranni del Parlamento, girando continuamente a vuoto.

Al contrario dell’immobilismo della politica, la volontà popolare di fare chiarezza su questi temi è stata ampiamente testata di recente, anche in seguito alle due proposte di referendum avanzate dall’associazione Luca Coscioni che, dopo aver raccolto insieme oltre 1,8 milioni di firme, sono state bloccate dalla Corte costituzionale.

Eutanasia e cannabis si confermano temi divisivi anche in Parlamento

Nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato, infatti, sono presenti due proposte di leggi diametralmente opposte. La prima, di +Europa, è volta alla depenalizzazione. La seconda, della Lega, prevede invece un inasprimento delle pene per la detenzione, anche nei casi definiti dal testo unico di disciplina degli stupefacenti di “lieve entità”. Si tratta di due proposte di legge presentate nel 2019 e da allora finiti nell’impasse dei regolamenti parlamentari. Tutto sembrava bloccato fino a qualche giorno fa, quando è stata calendarizzata per il 24 giugno alla Camera dei deputati la discussione sulla proposta di legge di +Europa. Una calendarizzazione che dà chiaramente precedenza alla discussione sulla depenalizzazione piuttosto che a quella sull’inasprimento delle pene.

Per la cannabis è tutto estremamente incerto

Anche se per sapere quale proposta di legge prevarrà sull’altra bisognerà aspettare che i presidenti di Senato e Camera trovino un accordo. Se per la cannabis è tutto estremamente incerto, per l’eutanasia al momento sembrerebbe esserci qualche apertura. Quanto meno per la sua discussione in Senato. La Camera dei Deputati, infatti, lo scorso 10 marzo ha dato via libera, con 253 voti a favore, 117 contrari e un astenuto, alla proposta di legge sulla “morte volontaria medicalmente assistita”.

Il testo adesso però dovrà passare la discussione in Senato per divenire legge. Discussione che si preannuncia tutta in salita data la presenza, come relatori, di politici notoriamente contro il “fine vita”, come il leghista Simone Pillon.

Il ddl recepisce la “sentenza Cappato” della Corte costituzionale del 2019, dando la possibilità a tutti coloro che hanno malattie irreversibili, con alcune caratteristiche riconosciute dalla Consulta, di chiedere il suicidio assistito. Quest’ultimo sarebbe permesso senza che infermieri, medici e personale amministrativo che aiuta i malati possano essere accusati di aiuto o istigazione al suicidio, ma anche omissione di soccorso. In caso di approvazione, quindi, tutte le persone in condizioni irreversibili non avrebbero più bisogno di andare a morire in un altro Paese.

Le interviste che leggerete arricchiscono un nuovo filone di informazione (Cittadini informati, cittadini liberi) inaugurato lo scorso 17 maggio con il lungo articolo dedicato referendum del 12 giugno, con il quale il QdS intende approfondire tutti quei temi “dimenticati” dai media. Temi sui quali, invece, i cittadini hanno il diritto di essere informati correttamente perché solo la consapevolezza rende il cittadino libero, di pensare e di scegliere.

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CANNABIS