L’ennesimo scandalo che ruota attorno alla formazione professionale finanziata dalla Regione rischia di trasformarsi nell’ennesima “picconata” al settore, già fortemente delimitato nell’ultimo decennio. Un ambito in Sicilia dove scandali e ruberie hanno reso il settore non più credibile, associato poi ad una serie di fallimenti degli obiettivi che si sarebbero dovuti raggiungere. Ecco perché le associazioni datoriali della formazione professionale in Sicilia, Federterziario, Cenfop, Forma.Re, Asef, Anfop, Forma Sicilia, Iform e Assofor hanno deciso di scrivere una lettera aperta.
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Per difendere il proprio lavoro e per mandare un messaggio alla politica regionale fino a che non faccia di tutta l’erba un fascio e non penalizzi ancora il settore, a cui sono stati sottratti negli ultimi anni decine e decine di milioni di euro di finanziamenti.
“Esprimiamo la nostra piena fiducia – si legge nella lettera – nel lavoro delle autorità e della magistratura nel portare avanti le indagini sulla formazione professionale in Sicilia. Siamo certi che la giustizia farà il suo corso, garantendo trasparenza e legalità”. E’ l’incipit del commento sull’inchiesta che ha colpito il settore. Pochi giorni fa, infatti, sono state emesse misure cautelari personali per 14 persone, per un totale di 24 indagati, che comprendono, oltre a Nino Papania, ex senatore e fondatore del movimento politico Via, altri esponenti politici della provincia di Trapani e Palermo. Secondo quanto è emerso dalle indagini, i fondi messi a disposizione dell’Unione europea per la formazione professionale sarebbero stati spesi per finanziare le attività politiche del movimento ed aumentare il consenso elettorale attraverso la distribuzione di nomine e promozioni a parenti e amici. Di corsi e formazione nemmeno l’ombra.
“È importante oggi che non venga meno la fiducia in un intero settore col rischio che a pagarne le conseguenze siano anche gli enti sani che con fatica e tra mille difficoltà svolgono un servizio educativo e formativo fondamentale per i nostri giovani”. Al di là delle vicissitudini giudiziarie, sostengono le associazioni datoriali, ci sono tanti centri di formazione in Sicilia che operano in zone periferiche e più depresse, contrastando l’abbandono scolastico e promuovendo un’idea di legalità che parta proprio dall’apprendimento di un mestiere che possa offrire un futuro onesto e dignitoso a molti giovani che rischiano di essere assoldati dalla criminalità organizzata. Poi ci sono enti che si occupano di alta formazione, di creare eccellenze, che malgrado il debole tessuto produttivo ed economico della nostra isola, raggiungono importanti risultati in termini occupazionali.
“Le azioni di pochi non devono offuscare l’impegno e la dedizione della stragrande maggioranza degli enti – concludono gli enti datoriali -. La formazione professionale rappresenta un pilastro fondamentale per la crescita economica e sociale della nostra regione”. Ad oggi, dalle indagini è emerso che gli enti coinvolti darebbero il Cesifop, Centro siciliano per la formazione professionale, l’associazione Tai e l’Ires, l’istituto di studi e ricerche economiche e sociali. A questi sarebbero andati quasi 9 milioni di euro provenienti dal programma operativo Fse 2014/2020. Le attività didattiche sarebbero state in parte portate a termine, mentre circa 800.000 euro sarebbero stati utilizzati per spese personali o connesse a iniziative a sostegno del movimento politico Via e a campagne elettorali.