Momento decisamente buio per la Francia, ore di attesa per l’Europa e il mondo intero: è caduto il governo Barnier, dopo nemmeno tre mesi di vita, e il presidente Emmanuel Macron – con gli occhi della nazione intera puntati addosso – potrebbe trovarsi già nelle prossime 24 ore a nominare un nuovo premier, tra chi gli scarica contro accuse e chi invoca le elezioni presidenziali anticipate.
Si tratta di una scelta assai delicata per un Paese che, soprattutto dopo le Elezioni europee dello scorso giugno che hanno visto il trionfo dell’ultradestra, sembra trovarsi metaforicamente sull’orlo di un precipizio sia sul fronte politico che socio-economico.
Nelle scorse ore 331 deputati, più della maggioranza assoluta richiesta, hanno votato a favore della mozione di censura contro l’Esecutivo diretto da Michel Barnier. Il tutto con l’impronta decisiva del Nuovo Fronte Popolare e di Rassemblement National, quest’ultimo reduce dall’importante successo elettorale europeo.
Nonostante i costanti appelli alla stabilità, il “metodo Macron” sembra non aver funzionato e quindi il capo dell’Eliseo si trova nel bel mezzo di una nuova inevitabile crisi istituzionale. Macron aveva scelto Barnier – Capo negoziatore dell’Unione europea per l’attuazione della Brexit dal 2016 al 2021 – per trovare una “sintesi” in una Francia divisa tra destra e sinistra e un Governo assai fragile di fronte alle difficoltà innegabili di un Paese in stallo.
Per la prima volta dal 1962 una mozione di censura ottiene l’ok. E per la prima volta destra e sinistra si trovano bizzarramente “alleate” nel determinare questo risultato. Le reazioni, però, sono diverse: per Rassemblement National e la destra, le dimissioni di Macron non sembra essere la priorità.
“Michel Barnier non ha ascoltato le opposizioni quando ha costruito la sua legge di bilancio”, ha commentato Marine Le Pen, spiegando il suo voto affermativo alla sfiducia al Governo Barnier. “Ancora” Jordan Bardella, presidente di RN, non chiede le dimissioni del presidente ma sollecita la “nomina di un nuovo primo ministro con una discussione sulla legge di bilancio“.
Da sinistra, invece, France Insoumise punta dritto al capo dell’Eliseo e ne chiede le dimissioni: “Anche con un Barnier ogni tre mesi, Macron non durerà tre anni”, è la dura previsione di Jean-Luc Melenchon de La France Insoumise.
Naturalmente sulla Francia sono puntati anche gli occhi dell’Europa, che teme un “contagio” in termini di instabilità politica ed economica e mira principalmente alla salvaguardia degli equilibri Made in UE. Lo conferma il commento del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che dichiara: “Noi non possiamo certamente rallegrarci di ciò che accade nei Paesi dell’Unione europea come la Francia e la Germania, perché le crisi che stanno vivendo questi Paesi rischiano di riverberarsi sull’Italia (…). In un mercato unico, se vanno male la Francia e la Germania, l’Italia, che va meglio di loro in questo momento, rischia di subire le conseguenze dei loro problemi”.
Il Governo Barnier è caduto e il primo ministro si è dimesso, e adesso? Si attendono le decisioni di Macron e si prevede la nomina di un nuovo premier. Chi possa essere è difficile, anche se alcuni nomi – da tutte le sfumature politiche del Paese – esistono. Tra questi spicca quello di François Bayrou, leader centrista, che potrebbe essere la chiave per instaurare un dialogo produttivo con tutte le forze politiche e aiutare la Francia a risolvere un rebus politico che va avanti da mesi.