Agli eventi climatici avversi dei mesi scorsi, si aggiungono gli aumenti insostenibili dei prezzi del carburante per i mezzi di campagna e dell’energia elettrica che alimenta le pompe per il sollevamento dell’acqua necessaria per irrigare i campi. Grandi disagi a cui si aggiungono i vecchi soliti problemi che non si riescono a estirpare, come i furti nelle campagne, saccheggi veri e propri e danneggiamenti alle strutture. I produttori di arance del sud est siciliano continuano a essere bersaglio dei ladri. Strutture vandalizzate e recinzioni distrutte. I produttori del comparto agricolo sempre più in crisi.
In particolare, nelle province di Catania, Siracusa ed Enna, zone tradizionalmente vocate alla coltivazione dell’arancia rossa di Sicilia Igp, i produttori si trovano a dover fare i conti con una recrudescenza criminale che intacca investimenti e redditi. A denunciare le problematiche che affliggono le aziende agricole è il presidente del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp, Gerardo Diana, che ha inviato una missiva ai prefetti di Catania, Siracusa ed Enna.
“La situazione nelle aziende agricole della Piana di Catania, e del sud est isolano, è allarmante – ha detto Diana -. I nostri associati ci segnalano continui furti e tentativi di furti di agrumi, in particolare pregiate arance a polpa rossa, nelle campagne dei territori delle province di Catania, Siracusa e Enna, zone vocate alla coltivazione dell’Arancia Rossa di Sicilia Igp che il nostro Consorzio di Tutela è chiamato difendere. I furti di agrumi, un fenomeno tristemente noto nelle nostre campagne, sono giunti ad un livello molto elevato e questo accade nel periodo più intenso della raccolta, con le aziende agrumicole impegnate nella commercializzazione del frutto più pregiato. I nostri associati ci fanno presente che il fenomeno criminale è arrivato a livelli tali da porre seriamente in difficoltà il reddito dei produttori agricoli costringendoli anche a costi aggiuntivi per garantire l’incolumità, propria e dei propri dipendenti”.
“Inoltre, facciamo presente – ha continuato il presidente – che il mercato degli agrumi rubati e illegalmente commercializzati, a prezzi molto bassi, danneggia tutti gli imprenditori agricoli e ogni snodo della filiera, colpendo in particolar modo chi rispetta le regole e chi, come i nostri associati, da anni è impegnato in un percorso di valorizzazione e promozione di un frutto unico come l’Arancia Rossa di Sicilia Igp. Veniamo da anni difficili caratterizzati dall’emergenza sanitaria globale, con condizioni ulteriormente complicate dal maltempo che ha flagellato le nostre zone di produzione nell’autunno scorso. Ciononostante, siamo riusciti a garantire un frutto all’altezza delle aspettative dei mercati e dei consumatori. Vedere vanificati gli sforzi di centinaia di nostri associati, che rispettano con dedizione un rigido disciplinare di produzione e sono impegnati in un percorso di valorizzazione della produzione attraverso meccanismi che ne garantiscono la trasparenza e la legalità, a causa della criminalità sarebbe per noi una beffa”.
“Come Consorzio – ha puntualizzato Diana – non possiamo rimanere inermi dinanzi alle tantissime segnalazioni ricevute. Chiediamo alle istituzioni una risposta decisa. Occorre che nelle campagne siano poste in essere tutte le azioni atte a prevenire l’odioso e intollerabile fenomeno dei furti e che siano attuate misure di controllo e sequestro di merce rubata o di dubbia provenienza nei mercati all’aperto e nelle bancarelle abusive”.
“Facciamo appello alle forze dell’ordine e a chi le coordina – ha concluso Gerardo Diana – per una più stretta azione di sorveglianza a tutela delle nostre aziende e a difesa di una parte importantissima del tessuto economico della Sicilia Orientale”.
Sul problema è intervenuta Coldiretti Sicilia: “Anche quest’anno gli agrumicoltori sono costretti a subire i furti di arance. Una tragedia che si ripete e che comporta danni di migliaia di euro sia per il valore della merce sia per il danneggiamento alle strutture provocato da chi entra nelle campagne recintate e fa razzia di agrumi. A livello nazionale il giro d’affari complessivo della criminalità organizzata nell’agroalimentare ha superato i 24,5 miliardi di euro. Tra i furti di prodotti, attrezzature e mezzi agricoli, l’azione della malavita condiziona anche il mercato della compravendita di terreni e della commercializzazione degli alimenti stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto”.
“Si tratta di un problema annoso che segue la stagionalità – ha detto dal canto suo Andrea Passanisi, presidente di Coldiretti Catania, al Quotidiano di Sicilia -, oggi le arance, domani la frutta esotica, dopo domani l’uva da tavola. Oltre al danno economico, gli agricoltori subiscono un danno morale perché, in una notte, vedono svanire il lavoro e i sacrifici di anni. Serve sensibilizzare le forze dell’ordine affinché si incrementino i controlli per tutelare i produttori. Invitiamo le forze dell’ordine a riscontrare la tracciabilità del prodotto. Inoltre serve che i consumatori siano consapevoli, perché spesso quella merce rubata finisce per essere venduta dagli abusivi negli angoli delle strade. Bisogna avere chiaro che c’è qualcosa che non quadra e che si finisce per alimentare un mercato nero che frutta miliardi di euro alla criminalità”.
Biagio Tinghino