Cronaca

La pasta al forno, le commissioni per la moglie e i timori dell’austista: perché Miccichè è indagato

Un’auto blu che all’occorrenza si trasformava in un taxi, in un furgoncino buono per portare cibo da catering o un bidone di benzina, ma anche trasportare un gatto con il rischio – a quanto pare non evitato – che lo stesso vi vomitasse all’interno. L’ultima indagine che tocca la politica regionale sembra uscita da uno di quei film che scivolano nella retorica per tratteggiare i vizi della pubblica amministrazione. Una retorica che nelle sale cinematografiche potrebbe fare storcere il naso a chi non si accontenta della risata facile, ma che paradossalmente sulle pagine dei giornali ci finisce non per iperboli ma con il peso dei virgolettati, delle intercettazioni raccolte dalle forze di polizia.

L’ultimo caso – ma bisognerebbe oltremodo ottimisti per immaginare che non ce ne saranno altri – vede protagonista Gianfranco Miccichè. L’ex presidente dell’Ars, l’anno scorso finito al centro delle polemiche per la cocaina acquistata dal rinomato chef palermitano Mario Di Ferro, torna a scivolare sull’uso delle auto a disposizione di chi all’Ars riveste o, come nel suo caso, ha rivestito incarichi di vertice. Per Miccichè l’accusa è di peculato e truffa, reato quest’ultimo che avrebbe commesso con il contributo di Maurizio Messina, dipendente dell’Assemblea regionale siciliana ma, in particolare, suo autista.

L’uso personale

Se nel caso delle vicende che hanno a che fare con la droga l’uso personale è la condizione che solleva da complicazioni giudiziarie, la nuova indagine della procura di Palermo ruota proprio sull’uso personale delle auto blu. Miccichè è accusato di avere utilizzato un benefit riconosciuto dai regolamenti interni all’Ars per scopi che nulla avrebbero avuto a che vedere con i suoi incarichi istituzionali.

Se la cifra di 10.736 euro, pari al totale delle indennità di missione che sarebbero state percepite senza averne titolo, non è tale da far drizzare i capelli, se si pensa che vale meno di uno stipendio per uno dei settanta onorevoli regionali, nella novantina di pagine di ordinanza firmate dal gip Rosario Di Gioia salta agli occhi la naturalezza con cui Miccichè avrebbe usufruito del mezzo, pagato con i soldi dei contribuenti, come se fosse un bene privato. “Miccichè disponeva che l’autista impegnasse più e più volte il tragitto per recapitargli due teglie di pasta al forno per il suo compleanno; per accompagnare la moglie o consegnargli un dispenser da sapone; per recapitargli un bidone di benzina o consegnargli un imprecisato cofanetto; per portare il gatto dal veterinario o recuperare il caricabatterie dell’iPad”, sintetizza il gip.

Nel corso delle indagini, la guardia di finanza ha individuato 33 casi in cui l’auto blu, tra marzo e novembre dello scorso anno, sarebbe stata usata con leggerezza. Le cose non si sarebbero fermate neanche quando scoppiò il caso cocaina. A metà luglio 2023, a iniziare a mostrare segni di insofferenza sarebbe stato l’autista Messina. Informato delle visite della guardia di finanza all’Ars, intenzionata ad approfondire l’uso che veniva fatto delle auto blu, l’uomo commenta: “Ora ci parlo chiaro: ‘Presidente, dobbiamo fare casa, chiesa e ufficio, non possiamo fare altro’”.

Il proposito, però, non avrebbe avuto seguito. A Messina, peraltro, gli inquirenti contestano l’avere usato la stessa auto per motivi personali, comprese una serie di visite a centri scommesse e sale bingo.

Norma ad personam

L’inchiesta arriva nelle stesse settimane in cui all’Ars si attende di conoscere il verdetto della nuova gara d’appalto per il noleggio a lungo termine di otto auto blu. A indire la gara per individuare il fornitore delle berline di lusso per i componenti del consiglio di presidenza dell’Ars è stato Gaetano Galvagno, l’attuale numero uno di sala d’Ercole. Galvagno, nel 2022, è stato eletto come successore di Miccichè. Quest’ultimo, però, poco prima di lasciare riuscì a far votare – tutti favorevoli, a eccezione del pentastellato Salvatore Siragusa – una modifica al regolamento interno per semplificare la possibilità per gli ex presidenti dell’Ars, in carica come deputati regionali, di poter disporre di un’auto blu per motivi istituzionali. L’intervento voluto da Miccichè andava di fatto ad allargare le maglie dei controlli introdotti dal precedente presidente Giovanni Ardizzone, che nel corso della legislatura targata Crocetta aveva previsto che gli ex presidenti dovessero presentare istanza che motivasse l’uso.

Miccichè, invece, rese chiaro il diritto e già a novembre del 2022 inoltrò al segretario dell’Ars la richiesta per “l’assegnazione dell’assistente parlamentare addetto alla guida dell’autovettura di servizio nella mia disponibilità”.

L’ombra dell’indagine su corruzione

Rilievi penali e questioni di opportunità a parte, la parte più interessante dell’ordinanza con cui il gip ha disposto il divieto di dimora a Cefalù per Miccichè e l’obbligo di dimora a Palermo o Monreale per Messina, sta in una delle pagine iniziali. Quella in cui si parla della genesi dell’inchiesta. È qui che si scopre che al caso di peculato, i magistrati palermitani sono arrivati mentre lavoravano su presunte attività corruttive che avrebbero accompagnato la campagna elettorale per le Regionali del 2022. “Il presente procedimento trae origine da attività tecnica avviata nell’ambito di diverso procedimento penale avente ad oggetto delitti contro la pubblica amministrazione ascrivibili ad esponenti politici regionali”, si legge. Tra le persone sospettate di essere responsabili del reato c’era lo stesso Miccichè, mentre non si fa menzione di altri nominativi.