GIARRE – L’emergenza cenere continua a creare disagi in terra etnea. Uno dei Comuni più colpiti è Giarre che, nonostante le varie operazioni di pulizia, resta in crisi per le ricadute. Il sindaco giarrese, Angelo D’Anna, ai microfoni del Quotidiano di Sicilia fa una panoramica della situazione nel suo comune e spiega le principali criticità che la sua amministrazione sta provando ad affrontare.
Il Comune come sta gestendo l’emergenza cenere?
“Mai questo evento si è presentato in modo così massiccio, sia in termini di ricadute che in termini di quantità. Il territorio di Giarre è stato colpito da circa 12/13 fenomeni parossistici di cui quattro di un’intensità fuori dal comune. Abbiamo gestito l’emergenza fin dal primo momento in una logica di risposta che fosse quanto più ordinata possibile. Quindi abbiamo suddiviso la città in zone, individuato aree di stoccaggio temporaneo. Abbiamo, inoltre, dato indicazione di pulire i tetti degli edifici pubblici, a partire dalle scuole. Giarre, infatti, è uno dei Comuni con la più alta densità scolastica della provincia”.
Il problema è che l’Etna, questa volta, sembra non volersi fermare più…
“Spesso abbiamo ripulito completamente le strade, per poi ritrovarci a partire da zero a causa del ripetersi degli eventi. Con la stessa grinta, la medesima determinazione e lo stesso approccio con cui un cittadino, una massaia, si adopera per pulire i propri averi, anche noi ogni volta abbiamo riavviato le operazioni. Stiamo agendo con ordinanze del sindaco che determinano l’urgenza d’intervenire proprio per le ragioni di sicurezza e di salute dei cittadini”.
Quanta cenere avete raccolto e dove la smaltite?
“Ne abbiamo raccolto una quantità impressionante, intorno alle 40 mila tonnellate. Abbiamo un’area di stoccaggio che è satura già da tempo. Credo che siamo stati tra i primi Comuni che hanno deciso nelle ultime ricadute di cenere di portare verso una piattaforma convenzionata questo materiale considerato come un inerte, quindi con un costo tutto sommato accessibile. Anche se quando ci sono costi di trasferimento e conferimento sono comunque rilevanti considerando che parliamo di quantità notevoli. Solo per l’emergenza cenere abbiamo finora dovuto assegnare lavori per oltre 650 mila euro”.
Basteranno?
“No, abbiamo stimato che serviranno circa 2 milioni di euro per completare tutta l’opera di rimozione e soprattutto svuotare le aree di stoccaggio. Non solo, occorrerà anche intervenire sui tetti per evitare il rischio di infiltrazioni nel momento delle prime piogge così come bisognerà disostruire le caditoie. Si tratta di un altro tema importantissimo per Giarre che ne conta circa 4.500”.
Dalla Regione e dal Governo centrale che risposte sono arrivate?
“Ci sono delle carenze evidenti. Carenze di natura legislativa perché non è possibile che la norma sullo stato d’emergenza venga interpretata dalla Regione come se sia possibile attingervi e dallo Stato come se non lo fosse. La stessa norma non può avere due interpretazioni diverse. Già da tempo avevamo sollecitato come sindaci che s’intervenisse anche con un emendamento, con una legge ad hoc, con un provvedimento che facesse sì che un fenomeno, per quanto naturale e ordinario, diventi e venga trattato da emergenza nel momento in cui si ha una ripetitività e una quantità di cenere così frequente in un lasso di tempo molto breve. Non è possibile che nell’ultimo anno e mezzo, a seguito del Covid-19, abbiamo pensato a come aiutare imprese e famiglie in difficoltà e oggi chi risiede nelle nostre zone è costretto a fare interventi, in primis, di pulizia sui tetti per evitare che con le piogge subisca danni ancora più gravi. Questo comporta dei costi per le imprese, non considerando i danni diretti”.
Quali sono i settori più colpiti?
“Penso ad alcune aziende che rivendevano auto e che, a causa della ‘pioggia’ di lapilli, hanno subito la rottura di vetri, parabrezza e ammaccature varie, ma anche gli imprenditori agricoli sono stati messi fortemente in difficoltà, così come ancora i ristoratori operanti all’aperto. Non è possibile che da un lato li abbiamo aiutati per l’emergenza Covid-19 e dall’altro non riusciamo a trovare una forma di sgravio per questa circostanza”.
Lei cosa farebbe se fosse al Governo?
“Io avevo proposto sgravi sull’Imu oppure sulla Tari. Pensavo a interventi per cui il Comune poteva anche concedere delle agevolazioni a patto che Stato e Regione a loro volta sostenessero l’Ente locale. Oggi purtroppo è tutto ancora in divenire. Si sta tentando d’interloquire con le autorità nazionali e pare europee (poiché sembra che ci sia anche una competenza comunitaria) per introdurre delle modifiche alle norme in vigore”.
Avete mezzi adeguati per far fronte alla caduta di cenere?
“Ci sono dei mezzi della Protezione civile molto potenti ed efficaci per svuotare le caditoie, ma purtroppo è ancora in itinere il percorso per poterli usare e senza considerare che si paventano costi davvero spaventosi per i Comuni. Si parla di 1.400 euro medi giornalieri per avere un mezzo che può pulire 10, 12, 15 caditoie al giorno. Calcolando le caditoie ricadenti nel territorio, sono veramente cifre enormi. Inoltre c’è anche un problema di natura operativa. È vero che la Protezione Civile in alcune occasioni ha mandato direttamente a Giarre o in altri Comune qualche ditta specializzata, ma in un territorio come quello che gestiscono ne servono almeno 10/15 per vedere risultati concreti. Noi, circa due mesi fa, avevamo proposto al governatore Nello Musumeci che di stipulare un contratto aperto individuando 4, 5, 6 ditte che, nell’arco di poche ore, potessero raggiungere le zone colpite da nuove ricadute di cenere. Ma siamo rimasti inascoltati, finora”.
E intanto anche i fondi scarseggiano.
“La Regione ha distribuito un milione pro quota ai Comuni che avevano rendicontato, lo Stato ha stanziato cinque milioni che ancora non sono arrivati per nulla alle Amministrazioni e sono relativi a fenomeni che risalgono ad alcuni mesi fa. Le risorse economiche sono estremamente ridotte. Lo stesso presidente Musumeci parlava di una riprogrammazione dei fondi regionali, ma si parla di mesi e mesi d’attesa.
Lei, in qualità di sindaco, è la massima autorità sanitaria di Giarre. È preoccupato per la salute dei suoi concittadini?
“Il fenomeno non è destinato a esaurirsi ma dobbiamo decidere: fa male lasciare la cenere per strada, nuoce alla salute, è un rischio per la circolazione e quant’altro o non lo è e ci dobbiamo convivere? Se la risposta è la prima non si può attendere mesi; se va bene la seconda abituiamoci all’idea di conviverci. Ma sembra che le polveri sottili siano particolarmente nocive nel momento in cui entrano in circolo e vanno a depositarsi nei polmoni e non ne escono più. Io dico sempre, per assurdo, ‘menomale’ che con la pandemia tutti eravamo muniti di mascherine. Altrimenti avremmo dovuto trovare 100/150 mila dispositivi di protezione per tutti i Comuni colpiti dal fenomeno. Noi ci aspettiamo risposte diverse, più immediate. Servono aiuti economici, ma soprattutto un quadro normativo che parli di emergenza perché da questa arrivano aiuti ai Comuni e anche ai cittadini. Se questo non avviene credo che come sindaci abbiamo il dovere di tutelare le nostre comunità facendo sentire ancora più forte la nostra voce”.
Gianluca Virgillito