Messina

La rettrice Spatari: “Libertà di espressione e scelta: ecco la mia UniMe”

MESSINA – Un Ateneo con al centro le persone, dove sempre più giovani scelgono di studiare, verso cui la città sente forte il senso di appartenenza, che mette a disposizione esperienze e competenze per creare opportunità sul territorio e promuove anche crescita culturale. È l’Università peloritana che la rettrice, professoressa Giovanna Spatari, vuole disegnare nel suo sessennio 2023/2029. Ordinaria di Medicina del Lavorio e Prorettrice al Welfare nella precedente governance, porta il suo percorso professionale, la sua identità, in un ruolo che per la prima volta in un Ateneo siciliano viene ricoperto da una donna. Eletta in uno dei momenti più complicati per l’Università Messina, adesso vuole ricucire vecchi e nuovi conflitti, coinvolgendo più persone nel processo decisionale.

Dopo i recenti fatti il ministro Bernini ha parlato di “emergenza sicurezza” negli Atenei. Cosa ne pensa?
“Più che emergenza parlerei di preoccupazione. La mia personale opinione è che comunque le Università siano i luoghi in cui si alimenta il libero pensiero. Soffocare i confronti questo sicuramente no; cercare di rimuovere, e devono essere bravi i docenti, gli ostacoli che possono poi generare violenza questo certamente sì. Dobbiamo cercare di capire, anche parlando per esempio con ragazzi palestinesi o israeliani, presenti negli Atenei, qual è la loro percezione del contesto. Dobbiamo evitare che i giovani si sentano oggetto di discriminazioni”.

In questi primi tre mesi da rettrice qual è stato il suo approccio, anche rispetto al passato?
“Cogliendo tutto ciò che di buono è stato fatto, che credo vada potenziato e valorizzato. Credo anche che ciascun rettore sia prima di tutto un professionista che ha il suo percorso e quindi focalizza l’attenzione su aspetti che ritiene centrali. Per me centrale è il benessere delle persone. Sicuramente ho lavorato sul clima. Ho messo a punto la mia metodologia di lavoro, credo molto nella esaltazione delle competenze, nel fare sentire le persone parte del processo decisionale. Su temi specifici sto attivando gruppi di lavoro per obiettivi, come è stato per la prima parte del nostro Piano strategico di Ateneo approvato. Ci saranno linee di indirizzo del Mur cui faremo riferimento. Abbiamo approvato il Regolamento degli organi collegiali, che sono interfaccia della strategia politica di un Ateneo”.

Le immatricolazioni nell’Università di Messina hanno avuto un incremento, poi delle flessioni. In quale situazione siamo adesso?
“Ci possiamo attestare su valori di tranquillità, su una certa stabilità. I ragazzi se ne vanno da una città di periferia perché cercano un Ateneo che abbia caratteristiche superiori, ma a volte si iscrivono in Facoltà che hanno buonissime parametrazioni anche sul nostro territorio. Il nodo è che vogliono fare esperienza fuori o in una città dove è più facile trovare lavoro. Mi rassicura comunque che UniMe, con la sua offerta in lingua inglese, con l’apertura di diversi corsi di laurea, attragga sempre più studenti stranieri. Su questo dobbiamo lavorare implementando i servizi a loro disposizione”.

Messina città Universitaria: cosa manca per questo obiettivo?
“È un investimento che questa Università ha già fatto e sta portando avanti. Intanto con un’offerta formativa adeguata anche alle esigenze di una città che si modifica. L’ampliamento dell’offerta di corsi di laurea in lingua inglese sicuramente va in questa direzione. Verso questo modello è l’Università Campus. Abbiamo dei servizi che consentono di vivere l’Ateneo fino a tardi. Nel plesso centrale abbiamo la Biblioteca di Giurisprudenza, che è aperta fino a mezzanotte e consente agli studenti allo stesso tempo di vivere gli spazi limitrofi come l’atrio del Rettorato, animato fino a tarda sera così come il cortile. Vorrei replicare questo modello nei Poli universitari di Annunziata e Papardo. La sede dell’ex Banca d’Italia risponde a questa esigenza: avrà sia un ambiente studio per i nostri giovani che servizi a supporto e l’apertura del Polo museale. Diventerà un punto di riferimento per la città e per i ragazzi degli istituti scolastici che devono sempre di più sentire il senso di appartenenza a questa istituzione. Anche la città deve fare la propria parte e a questo proposito ho incontrato il sindaco Basile, che si è mostrato disponibile. Abbiamo ragionato sull’opportunità di offrire servizi mirati e una scontistica, perché l’obiettivo è che dopo la laurea molti possano rimanere. L’Università ha una responsabilità sociale nella crescita del territorio, una Università attrattiva diventa occasione di sviluppo”.

Quanto è importante la sinergia tra Università e mondo del lavoro?
“Le opportunità che si trovano sul territorio spingono molti studenti a scegliere in quale Ateneo studiare. Possiamo intanto modulare l’offerta formativa in funzione delle esigenze del territorio e aumentare le sinergie con le aziende in modo che possano agganciare attraverso le attività di tirocinio i nostri laureandi. Poi c’è una formazione in senso più ampio. Con alcuni percorsi formativi immaginati su temi sociali come la violenza di genere abbiamo organizzato percorsi strutturati aperti al territorio a titolo gratuito. Una sinergia a tutto campo, mettendo a disposizione esperienze e competenze per fare riconoscere il nostro ruolo”.

Sulle residenze universitarie qual è la sua strategia, fermo restando il ruolo dell’Ersu?
“Il Mur dà la possibilità, attraverso dei finanziamenti che si traducono in supporto economico per singolo studente, anche ai privati che hanno strutture da riconvertire di fare studentati di cui avrebbero la gestione diretta. Non è un mio obiettivo gestire residenze, ma di pianificare ove possibile e creare le condizioni affinché le residenze vengano implementate. Si completerà la struttura dell’ex hotel Riviera, con il Liberty siamo riusciti compartecipando in maniera più significativa, ad abbassare le tariffe. Per la Casa dello studente di via Cesare Battisti (chiusa da 15 anni nda) ho incontrato due volte il commissario dell’Ersu D’Aliberti e mi è sembrato attento al tema. È intenzionato insieme all’assessorato di riferimento a sbloccare questa situazione che si trascina da troppo tempo.

Ci sono anche alcuni nodi da sciogliere al Policlinico…
“Abbiamo firmato il protocollo di intesa tra i tre rettori che consolida i rapporti con la Regione. C’è stata un’interlocuzione importante perché la sanità locale non può prescindere dal continuo confronto con la Regione. Dalla pubblicazione degli accordi discendono una serie di atti diretti alla ristrutturazione della rete ospedaliera. Gli altri nodi sono rappresentati dal Pronto soccorso e anche qui sembra muoversi qualcosa, perché la Regione ha trasferito le competenze al Policlinico che diventa stazione appaltante. I lavori sono ripresi e si implementeranno. C’è poi la vicenda degli Ep, (l’attribuzione della qualifica dirigenziale ai medici assunti dalle Università come Elevate Professionalità nda) ed è importante arrivare a una soluzione, perché sono una forza lavoro importante”.

Alla fine del suo mandato per cosa vorrebbe essere ricordata?
“Posto che interpreto il ruolo come fugace nella mia vita, vorrei essere più rimpianta che sopportata. Nello specifico essere ricordata per avere creato le condizioni affinché sempre più studenti, liberi di decidere, scegliessero UniMe rispetto ad altri Atenei. Significherebbe essere riuscita a trasmettere un messaggio trasversale sul valore del nostro Ateneo”.