Economia

Gli adeguati assetti organizzativi tra buone prassi e nuovo Cci

Le scienze economiche e aziendali attribuiscono all’organizzazione d’impresa un ruolo essenziale per consentire alla medesima un ordinato percorso di sviluppo e superare i momenti di difficoltà.

Ciò a maggior ragione in un contesto economico in continuo mutamento al pari della stessa società civile.

Tuttavia, specie nelle Micro/PMI che caratterizzano il tessuto produttivo del nostro paese, le migliori prassi aziendali derivate dalla scienza applicata, non sono state sinora diffusamente (e opportunamente) applicate con pesanti effetti sull’intero sistema economico afflitto da una crisi ormai diventata strutturale, ora aggravata dall’emergenza sanitaria.

Con queste premesse, il legislatore ha ritenuto procedere a una profonda riforma del diritto fallimentare tesa a porre l’enfasi sugli adeguati assetti organizzativi delle imprese quale strumento principale per intercettare tempestivamente le prime avvisaglie degli squilibri economico/finanziari e adottare azioni di risanamento per scongiurare il default.  Si è così inteso indurre negli imprenditori anche a fronte delle pesanti responsabilità personali previste in caso di mancata osservanza delle prescrizioni legali in tema di corretta amministrazione, una forte motivazione al cambiamento dei consueti paradigmi gestionali (elementari) rivelatisi non adeguati a operare nel turbolento divenire del contesto socio-economico.

A partire dall’entrata in vigore delle norme introdotte dal Nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza (D.Lgs N. 14 del 12/01/2019 ), nel marzo del 2019 con l’aggiunta di un secondo comma all’art. 2086 del Codice Civile,  l’organizzazione d’azienda e la gestione d’impresa da una parte, non possono più prescindere da un consapevole, approfondito e articolato progetto iniziale dell’imprenditore, dall’altra, questo progetto deve essere flessibile e dinamico nel tendere al conseguimento degli obiettivi auspicati.

In tal modo, l’obbligo già previsto dall’art. 2381 C.C. per le società per azioni (e per le s.r.l. soggette al controllo legale dei conti al superamento di determinati parametri dimensionali) è stato esteso a tutte le imprese in forma societaria. Le nuove regole i evidenziano chiaramente come gli assetti debbano essere formulati avendo riguardo alle dimensioni e alla natura dell’impresa senza dare alcun ulteriore riferimento, ne deriva in base ai principi di corretta amministrazione   una complessità crescente degli assetti in relazione a queste due caratteristiche.

Tenendo conto che l’intento delle medesime norme, nella buona sostanza,  è principalmente quello di spingere gli imprenditori a dotarsi, quanto meno, di un congruo assetto gestionale in grado di monitorare le variabili chiave del proprio business e gli andamenti finanziari in un’ottica di intercettazione anticipata di eventuali squilibri, considerando altresì che strutture organizzative complesse e articolate vanno predisposte dalle imprese di maggiori dimensioni, è possibile provare a formulare un elenco di contenuti minimi di un assetto che possa anche costituire per qualunque imprenditore un valido scudo a fronte delle pesanti responsabilità derivanti in caso di default. Occorre, quindi: avere contezza dei propri costi di produzione e delle variabili che li influenzano, definendo congrui listini anche in funzione degli andamenti del mercato. Redigere budget di periodo e piani pluriennali da confrontare costantemente con i dati a consuntivo. Monitorare minacce, opportunità e gli andamenti dei clienti.

A partire da questo assetto minimale, adatto alle realtà di minori dimensioni, al crescere della complessità occorre procedere in base alle migliori prassi, come le Norme di Comportamento del Collegio Sindacale del CNDCEC,  ovvero a:  formalizzazione di funzioni, ruoli e gerarchia (organigramma) e di manuali operativi, implementazione del sistema di controllo di gestione e di risk management previa individuazione dei fattori determinanti i risultati della gestione o KPI (Key performance Indicators). Redazione del piano industriale con previsione di differenti scenari e di stress test in base alle variabili di rischio.

Al crescere delle dimensioni, dovrà essere adeguata anche la struttura tecnologica/informatica aziendale, è consigliabile dotarsi di un sistema gestionale tale da semplificare le rilevazioni contabili e la riclassificazione dei dati imputati come  i moderni sistemi basati sulla tecnologia ERP (Enterprise Resource planning letteralmente “pianificazione delle risorse d’impresa”) che non solo agevola la contabilità ma supporta anche le scelte gestionali monitorando il business e i flussi economico-finanziari generati, favorendo un approccio predittivo anche nel medio termine.

Assetti organizzativi così formulati oltre a “scudare “gli imprenditori dalle responsabilità possono anche consentire una gestione più efficace e efficiente, accrescendo il valore dell’impresa.

Dott. Marcello Murabito