Gli adeguati assetti organizzativi tra buone prassi e nuovo Cci - QdS

Gli adeguati assetti organizzativi tra buone prassi e nuovo Cci

redazione

Gli adeguati assetti organizzativi tra buone prassi e nuovo Cci

martedì 08 Dicembre 2020

Il legislatore ha ritenuto procedere a una profonda riforma del diritto fallimentare tesa a porre l’enfasi sugli adeguati assetti organizzativi delle imprese quale strumento principale per intercettare tempestivamente le prime avvisaglie degli squilibri economico/finanziari e adottare azioni di risanamento per scongiurare il default

Le scienze economiche e aziendali attribuiscono all’organizzazione
d’impresa un ruolo essenziale per consentire alla medesima un ordinato percorso
di sviluppo e superare i momenti di difficoltà.

Ciò a maggior ragione in un contesto economico in continuo
mutamento al pari della stessa società civile.

Tuttavia, specie nelle Micro/PMI che caratterizzano il tessuto
produttivo del nostro paese, le migliori prassi aziendali derivate dalla scienza
applicata, non sono state sinora diffusamente (e opportunamente) applicate con
pesanti effetti sull’intero sistema economico afflitto da una crisi ormai diventata
strutturale, ora aggravata dall’emergenza sanitaria.

Con queste premesse, il legislatore ha ritenuto procedere a una
profonda riforma del diritto fallimentare tesa a porre l’enfasi sugli adeguati
assetti organizzativi delle imprese quale strumento principale per intercettare tempestivamente le prime
avvisaglie degli squilibri economico/finanziari e adottare azioni di
risanamento per scongiurare il default
.  Si è
così inteso indurre negli imprenditori anche a fronte delle pesanti
responsabilità personali previste in caso di mancata osservanza delle
prescrizioni legali in tema di corretta amministrazione, una forte motivazione
al cambiamento dei consueti paradigmi gestionali
(elementari) rivelatisi non adeguati a operare nel
turbolento divenire del contesto socio-economico.

A partire dall’entrata in vigore delle norme
introdotte dal Nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza (D.Lgs N. 14 del
12/01/2019 ), nel marzo del 2019 con l’aggiunta di un secondo comma all’art.
2086 del Codice Civile,  l’organizzazione
d’azienda e la gestione d’impresa da una parte, non possono più prescindere da
un consapevole, approfondito e
articolato progetto iniziale dell’imprenditore
, dall’altra, questo progetto
deve essere flessibile e dinamico
nel tendere al conseguimento degli obiettivi auspicati.

In tal modo, l’obbligo già previsto dall’art. 2381
C.C. per le società per azioni (e per le s.r.l. soggette al controllo legale
dei conti al superamento di determinati parametri dimensionali) è stato esteso
a tutte le imprese in forma societaria. Le nuove regole i evidenziano
chiaramente come gli assetti debbano essere formulati avendo riguardo alle dimensioni e alla natura dell’impresa
senza dare alcun ulteriore riferimento, ne deriva in base ai principi di
corretta amministrazione   una complessità crescente degli assetti in
relazione a queste due caratteristiche.

Tenendo conto che l’intento delle medesime norme,
nella buona sostanza,  è principalmente
quello di spingere gli imprenditori a dotarsi, quanto meno, di un congruo
assetto gestionale in grado di monitorare le variabili chiave del proprio
business e gli andamenti finanziari in un’ottica di intercettazione anticipata
di eventuali squilibri, considerando altresì che strutture organizzative
complesse e articolate vanno predisposte dalle imprese di maggiori dimensioni,
è possibile provare a formulare un elenco di contenuti minimi di un assetto che possa anche costituire per
qualunque imprenditore un valido scudo a fronte delle pesanti responsabilità
derivanti in caso di default. Occorre, quindi: avere contezza dei propri costi
di produzione e delle variabili che li influenzano, definendo congrui listini
anche in funzione degli andamenti del mercato. Redigere budget di periodo e
piani pluriennali da confrontare costantemente con i dati a consuntivo.
Monitorare minacce, opportunità e gli andamenti dei clienti.

A partire da questo assetto minimale, adatto alle realtà di minori dimensioni, al crescere della complessità occorre procedere in base alle migliori prassi, come le Norme di Comportamento del Collegio Sindacale del CNDCEC,  ovvero a:  formalizzazione di funzioni, ruoli e gerarchia (organigramma) e di manuali operativi, implementazione del sistema di controllo di gestione e di risk management previa individuazione dei fattori determinanti i risultati della gestione o KPI (Key performance Indicators). Redazione del piano industriale con previsione di differenti scenari e di stress test in base alle variabili di rischio.

Al crescere delle dimensioni, dovrà essere adeguata anche
la struttura tecnologica/informatica aziendale, è consigliabile dotarsi di
un sistema gestionale tale da semplificare le rilevazioni contabili e la riclassificazione
dei dati imputati come  i moderni sistemi
basati sulla tecnologia ERP (Enterprise
Resource planning letteralmente “pianificazione delle risorse
d’impresa”) che non solo agevola la contabilità ma supporta anche le
scelte gestionali monitorando il business e i flussi economico-finanziari
generati, favorendo un approccio
predittivo
anche nel medio termine.

Assetti organizzativi così formulati oltre a “scudare
“gli imprenditori dalle responsabilità possono anche consentire una gestione
più efficace e efficiente, accrescendo
il valore dell’impresa
.

Dott. Marcello Murabito

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