Editoriale

Grande distribuzione strozza gli agricoltori

Questa volta gli agricoltori hanno fatto sul serio, da Nord a Sud, Isole comprese. Evidentemente non sopportavano più l’asfissia economica che ha compresso i loro bilanci, facendo abbassare sempre di più il livello dei prezzi di vendita, tanto che – sembra – essi siano andati al di sotto dei costi di produzione.

Qual è stata la causa scatenante di questo deprecabile fenomeno? L’inflazione! Quell’inflazione generata dalla dissennata decisione dell’Unione europea di imporre le sanzioni economiche alla Russia, il che ha fatto scatenare il prezzo del petrolio e di tanti altri prodotti che non avevano connessione con l’energia.

Quale tra le tante conseguenze ha avuto l’esplosione dell’inflazione? Quella di fare esplodere anche la speculazione e quindi l’aumento dei prezzi dei prodotti finiti e degli alimentari ai banchi dei negozi e della Grande distribuzione organizzata (Gdo).
Lo sviluppo negativo di quella decisione era prevedibile, per cui c’è da chiedersi come mai l’Ue sia andata avanti ugualmente.

La nostra è l’altra informazione, che tenta di ripristinare la verità dei fatti. La verità dei fatti è che vi sono stati gruppi di pressione che hanno spinto nella direzione indicata e precisamente gli industriali delle armi, i banchieri e, in parte, i produttori di farmaci.

Sugli industriali delle armi c’è poco da dire, perché basti pensare che l’aumento delle guerre comporta l’aumento delle spese, non solo per le armi stesse, ma per tutti gli strumenti digitali, per i proiettili, per i missili e quant’altro serva alla causa bellica.

L’altro gruppo di pressione, cioè i banchieri, sapevano benissimo che l’inflazione doveva essere combattuta dalla Federal Reserve statunitense e dalla Bce europea con l’aumento progressivo del tasso primario, che oltre oceano è arrivato al 5,5 per cento e nel Vecchio Continente al 4,5 per cento.
Così è aumentato fortemente il costo del denaro per le imprese e per i/le cittadini/e, nonché per la Pubblica amministrazione e con esso gli stratosferici utili dichiarati dagli istituti di credito per gli esercizi 2022 e 2023, che arricchiranno gli azionisti nel 2024, ma hanno impoverito i/le cittadini/e e le imprese.

Tornando agli agricoltori e alla loro giusta protesta, cerchiamo di evidenziare le cause del loro malessere economico.
I prodotti agricoli sono acquistati in maggior misura dalla Gdo, la quale non può aumentare i prezzi di vendita indiscriminatamente e, per reggere la concorrenza, tenta di diminuirli, soprattutto per quanto riguarda proprio i prodotti agricoli. Per conseguenza, cerca di comprimere a monte della filiera i prezzi di acquisto, che sono quelli di vendita dei produttori agricoli, i quali non ce la fanno più a coprire i propri costi.

Riepilogando: da un canto, l’inflazione ha fatto schizzare i prezzi in alto; dall’altro, la Gdo tenta di comprimerli verso il basso e per conseguenza strozza i produttori.
Come si esce da questo diabolico cul de sac? Trovando una mediazione tra gli interessi di produttori e distribuzione, tenendo presente da un lato, che i prodotti agricoli sono alla base di qualunque società e, dall’altro, che l’interesse superiore è comunque quello dei/delle cittadini/e.

In questo quadro, il Governo deve intervenire, ma in modo cogente e duraturo, aiutando i produttori, irrigidendo i controlli sui prodotti che arrivano dall’estero. è vero che le regole europee consentono la concorrenza e la libera circolazione di persone e merci, però è anche vero che le regole obiettive devono stabilire parametri di qualità dei prodotti, per evitare che la giusta concorrenza diventi sleale. Non è ammesso che si possano vendere arance a un prezzo più basso perché sono di minore qualità, da qualunque parte provengano, anche al di fuori del perimetro dell’Unione europea.

Quindi, interventi economici ai produttori e tutela dei prodotti nazionali da una concorrenza illecita e sleale, che danneggia anche i/le consumatori/trici, ai/alle quali deve essere sempre detta e pubblicizzata la verità, nient’altro che la verità e non tutt’altro che la verità.
Detto ciò, bisognerebbe diffondere chiarezza assoluta per evitare che informazione fosca e dolo confondano i/le cittadini/e.