Il titolo potrebbe far pensare al delizioso film dell’impareggiabile Blake Edwards con Peter Seller che faceva crepar dal ridere, ma qui c’è poco da stare allegri a veder il crepuscolo della più grande democrazia occidentale, oggi forse accidentale, gli Stati Uniti d’America. L’attentato a Donald Trump fa fare un salto quantico alla situazione di crisi, identitaria e sociale, in cui versa oggi l’America.
C’è indubbiamente del grottesco e del patetico nel vedere un non più lucido Joe Biden, già vecchio quando c’era Obama, abbarbicarsi a un sogno geriatrico, ma il pathos che genera non è buono nemmeno per un film di serie B sulla senilità. Mentre Trump alza il pugno in uno scatto ormai iconico, incitando i suoi al Fight, come nel film con Edward Norton e Brad Pitt, il vecchio Biden auspica un passo indietro, nei confronti di uno che non arretra nemmeno davanti all’evidenza dello spargimento di sangue. Nei salotti di Hollywood dove si influenzano le cose democratiche, e soprattutto dove ci sono i testimonial della raccolta fondi, senza cui le presidenziali non si possono fare.
Sir George Clooney ha decretato, ti voglio bene ma basta. Basta lo dicono in molti ormai, ma Biden sembra in preda al cupio dissolvi. Eppure Hollywood, aveva presentato la premonizione del quadro attuale con “Civil War”, un film distopico, ma non tanto, sulla guerra civile prossima nella ex culla della democrazia, trasformata in una socialcrazia dell’odio. Si prevede un grande successo per gli Oscar 2025.
Se Biden vince l’assalto a Capitol Hill sarà una scampagnata al confronto di cosa potrà succedere. Se vincerà Trump le dinamiche di distorsione del sistema che metterà in campo potrebbero sfociare nella ribellione di alcuni Stati, e conseguentemente in una guerra civile come preconizzata dal film di Garland. Tutto è drammatico ma non serio, the show must go on, un altro irragionevole crimine dietro il sipario, cantava Freddy Mercury nell’omonima canzone. Siamo a Hollywood bellezza!
Così è se vi pare.