CATANIA – Gli Istituti autonomi case popolari in Sicilia gestiscono 59.744 alloggi, secondo i dati del Sunia. A Catania gli alloggi gestiti sono 8.160, 1.527 ad Acireale, 15.123 a Palermo, 7.117 a Messina, 4.566 a Siracusa, 2.622 ad Enna, 2.453 a Ragusa, 3.576 a Caltanissetta, 7.322 ad Agrigento, 7.278 a Trapani. Alcuni sono di proprietà dello Stato, altri della Regione, del Comune o degli Iacp (vedi tabella). Gli Iacp nelle varie sedi e negli anni hanno avuto alterne fortune e gestioni diverse. Oggi Palermo e Catania presentano una forte situazione debitoria, si parla di 60 milioni per il capoluogo di regione.
Attraverso un Disegno di legge di iniziativa governativa (Deliberazione n. 345 del 26 settembre 2019) la Regione ha messo mano al tema dell’edilizia residenziale pubblica e sociale. Questo si pone “l’ambizioso obiettivo di riordinare, ed allo stesso tempo semplificare, il complesso sistema dell’edilizia residenziale pubblica e sociale”. Il nuovo testo prevede la soppressione degli Istituti autonomi case popolari (Iacp), sostituendoli con un’unica Agenzia regionale per la casa e l’abitare sociale (Arcas), avente natura aziendalistica di ente pubblico economico, con un unico presidente.
Mentre la riforma va avanti, le reazioni non si sono fatte attendere. L’assemblea autoconvocata del 18 gennaio scorso degli Rsu e i dei dipendenti degli Iacp siciliani “esprime unitariamente il totale dissenso all’ipotesi di riforma di trasformazione della natura giuridica degli Iacp da non economici ad economici e la relativa trasformazione del contratto dei dipendenti che oggi ha natura pubblicistica in contratto di natura privatistica. Non si può non evidenziare che in una regione come la Sicilia con un alto disagio sociale con prevalenza di un’utenza debole la trasformazione di enti non profit in enti economici commerciali vedrebbe nell’utenza la vittima sacrificale di una scelta politica che peraltro non è nemmeno basata su una relazione tecnica ed economica che illustri finalità, vantaggi e svantaggi della stessa”.
Giusy Milazzo (intervista in basso), segretario regionale del Sunia (Sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari), mette in guardia sul “rischio del ricorso alla svendita degli alloggi o all’aumento dei canoni per ripianare i bilanci […]”.
Ad ingarbugliare ulteriormente la matassa interviene il tema dei debiti. “Un’ipotesi di accentramento – commenta Leonardo Santoro, commissario straordinario dell’Iacp di Messina – comporterebbe un riallineamento dei bilanci, per cui gli Enti virtuosi che hanno i conti in attivo o in pari verrebbero equiparati a quelli che invece hanno un forte stato debitorio, come Catania e Palermo. Nel momento in cui tutto viene accorpato in un’unica agenzia viene riunificato anche il patrimonio e quindi enti in disavanzo porterebbero il nuovo organismo in rosso e aggredito dai creditori”.
Il percorso di riforma appare quanto mai accidentato e il maxiemendamento al Disegno di legge 609, che ha riscritto la bozza di riforma nei giorni scorsi, ancora non convince una parte degli addetti ai lavori. Il Sunia chiede di “innovare il sistema di norme che regolamentano la fruizione del patrimonio abitativo: superamento dei bandi e dei lunghi tempi di attesa per l’assegnazione degli alloggi con l’avvio di piattaforme informatiche, alla celerità nelle manutenzioni ordinarie e straordinarie, all’autogestione, ai sistemi per sostenere i morosi incolpevoli e al contrasto dell’abusivismo. Ci interessa poi che la riforma individui le forme di finanziamento certo che consentano di aumentare l’offerta di alloggi popolari e di garantire la manutenzione del patrimonio esistente”.
Qual è il suo giudizio sul disegno di legge per l’Istituzione dell’Arcas?
“La creazione di un ‘Agenzia regionale unica di natura economica che opererà con criteri aziendalisti a scapito di una vocazione sociale preminente nella gestione del patrimonio abitativo rischia di creare non pochi problemi. Siamo preoccupati dall’elefantiasi di un organismo che dovrà amministrare e gestire circa 60.000 alloggi, in gran parte degradati, con regole superate e senza che ci sia un sistema certo di finanziamento regionale. C’è il rischio del ricorso alla svendita degli alloggi o all’aumento dei canoni per ripianare i bilanci, tenendo conto della situazione debitoria di alcuni istituti come quello di Palermo che ha un debito di circa 60 milioni. Temiamo lo scollamento dal territorio e il venir meno del ruolo dei Comuni in un ambito in cui è indispensabile il radicamento territoriale della politica abitativa con una regia e un coordinamento regionale. La situazione attuale non ci soddisfa, per questo chiediamo l’apertura di un tavolo di lavoro sull’edilizia abitativa pubblica, lo strumento più idoneo a rispondere alle esigenze abitative dei nuclei a basso reddito e a contrastare sia il disagio abitativo che l’incremento dei canoni nel mercato privato. Gli Enti, che devono mantenere la natura non economica, dovrebbero essere ridisegnati sulla base degli alloggi gestiti, compatibilmente con le affinità dei territori. Nulla, poi, nel disegno di legge, sull’innovazione e sulla messa a sistema delle disposizioni inerenti l’utilizzo e il godimento del patrimonio da parte dell’utenza. Penso per esempio alle disposizioni sull’accesso, la decadenza, la formazione delle graduatorie, l’autorecupero, l’introduzione della figura del mediatore, il sostegno alle morosità incolpevole etc. Un sistema di accesso innovativo, per esempio, penso ad una piattaforma telematica, consentirebbe di abbreviare i tempi per le assegnazioni e ad evitare le occupazioni”.
Quanto è diffuso e preoccupante il fenomeno dell’occupazione abusiva? Quali azioni di contrasto bisognerebbe mettere in campo?
“Sono ancora tanti gli alloggi occupati, circa il 30%, e la sanatoria ha mostrato tutta la sua inefficacia (come il Sunia aveva previsto). Una parte delle occupazioni è dovuta alla necessità e questa si contrasta aumentando gli alloggi da assegnare (25.000 circa le famiglie in graduatoria e 8.773 i provvedimenti di sfratto nel 2018. C’è poi il problema del degrado degli alloggi e dei quartieri di erp e della mancanza di un piano di manutenzione straordinario, eppure potremmo utilizzare alcune centinaia di milioni di fondi ex Gescal. Pensiamo poi che occorra una verifica accurata sugli esiti delle sanatorie e la costruzione di un sistema di controlli e strumenti di accesso che impediscano l’utilizzazione irregolare degli alloggi”.
Qual è il valore totale degli affitti? Quale la somma incassata in base agli ultimi dati disponibili?
“Oggi la situazione presenta qualche criticità; su circa 49 milioni di canoni che il sistema dovrebbe incassare, l’ultima ricognizione fa emergere che è stata introita la metà della somma, circa 25 milioni . Occorrono per questo misure che da un lato agevolino i morosi incolpevoli e dall’altro sanzionino chi sceglie di sottrarsi alle regole in sprezzo di quello che va a tutti gli effetti considerato un bene comune”.
Come intendete risolvere il problema degli abusivi?
“Abbiamo fatto una riforma per la regolarizzazione degli occupanti abusivi che consente a tutti coloro che sono detentori di un immobile – ancorché non regolari – e che sono titolari di utenze (acqua e luce), di regolarizzare la loro posizione con gli Iacp. Ad oggi sono arrivate circa 3.000 domande su un totale di circa 10.000 occupanti abusivi che risultano all’assessorato”.
Qual è la situazione debitoria degli Enti?
“Gli Iacp hanno debiti sostenibili, nessun Iacp è in disavanzo. Nemmeno Palermo è in disavanzo, ma poggia il consuntivo su entrate che non si verificheranno. Per questo stiamo facendo una seria pulizia dei residui attivi – che non potranno essere riscossi – ed eliminando alcuni residui passivi, debiti che non sono stati rivendicati a distanza di anni (ciò significa che non c’è più il creditore o che non erano crediti reali). Quando ci siamo insediati molti Iacp non avevano i bilanci di previsione (anche da tre o quattro anni) e in qualche caso non avevano i consuntivi da 10 anni; oggi tutti gli Iacp hanno il bilancio di previsione già approvato. Nel dicembre 2019 ben tre Iacp avevano approvato il bilancio di previsione 2020-22”.
Quali sono gli interventi della Regione per l’edilizia residenziale pubblica?
“L’Iacp (come il Cas) è un ente vigilato. Gli interventi che fa la Regione sono in conto capitale. Agli Iacp finanziamo (per esempio con i fondi ex Gescal) alcune opere di manutenzione o nuove realizzazioni. A Catania manderemo in gara a marzo un’opera in Corso Indipendenza che si aspetta da venti anni. Si tratta del risanamento di un intero quartiere di 21 alloggi; a Siracusa stiamo mandando in gara ai primi di marzo la riqualificazione dell’Albergo scuola di Ortigia. Lo stesso stiamo facendo a Messina; a Giarre aggiudichiamo le case popolari che erano una incompiuta dal 1990; altre incompiute le stiamo aggiudicando a Fiumefreddo, Motta Sant’Anastasia e Zafferana”.
Qual è il futuro degli Iacp?
“Abbiamo presentato una riforma ma c’è uno scontro in atto su questa. Noi e il presidente Musumeci vorremmo fare un’agenzia unica, l’Assemblea vuole invece mantenere la territorialità. Alla fine quello che ci preme è che la riforma sia uno strumento per raggiungere l’obiettivo che è quello di migliorare le politiche abitative in Sicilia, migliorare le politiche di manutenzione degli immobili attuali, costruire ulteriori immobili per soddisfare quell’esigenza che secondo noi è di circa 10.000 famiglie. Per questo stiamo realizzando 1.500 nuovi alloggi in concorso con il privato”.
Come si può migliorare il sistema?
“Dobbiamo snellire le procedure; le competenze a fare le graduatorie oggi sono in capo ai Comuni che però non le fanno da venti anni. Occorre togliere loro questa competenza e assegnarla agli Iacp. Occorre fare un Osservatorio all’interno dell’Agenzia della casa in collaborazione con tutte le associazioni degli inquilini”.
Quali gli interventi nell’immediato?
“Oggi stiamo realizzando un nuovo programma da 120 milioni di euro per l’Housing sociale. A Catania entro marzo confidiamo che sarà approvato un intervento da 16 milioni di euro per riqualificare e bonificare una zona di 10.000 metri quadrati nella parte alta del viale Rapisardi (via Martelli Castaldi): 114 alloggi in housing sociale. Immobili che non sono vere e proprie case popolari ma che verranno dati a soggetti in fragilità sociale che però non hanno i requisiti per avere una casa popolare. Il nuovo Iacp dovrà governare le procedure di assegnazione a un canone sostenibile.
La riforma è incardinata in Commissione, sono già arrivati cinque disegni di legge sui quali sarà trovata un’intesa. Io sono ottimista. Dovrà essere la riforma del Parlamento”.
Dario Raffaele