PALERMO – La Sicilia, attingendo anche dai fondi comunitari, investe sul suo mare in maniera tecnologica e sostenibile senza rinunciare all’impatto economico e sociale. Una sintesi per chiamare in causa “Idmar”, un laboratorio multidisciplinare distribuito sul mare che si declina, andando nel dettaglio, in “una infrastruttura di ricerca – si legge sul sito euroinfosicilia.it del dipartimento regionale della programmazione – costituita da nodi terrestri e da nodi sottomarini, cablati e alimentati a batteria”.
SOGGETTI COINVOLTI
L’operazione, che è ritenuta strategica dalla Regione siciliana nell’ambito del Piano nazionale delle Infrastrutture di ricerca (Pnir) predisposto dal Miur, è coordinata dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) – Laboratori Nazionali del Sud di Catania, in partenariato con l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) di Palermo e Milazzo, e dall’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (Ias) del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr) di Capo Granitola. Proprio quest’ultimo, lo scorso ottobre, ha siglato una convenzione con il dipartimento regionale delle attività produttive. Non è casuale il coinvolgimento di una sezione economica dell’amministrazione regionale.
IMPATTO SULL’ECONOMIA
L’infrastruttura di ricerca Idmar è appunto considerata strategica per la “crescita economico-sociale del territorio siciliano”. Il progetto è stato avviato alla fine del 2018 per un importo complessivo pari a 40 milioni di euro. A cofinanziarlo un contributo da 20 milioni di euro nell’Ambito dell’Azione 1.5.1 del Po Fesr Sicilia 2014-2020, che prevede “Sostegno alle infrastrutture della ricerca considerate strategiche per i sistemi regionali ai fini dell’attuazione della S3”.
Quest’ultima fa riferimento alla Strategia regionale dell’innovazione per la specializzazione intelligente 2014-2020 (S3 Sicilia) che muove dalla considerazione che “nello scenario futuro la ricerca e l’innovazione costituiranno un cardine fondamentale della politica regionale per la capacità che gli investimenti, in questo campo, hanno di stimolare la competitività e la sostenibilità dei percorsi di sviluppo”. In questo senso l’Ue ne ha chiesto alle Regioni la definizione e la programmazione così da consentire un utilizzo più efficiente dei Fondi Strutturali e un incremento delle sinergie tra le differenti politiche comunitarie, ma anche tra investimenti pubblici e privati.
SCADENZE
Il progetto dovrebbe concludersi entro il prossimo dicembre e dare così vita al “più grande Laboratorio multidisciplinare per la ricerca scientifica e tecnologica marina d’Europa, con i poli di Portopalo di Capo Passero (Siracusa), Milazzo (Messina), Palermo e Capo Granitola (Trapani)”. Per Giacomo Cuttone, direttore di Ricerca dell’Infn, la Sicilia si avvia a diventare “a tutti gli effetti un polo di eccellenza mondiale nella ricerca, lo sviluppo e il monitoraggio dell’ambiente marino”. Per l’esperto, le “grandi strutture di rivelazione che vanno a 3 mila e 500 metri di profondità permetteranno di realizzare qualcosa che non c’è assolutamente nel Mediterraneo”.