Istituzioni

Il pasticcio del centro direzionale della Regione: è tutto da rifare, ma serviranno 3 milioni per i progetti (inutili)

Per cinque anni il sito di via Ugo La Malfa a Palermo – dove già ha sede l’assessorato al Territorio – è stato ritenuto il posto giusto per realizzare il nuovo centro direzionale della Regione siciliana. Il luogo dove trasferire tutti gli uffici e i servizi regionali sparsi per la città. “Realizziamo il sogno di Giuseppe Alessi”, diceva nel 2018 l’ex presidente Nello Musumeci presentando il progetto e citando il suo illustre predecessore. La maggioranza di centrodestra guidata dal governatore di Militello in val di Catania ha difeso l’opera che nel frattempo ha dovuto dribblare interventi dell’Autorità nazionale anticorruzione, interrogazioni parlamentari, ricorsi alla giustizia amministrativa. E alla fine il concorso di idee per la progettazione – costato tre milioni di euro – è arrivato fino in fondo. Adesso la stessa maggioranza si accorge che quel sito non va bene. E con una recente delibera, la giunta guidata da Renato Schifani ammette: meglio cercare un altro luogo, d’accordo col Comune di Palermo. Prima però vanno pagati gli studi di progettazione che hanno partecipato al concorso di idee: 1 milione 133mila euro al vincitore, 200mila euro a testa al secondo, terzo, quarto e quinto classificato. Totale due milioni di euro, che si aggiungono al milione che è costato imbastire il concorso.

La posizione dell’assessore Aricò

A portare la giunta su questa decisione è l’assessore Alessandro Aricò, oggi alle Infrastrutture in quota Fratelli d’Italia, nella passata legislatura assessore alla Formazione, nonché capogruppo di Diventerà Bellissima. “Si propone perché ritenuto necessario – scrive Aricò nella proposta recepita dalla giunta – di dare mandato al dipartimento tecnico regionale, di avvia l’interlocuzione col Comune di Palermo, per valutare la possibilità di allocare il progetto del Centro direzionale in un’area avente caratteristiche adeguate ai necessari profili di carattere tecnico urbanistico e alle rilevanti esigenze di mobilità che l’opera in oggetto comporta”. Eppure anche l’amministrazione di Palermo allora guidata dal sindaco Leoluca Orlando aveva sposato l’idea definendo l’area “molto buona per realizzare la cittadella della Regione”. Perché questo cambio di prospettiva? “Noi – spiega Aricò al Quotidiano di Siciliaabbiamo subito una scelta dell’assemblea regionale che ha tolto il finanziamento destinato all’opera. Non possiamo certo andare contro una legge dell’aula”.

Le critiche di M5s e Forza Italia

In verità di dubbi sui profili di carattere tecnico urbanistico e sulle esigenze di mobilità ne era stati sollevati molti già in passato. “L’assessore Aricò se ne accorge solo ora? Lo avevamo detto in tempi non sospetti che era solo un modo per sprecare risorse – spiega Nuccio Di Paola, capogruppo del Movimento 5 stelle e firmatario di un’interrogazione nella scorsa legislatura –. Musumeci e tutta Diventerà Bellissima spingevano per il centro direzionale, mentre noi con studi tecnici avevamo dimostrato che non puoi spostare ogni giorno 4mila persone senza un adeguato sistema viario a supporto. Il centrodestra parla di grandi opere che non vedono la luce e di cui ci ritroviamo a pagare solo la progettazione”. Simili criticità sono state sollevate dalla deputata Marianna Caronia, di Forza Italia, che di recente è riuscita con un emendamento a spostare i 20 milioni stanziati per l’acquisto del sito di via La Malfa (solo in parte di proprietà della Regione) sulle residenze universitarie.

I ricorsi e l’intervento del Cga

Restano da pagare i premi ai privati che hanno vinto il concorso di idee. A stabilirlo è stata anche una sentenza del 2022 del Consiglio di giustizia amministrativa, costretto a intervenire dopo un iter tribolato. Facciamo un passo indietro: a marzo del 2021 la Regione pubblica la graduatoria dei progetti vincitori. Al primo posto c’è il gruppo Tekne S.p.A (mandatario)- Leclercq Associes (mandante) – Nicolas Laisnè (mandante) – Clement Blanchet (mandante) – BASE (mandante) – Dott. Giuseppe Firemi (mandante) – Artista Gianfranco Maranto (mandante). Ma alcuni parlamentari regionali presentano un esposto alla Procura di Palermo, alla Corte dei Conti regionale e all’Anac sottolineando un possibile conflitto tra il presidente della commissione giudicatrice, l’architetto francese Marc Mimram, e uno dei mandanti del gruppo vincitore, cioè Leclercq Associes, per precedenti collaborazioni. Non solo. Successivamente vengono riscontrati contatti similari anche per il secondo e il quarto classificato della graduatoria. A fronte di tali segnalazioni il Rup provvede a un’aggiudicazione provvisoria al terzo classificato: lo studio Transit srl. L’Anac interviene riscontrando anche un’altra anomalia: la nomina della commissione di concorso prima della scadenza del termine fissato per la presentazione delle offerte. Insomma, un pasticciaccio. Che si complica col ricorso alla giustizia amministrativa del privato vincitore. Alla fine a mettere l’ultima parola è il Cga che dichiara la validità della prima graduatoria. Soldi che ancora devono essere liquidati, come sottolinea l’assessore Aricò nella proposta recepita dalla giunta : “Si ha l’obbligo di liquidare i premi di concorso e gli oneri accessori e le spese di gara”.

Il fondo immobiliare proprietario dell’area

Tre milioni sostanzialmente sprecati, considerata la scelta di abbandonare il progetto di via La Malfa, una sede solo in parte di proprietà della Regione siciliana. Il sito infatti è di proprietà del Fondo Immobiliare Pubblico Regione Siciliana, partecipato per il 35 per cento dalla stessa Regione ma per il 65 per cento da privati, soprattutto istituti bancari. Strano che si sia scelto di procedere all’oneroso concorso di idee prima di risolvere il nodo della proprietà. “Quell’area non è nella disponibilità della Regione – ribadisce l’assessore Aricò – La Regione è solo un socio di minoranza del Fondo, può vendere gli immobili di proprietà del Fondo e riaverne solo per il 35 per cento. E poi – aggiunge – io non ho trovato nessun atto in cui si manifesta la volontà del Comune”. Stessa cosa sostenuta dalla deputata Caronia: “Ho eseguito l’accesso agli atti e non risultano documenti in cui il Comune di Palermo si dice d’accordo all’opera. C’era solo un riferimento a una missiva tra l’allora assessore Armao e il sindaco Orlando, ma sembra che sia andata persa. Quello che è certo è che io sono sempre stata contraria attirandomi le ire di tanti, soprattutto di chi era con Musumeci”.