Alla fine l’esame della finanziaria regionale, già rinviata dal dicembre dell’anno scorso per carenze di copertura, si è fermato. E qua non c’è MMD che tenga, ci sono poteri celesti superiori. Si è fermata per Sant’Agata, patrona di Catania, prima era di Palermo, poi spodestata da Santa Rosalia. Attenzione le feste, e soprattutto la processione di Sant’Agata sono tra le più sentite al mondo, dopo la Madonna di Guadalupe in Mexico, ed il paragone calza a pennello. Il suo culto con i portatori dei ceri, che rischiano ustioni profonde per la cera calda, blocca Catania per giorni.
Certo gli altri siciliani, che hanno problemi di rapporto con la Regione, e che aspettano il documento finanziario che riavvii il motore ingolfato della macchina regionale non saranno proprio felici. Ma il presidente dell’assemblea Galvagno è catanese, e ubi Major minor, in questo caso i problemi di questi angustiosi siciliani, cessat.
Se un domani ci sarà un presidente Ars di Sciacca magari ci fermeremo per San Calogero, Lillo per gli amici, o per Santa Lucia se al trono della torre Pisana ci andrà un Siracusano. Si chiama par condicio patronale. Siamo ancora un’isola di culti, feste e sagre più che di transizioni digitali o ecologiche. Siamo ancora glocal, e questo potrebbe essere un merito, se non fosse limitato esclusivamente a rappresentazioni sceniche di potere locale e non sapesse di provincialismo.
A meno che per tagliare la testa al toro non istituiamo un Santo Patrono regionale che vada bene per tutti, di cui nessuno possa lamentarsi o appropriarsi campanilisticamente. Anche se questa scelta forse potrebbe essere adatta per la piattaforma politica di una prossima legislatura tanto la debolezza dei programmi ha già toccato livelli consoni. Magari potremmo sceglierlo con delle primarie dei Santi più invocati. Potremmo farle con dei santini, se ciò non evocasse altri riti. Ma forse è meglio lasciare stare, troppe polemiche, scherza coi fanti e lascia stare i Santi.
Così è se vi pare.
Foto Roberto Viglianisi