La vicenda Verdini, vicenda giornalisticamente logora, è paradigmatica. La Meloni fa propagare che è una brutta storia. Ma lo dice solo per la competizione, sotto la cintola, che ha con Salvini. Sbaglia sull’aggettivo brutta. Bisognerebbe domandarsi perché degli imprenditori si rivolgevano alla Verdini&associati. Lo dichiarano palesemente nelle intercettazioni, per entrare nel giro, nel sistema, della torta degli appalti. Nonostante, formalmente, abbiamo recepito le norme europee sulla concorrenza di fatto negli appalti Anas e Ferrovie, tra le principali stazioni appaltanti del Paese, vige un sistema oligopolistico. Gli aggiudicatari da 40 anni sono sempre gli stessi, a volte cambiano ragione sociale, ma non i proprietari. Si esce da questi cartelli solo per fallimento finanziario, e si entra, a spartirsi spesso parti residuali, solo per sgomitamento. La concorrenza è solo per la massa, che vieppiù deve sgomitare come centinai di cani intorno ad un osso. La gran parte della torta è appannaggio di alcuni player, per usare una allocuzione elegante, fin dalla progettazione di fattibilità delle opere. Dal taglio delle opere, dalla tecnicalità specifica richiesta sapientemente in fase di progettazione, dalle capacità finanziarie predisposte dalle Banche di Sistema, sono già comprensibili i vincitori della parte più rilevante della torta, ai peones, la gran massa delle piccole e medie imprese, spettano i sub appalti, spesso infami e sottopagati, o il rischio derivante dal pagamento della mazzetta sbagliata, quella che viene intercettata e non insabbiata. Le condizioni di partenza sono diseguali prima delle gare, e tali rimangono, a meno di grosse forzature. E qui entrano in campo gli uffici di Verdini e soci. Anche in questo grande ipocrisia. Nei sistemi anglosassoni, molto più concorrenziali, esistono da sempre regolari società di lobbying, ed il sistema è regolamentato. Da noi Paese cattolico possiamo peccare, ma di nascosto, senza farci scoprire, altrimenti la gogna.
Il problema non è Verdini, ma il sistema ed il fallimento di ogni codice degli appalti. La politica, ma soprattutto la burocrazia, che non ha il coraggio di decidere scegliendo discrezionalmente, sulla base di parametri di capacità, si rifugia dietro codici e gare falsate. Questa non è una brutta storia, Mr. Premier, è una storia ipocrita.
Così è se vi pare