CATANIA – L’alto costo dell’energia rallenta la crescita delle imprese, così come il mancato taglio delle accise, secondo la Comunità Europea, farà dell’Italia lo stato che crescerà meno nel 2023. Questo scenario sta portando all’elaborazione di nuove strategie da parte delle banche, tutte finalizzate a rendere più sostenibili i rincari sui bilanci delle imprese. Un appoggio che in Sicilia si è concretizzato con un nuovo intervento di Unicredit, presentato a Catania durante l’appuntamento “Gas & energy, contesto di mercato e strumenti di copertura”, organizzato dall’istituto di credito insieme con Confindustria Sicilia e Confindustria Catania.
“UniCredit – ha spiegato Salvatore Malandrino, responsabile Regione Sicilia di UniCredit Italia – ha costituito un team di specialisti per aiutare le aziende maggiormente esposte ai costi delle materie prime. L’obiettivo è sviluppare competenze necessarie per definire una strategia di lungo periodo nella gestione del rischio legato alle oscillazioni dei prezzi delle commodity e non solo fornire strumenti finanziari di supporto all’aumento dei costi. Una strategia duplice per una volatilità che nel settore energetico non ha avuto precedenti. L’impegno del nostro istituto di credito non inizia oggi – ha spiegato Malandrino -. Già a marzo 2022 abbiamo messo a disposizione un plafond di tre milioni di euro, a maggio abbiamo siglato un primo accordo con Confindustria Sicilia per fornire liquidità immediata a condizioni agevolate. Non ultimo con il piano Unicredit per l’Italia è nato un plafond di cinque miliardi di euro di nuova finanza erogabile attraverso finanziamenti chirografari con una durata da 3 a 36 mesi e un preammortamento fino a 6 mesi specificatamente per le aziende”.
“Siamo impegnati – ha concluso Malandrino nel suo intervento – a mettere a disposizione nuova e immediata liquidità per le Pmi che si trovano ad affrontare gli effetti negativi causati dai rincari energetici e delle materie prime”.
Le legittime richieste di un approccio sostenibile anche in ambito economico vanno sposate con meno “ipocrisia” secondo il presidente di Confindustria Sicilia Alessandro Albanese. “Conosciamo tutti gli obiettivi di zero emissioni entro il 2023, tuttavia, se è vero che l’Italia emette l’1 per cento e l’Europa l’8 per cento del totale di anidride carbonica, di contro Cina, India e Stati Uniti non hanno sottoscritto gli accordi. Insomma, il 90 per cento del globo produttivo non ha sposato gli stessi obiettivi di sostenibilità per questioni economiche. Usciamo dall’ipocrisia di questo dibattito – ha chiesto Albanese – perché rischiano di darci obiettivi che verranno vanificati, massacrando alcuni mercati, come l’elettrico. Tutti vogliamo risparmiare energia pulita, ma gli sforzi che stiamo compiendo sono compensati da un punto di vista economico per le imprese?”.
Albanese è intervenuto anche sul tema dell’approvvigionamento lasciando poco spazio alle illusioni. “Per tutto il 2023 i costi non cadranno, ma resteranno oggetto di speculazione. Se non si interviene sul mercato reale, l’approvvigionamento serve a poco. Inoltre stiamo andando a stringere accordi in paesi in cui le condizioni politiche sono mutabili. Nessuno ci assicura che un giorno possano comportarsi come la Russia”.
“Occorre arrivare a un’unica borsa europea su cui far convogliare tutti gli indici e i fattori di determinazione del prezzo. Perché più i volumi sono alti, meno il prezzo è soggetto a speculazioni. E in Italia, nelle more che si arrivi a una modifica strutturale, ben vengano le soluzioni tampone, i crediti d’imposta, i bonus energia. Ma tutti noi sappiamo che sono provvedimenti che non ci potremo permettere per il lungo periodo. Non ce lo consentono i bilanci dello Stato e della Regione”. Inoltre secondo Albanese occorre “slegare il prezzo del gas dal prezzo degli altri fossili e soprattutto computare diversamente il costo dell’energia rinnovabile. Non è possibile che a fronte di un 60% di energia rinnovabile prodotta, il prezzo base venga sempre computato con i fossili”.
La scelta di presentare il piano Unicredit a Catania è dettata dai migliori risultati del territorio alle falde del Vulcano sia in termini di produttività che dalla maggiore concentrazione di imprese energivore. “Nella provincia etnea – ha aggiunto il presidente di Confindustria Catania, Antonello Biriaco – a causa degli extra costi energetici e dei rincari delle materie prime abbiamo stimato perdite pari al 15% del valore aggiunto generato nel territorio. In uno scenario dominato ancora dalle incertezze, dovute anche alle tensioni internazionali, occorre mettere in campo misure di lungo periodo, ma al contempo poter contare sul supporto immediato del sistema bancario che può fornire ossigeno finanziario alle imprese. In questa direzione, partner come UniCredit, possono certamente offrire un contributo determinante al sostegno del nostro apparato produttivo e dare slancio alla ripresa”.