Un disegno di legge sostenere il comparto edilizio alle prese con le gravissime difficoltà derivanti dal blocco della circolazione dei crediti d’imposta maturati grazie all’applicazione della normativa sul Superbonus. Una proposta targata Pd e che si affianca a quelle di altre forze politiche e sociali. A conferma della consapevolezza di una emergenza.
Lo ha presentato il gruppo parlamentare del Pd – è a firma dei deputato Catanzaro, Burtone, Chinnici, Cracolici, Dipasquale, Giambona, Leanza, Safina, Saverino, Spada, Venezia. I democratici si aggiungono dunque al coro di esponenti politici e gruppi – tra questi anche il M5S e FdI – che chiedono alle istituzioni di farsi carico dei crediti attualmente in pancia alle imprese, per permettere la ripresa del comparto.
“Occorre trovare soluzioni a una problematica che investe operatori economici che, in questi anni, grazie ai citati incentivi, hanno ridato fiato al comparto dell’edilizia con centinaia di nuovi posti di lavoro, ma che investe anche migliaia di cittadini che oggi si ritrovano prigionieri di cantieri fermi e riqualificazioni energetiche incompiute – si legge. Il disegno di legge prevede, pertanto, l’acquisto da parte della Regione dei crediti d’imposta detenuti dalle banche a seguito di cessione operata dagli operatori economici o da cittadini e la compensazione con i propri debiti fiscali”.
“I ripetuti interventi normativi atti ad impedire irregolarità nella cessione dei crediti al sistema bancario hanno – aggiungono i parlamentari Dem -, infatti, determinato un meccanismo che da un lato sta strozzando le imprese che hanno realizzato gli interventi, che non riescono ad ottenere la liquidazione dei crediti ceduti, e dall’altro vede una miriade di cantieri bloccati su tutto il territorio regionale con interventi di riqualificazione non completati”. La “stretta” al Superbonus era arrivata col governo Draghi, per l’esattezza. Lo stesso ex premier aveva sempre guardato alla legge con evidente scetticismo. Ma adesso, ricordano i deputati del Pd, il danno potrebbe estendersi: “Occorre trovare soluzioni ad una problematica che investe operatori economici che, in questi anni, grazie ai citati incentivi, hanno ridato fiato al comparto dell’edilizia con centinaia di nuovi posti di lavoro, ma che investe anche – scrivono nel ddl – migliaia di cittadini che oggi si ritrovano prigionieri di cantieri fermi e riqualificazioni energetiche incompiute”.
Qual è il meccanismo immaginato dai deputati del Pd? In pratica, la Regione agisce acquistando crediti fiscali per compensare i debiti nei confronti dello Stato propri e delle società e degli enti collegati alla Regione stessa. Gli unici crediti acquistabili sono quelli per i quali è chiaro ed esplicito il riferimento al Superbonus. Il meccanismo dovrebbe così consentire alle banche di liberare spazio e – come previsto dalla legge – destinare quello spazio all’acquisto di nuovi crediti relativi al Superbonus 110 per cento.
L’acquisto dei crediti – si legge nel ddl – è consentito “fino a concorrenza della propria capienza fiscale e il prezzo di acquisto non può superare il valore nominale del credito acquistato. Le eventuali eccedenze finanziarie che dovessero risultare in favore della Regione a seguito della compensazione tra i debiti e i crediti fiscali sono destinate al ripiano del disavanzo finanziario della Regione”.
L’intervento della Regione dovrebbe affiancarsi a quello degli enti locali che si sono detti pronti ad acquisire i crediti fiscali. Un’operazione che però non piacerebbe al governo Meloni, almeno stando all’allarme sollevato dai costruttori.
Per i bonus d’ora in avanti, infatti, non potrà più essere utilizzata l’opzione dello sconto in fattura o della cessione del credito al posto della detrazione. Lo prevede una bozza del dl sulla cessione dei crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali. Dall’entrata in vigore del decreto, per i vari interventi edilizi (dalle ristrutturazioni all’efficienza energetica, dalle facciate alle colonnine) “non è consentito l’utilizzo” delle due opzioni previste al posto delle detrazioni fiscali, ovvero cessione e sconto. Fanno eccezione gli interventi per cui sia già stata presentata la Cila.
“Se, come sembra in queste ore, il Governo bloccherà per sempre la cessione di nuovi crediti da bonus senza aver individuato prima una soluzione per sbloccare quelli in corso vorrà dire che si è deciso di affossare famiglie e imprese in nome di non si sa quale ragion di Stato”. Lo scrive la presidente dell’Ance Federica Brancaccio in un post su Facebook.
“Se il governo blocca l’acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici, che si stanno facendo carico di risolvere un’emergenza sociale ed economica sottovalutata dalle amministrazioni centrali, senza aver individuato ancora una soluzione strutturale, migliaia di imprese rimarranno definitivamente senza liquidità e i cantieri si fermeranno del tutto con gravi conseguenze per la famiglie”. Così ha detto infatti il presidente di Ance Ragusa Giorgio Firrincieli che rilancia l’allarme di Ance nazionale relativo alle notizie di stampa secondo cui il governo Meloni starebbe per inserire nel decreto legge sul Pnrr una norma che di fatto bloccherebbe la facoltà degli enti pubblici di acquistare i crediti incagliati derivanti dai bonus edilizi.
“Spero che si tratti di un errore – aggiunge – Non posso credere che il governo pensi di fermare il processo di acquisto dei crediti da parte delle Regioni senza prima aver individuato una soluzione strutturale che eviti il tracollo. È da ottobre che aspettiamo di capire come pensano di risolvere una situazione che è diventata drammatica. Senza un segnale immediato da parte del governo su una soluzione concreta e strutturale per sbloccare i crediti, rischiamo una reazione dura da parte di cittadini, condomini, professionisti e imprese disperati. Il governo e le forze politiche che lo sostengono hanno il dovere di dare risposte e di individuare una soluzione. Si deve intervenire subito”.