Secondo l’ultimo Report del ministero dell’Istruzione relativo alla settimana 17-22 gennaio l’84,5 per cento delle classi si è trovata a svolgere le lezioni in presenza, e tra queste il 15,3 per cento in didattica digitale integrata, ossia con alunni e alunne in parte a scuola e in parte a casa a distanza. Mai come ora, essendo trascorsi quasi due anni dal primo lockdown in Italia a seguito della pandemia da Covid 19, i nostri alunni hanno bisogno di riscoprire il loro ruolo di membri di una comunità scolastica. E noi adulti abbiamo il dovere di aiutarli.
Molti insegnanti, soprattutto alle superiori, nelle settimane trascorse si sono trovati solo con quattro alunni in classe e il resto collegati a distanza, a dover chiamare due appelli diversi e a fare rispettare le norme per il rientro a scuola. Norme che in questa settimana vanno incontro a variazioni.
Come fare a mantenere un buon clima in classe? Come fare a tenere viva l’attenzione dei nostri discenti e soprattutto la motivazione all’apprendimento? Innanzitutto occorre guardarli negli occhi, interrogarli sulle loro sensazioni, fargli capire che il loro benessere è quello che ci interessa al di sopra di tutto e che però non va confuso con l’alleggerimento del loro impegno scolastico. Rendere chiari gli obiettivi da raggiungere organizzando materiali didattici e lezioni funzionali alla flessibilità degli spazi di lavoro, incrementare la lettura e la scrittura in tutti i livelli di scuola, dalle elementari alle superiori.
E ancora utilizzare le tecnologie digitali, perché non è vero che noi insegnanti non eravamo preparati! Tra i tanti esempi, basti prendere le “Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità” che dal 2009 invitano tutti i docenti, non solo quelli di sostegno, a “essere attenti ai bisogni di ciascuno, a favorire la strutturazione del senso di appartenenza, a costruire relazioni socio-affettive positive” e a “incrementare l’apprendimento per scoperta e l’utilizzazione di mezzi informatici”.
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