Sanità

In Sicilia 1 over65 su 2 convive con almeno una patologia cronica

PALERMO – Tra le tante cose, l’esperienza del coronavirus ci ha insegnato l’importanza della valutazione della presenza di una patologia pregressa, come quelle croniche, nell’esame del quadro clinico generale. Ma quanti sono gli over65 con patologie croniche? A rispondere a questa domanda troviamo il rapporto redatto dai sistemi di sorveglianza a rilevanza nazionale Passi d’argento, dedicato alla popolazione con più di 65 anni, coordinato dall’Istituto superiore di sanità.

Dai dati emerge una dimensione della cronicità e della policronicità che raggiunge numeri importanti con l’avanzare dell’età: in Sicilia, già dopo i 65 anni e prima dei 75 più della metà delle persone convive con una o più patologie croniche fra quelle indagate (esattamente il 51%, di cui il 34% presenta una cronicità e il 17% ne ha due) e questa quota aumenta con l’età fino a interessare complessivamente i tre quarti degli ultra 85enni (precisamente il 75% della popolazione over85, di cui il 40% presenta una patologia cronica e il 35% almeno due).

Relativamente alla tipologia delle patologie, in Sicilia si stima che circa una persona su quattro con più di 65 anni (esattamente il 26%) presenti cardiopatie, ovvero infarto del miocardio, ischemia cardiaca o malattia delle coronarie o altre malattie del cuore; particolarmente elevata è anche l’incidenza di anziani con diabete (un over 65 su cinque, pari dunque al 20% del totale). Sempre in Sicilia, circa sei persone su dieci soffrono di ipertensione arteriosa (58% degli over65): si tratta di una condizione clinica che si manifesta indipendentemente dalla presenza di patologie croniche, ma è più frequente in presenza di queste, proprio perché si correla alle malattie cerebro-cardiovascolari e al diabete (infatti, dopo i 65 anni l’ipertensione è riferita dal 51% delle persone senza patologie croniche, ma si rileva nel 64% delle persone con una patologia cronica e nel 76% delle persone con policronicità).

Le differenze di genere nella cronicità e nelle policronicità risultano statisticamente significative dopo i 65 anni e sembrano favorire le donne: questo risultato è determinato da differenze di genere nell’esposizione ai fattori di rischio noti per la loro insorgenza (come differenti stili di vita), ma anche nelle differenze di genere nell’approccio e nell’accesso all’offerta di programmi per la diagnosi precoce delle malattie (come i programmi di screening oncologici e le campagne vaccinali). Relativamente agli stili di vita, una minore abitudine al fumo di sigaretta e al consumo di alcol vedono le donne favorite con incidenze inferiori rispetto a quelle osservate nella popolazione maschile; stesso dicasi in riferimento all’obesità. Fra i fattori di rischio comportamentali, l’inattività fisica è l’unico che agisce a sfavore delle donne, che risultano sempre più sedentarie degli uomini.

Dunque, il quadro che emerge da questi dati mostra un Paese longevo ma con una quota rilevante di anziani con patologie croniche e policronicità che accresce la loro vulnerabilità a eventi avversi alla salute, come si è anche rilevato a proposito del coronavirus.