Non smette di bruciare neanche a settembre la Sicilia, dilaniata dagli incendi ma anche dalle polemiche suscitate dalla grave situazione che l’isola si è trovata a fronteggiare senza strumenti opportuni. Negli ultimi due giorni la Sicilia ha speso 700.000 euro soltanto per l’utilizzo dei canadair, così come affermato dall’eurodeputato del gruppo dei “Greens Europei” Ignazio Corrao: “Da anni denuncio alla Commissione UE il dramma degli incendi – ha dichiarato – e spingo per una serie di azioni urgenti, tra cui l’accertamento delle responsabilità della Regione negli ultimi 20 anni, l’utilizzo di nuove tecnologie come i droni e la gestione pubblica dei mezzi anti incendio per contrastare il business economico legato allo spegnimento. È pura follia spendere 700.000 euro di soldi pubblici in soli due giorni di intervento dei canadair quando la Regione non ha mai rafforzato i distaccamenti territoriali delle guardie forestali, che sarebbero fondamentali per la prevenzione”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche la deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Roberta Schillaci che, con una interrogazione ed una mozione, chiede al governo di introdurre i volontari nell’azione di prevenzione e spegnimento degli incendi, oltre che di creare un coordinamento regionale boschivo, con il coinvolgimento del Wwf, di Legambiente e di tutte quelle associazioni che nel tempo si sono spese per la tutela del nostro territorio. “Sono circa 500 le associazioni, di volontariato che fanno capo alla Protezione Civile o ambientaliste, per un numero compreso tra le 4000 e le 6000 unità, che non vengono utilizzate – ha precisato Roberta Schillaci – Potrebbero, invece, essere molto utili nella fase di prevenzione degli incendi, avvistamento e, alcuni di questi con una specifica formazione e dotazione di sistemi di protezione, potrebbero spegnere i piccoli focolai, che se presi in tempo non si trasformano in incendio vero e proprio. A luglio è intervenuta una nuova norma che modifica la legge 16/1996, parliamo della n. 9/2023, che prevede la possibilità di coinvolgere le associazioni a supporto del Corpo Forestale, quindi con l’interrogazione che abbiamo presentato a firma dei 5stelle chiediamo al governo a che punto sia l’attuazione di questa legge, ma anche se abbia intenzione di modificare il sistema, dal momento che fino a qualche giorno fa abbiamo avuto ancora incendi importanti”.
Un’altra innovazione sarebbe quella dell’istituzione del numero unico per le emergenze relativo agli incendi, ma principalmente la Schillaci con la sua mozione chiede di istituire l’Osservatorio Permanente Antincendio Boschivo composto dai principali attori coinvolti nella pianificazione e lotta attiva agli incendi boschivi che sono la Protezione Civile Regionale, i Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia e di Volontariato di Protezione Civile, oltre che le associazioni ed altri enti ed organismi di settore: “Nelle regioni a statuto ordinario in tutto ciò che attiene l’antincendio boschivo è prevista una sinergia tra tutti i corpi per gestire l’intero sistema antincendio – chiarisce ancora la deputata all’Ars dei 5Stelle e membro della Commissione Antimafia – Invece, nelle regioni a statuto speciale, soprattutto in Sicilia, la competenza sugli incendi boschivi è esclusivamente del Corpo Forestale, ciò è un problema perché ad oggi lavora con mezzi vecchi e numericamente insufficienti, ma soprattutto è carente di risorse umane. Per cui ho intenzione di mettere mano anche alla norma regionale nelle prossime settimane, perché quello che serve più di tutto è il coordinamento unico, con un solo gestore da chiamare in caso di emergenza”.
Parafrasando Giovanni Falcone, secondo la Schillaci per trovare i colpevoli dei roghi dovremmo in primo luogo chiederci chi ci guadagna e partire dagli interessi dei diversi attori coinvolti. “Con la Commissione Antimafia della scorsa legislatura abbiamo fatto un’inchiesta sugli incendi, che naturalmente sono di varia natura – racconta ancora Roberta Schillaci – Abbiamo appurato che il 98% degli incendi sono dolosi e che ci sono varie motivazioni dietro: alcuni incendiano per rinnovare i pascoli, altri per vendetta, poi c’è il forestale che ha la preoccupazione di restare senza lavoro. C’è dietro anche un sistema organizzato dalla criminalità, perché altrimenti non spiegherebbe quello che è successo questa estate. Sicuramente ci sono molti interessi, soprattutto nello spegnimento, e non si investe nella prevenzione. Qui, a mio avviso, bisognerebbe intervenire con il famoso ‘metodo Aspromonte’ che è stato molto utile alla regione Calabria e prevede proprio il coinvolgimento delle associazioni a cui viene affidato una porzione di terreno della regione per tutelarlo ai fini non solo della prevenzione ma anche dell’avvistamento e dei piccoli spegnimenti, perché è un deterrente per i malintenzionati se i boschi e i terreni “vivono”, cioè vengono presidiati dalle associazioni, che potrebbero poi anche sfruttarli da un punto di vista paesaggistico e turistico. Quindi l’obiettivo è di fare rivivere i boschi e le aree attrezzate dei tanti parchi che abbiamo in Sicilia, anche su Nebrodi ci sono delle aree attrezzate in cui sono stati spesi dei soldi europei negli anni ’90, ma completamente abbandonati”.