SCIACCA (AG) – La terza conferenza di sistema di Confcommercio Sicilia, in programma anche oggi al Verdura resort di Sciacca, è servita per affermare la centralità della Sicilia nel futuro del Mediterraneo. Due giorni per individuare le strategie necessarie ad affrontare la “permacrisi”, il rincorrersi di emergenze che mettono in ginocchio le imprese del terziario di mercato.
Su base annua, per la nostra Isola e per quanto riguarda le vendite al dettaglio (quindi di tutti i settori, non solo di quello alimentare) si prevede, a novembre, un +2,1% in valore e un -3,8% in volume.
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A ottobre, sempre in Sicilia, rispetto al mese precedente di settembre, sono risultate in diminuzione sia le vendite dei beni alimentari (-0,2% in valore e -0,7% in volume) che quelle dei beni non alimentari (rispettivamente -0,3% e -0,4%). A livello tendenziale, le vendite di beni alimentari, dall’inizio dell’anno, sono cresciute del 4,9% in valore e sono diminuite del 3,8% in volume, mentre i non alimentari registrano una variazione negativa sia in valore (-0,3%) sia in volume (-4,4%).
Da qui, viene ribadita la preoccupazione che, al di là del periodo delle festività natalizie, fino alla fine dell’anno il segno “meno” possa essere il leitmotiv sia della grande distribuzione quanto delle vendite al dettaglio, alla luce di una sempre più persistente contrazione dei consumi che, alla lunga, finirà con l’incidere sul dato macroeconomico. L’elaborazione dei dati è a cura del centro studi Confcommercio. Per approfondire la questione, in esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, abbiamo intervistato Gianluca Manenti, presidente di Confcommercio Sicilia.
Gli ultimi tre anni hanno messo a dura prova la stabilità finanziaria delle imprese, prima la pandemia, poi la crisi energetica. Qual è il provvedimento che si sente di chiedere al Governo nazionale?
“A fronte di una manovra che sarà necessariamente sobria, perché la coperta è corta, registriamo gli interventi apprezzabili di riduzione del cuneo fiscale e contributivo, così come la revisione delle aliquote Irpef da quattro a tre e auspichiamo che questi provvedimenti diventino strutturali. Auspichiamo inoltre, ed è questa la richiesta che facciamo al Governo nazionale, anche una detassazione degli aumenti salariali e contrattuali e bisogna anche fare in modo che la pressione fiscale, oggi preoccupante, non diventi troppo elevata, ma questo è stato ed è l’impegno assunto e noi siamo fiduciosi. Bisogna sperare pure che i salari siano ritoccati all’insù. Un’altra sollecitazione inoltriamo al Governo. Siamo molto preoccupati, alla luce dei conflitti bellici in corso, l’ultimo quello nell’area del Medioriente, non solo dal punto di vista della tragedia umana ma anche dal punto di vista economico, per l’aumento dei prezzi delle materie prime. Quindi, siamo allarmati anche dalla possibilità che il conflitto possa allargarsi. La richiesta è quella di individuare i provvedimenti opportuni per calmierare questi prezzi”.
Secondo lei, quali sono le strategie necessarie da attuare per uscire dalla crisi?
“C’è un termine, intanto, che riassume questa stagione economica e sociale complicata, un termine che è ‘permacrisi’ e che, a nostro avviso, riassume le incertezze, le emergenze e le sfide dei tempi che stiamo vivendo. Incertezze, emergenze, sfide che ci dicono, anzitutto ed ancora una volta, dell’importanza di dovere contare su una politica forte, decisionista, lungimirante, in grado di prendere decisioni rispetto a provvedimenti adeguati senza indugi e tentennamenti. Ecco perché, tra l’altro, chiediamo risposte al governatore siciliano Schifani. Lo facciamo a nome di 45mila imprese associate che si attendono una indicazione precisa sulle questioni che abbiamo posto e che riguardano il futuro di chi opera nel terziario di mercato. Parliamo di infrastrutture, efficienza energetica, rigenerazione urbana, piani integrati delle nostre città, transizione ecologica, dissesto idrogeologico, disoccupazione, scuola e formazione, continuità stagionale. Per i quali, con i fondi del Pnrr, si possono prevedere moltissimi investimenti. Ma è necessaria visione e lungimiranza. Ad esempio, si prevede che il turismo costiero e marittimo possa rappresentare il 12,5% del Pil dei Paesi mediterranei, e tra questi la Sicilia deve riuscire a ritagliarsi un ruolo specifico, entro il 2026 e il 12,5% dell’occupazione totale. Il contributo del turismo al Pil è destinato a raggiungere il 10% entro il 2027, mentre, in termini di occupazione, potrebbe arrivare a rappresentare 2,8 milioni di posti di lavoro. E questi sono numeri”.
La situazione attuale penalizza tutto il mondo del commercio o colpisce soltanto i negozi di vicinato?
“Nelle stime preliminari Istat per la Sicilia nel mese di novembre, per le vendite al dettaglio si parla del -0,2% in valore e del -0,3% in volume rispetto al mese precedente, quindi ottobre 2023. Questo perché da un lato si compra di meno o si cercano formati più economici e meno pregiati. Si risparmia, insomma, anche sulla spesa alimentare, come conseguenza dell’elevata inflazione e dunque le famiglie adottano una strategia di risparmio per fronteggiare i rincari. Questo significa che a farne le spese sono soprattutto i negozi di vicinato. Ma, in parte, la crisi sta penalizzando anche l’online, almeno con riferimento ai dati che arrivano dal nostro ufficio studi. Per la prima volta, nell’ultimo anno, a ottobre si è registrato un calo dell’1,6%. Occorrerà capire se questa tendenza sarà riconfermata anche nei mesi a venire”.
Cosa ne pensa del Dl Sud?
“Chiediamo un’accelerazione, un cambio di passo, sui percorsi legati alle energie rinnovabili a sostegno delle piccole e medie imprese, sull’annosa questione dei rifiuti e dei termovalorizzatori, sulla Zes unica e sulla nuova programmazione dei fondi dell’Unione europea. Occorre decisionismo sul Ponte sullo Stretto di Messina, non possiamo continuare a parlarne per i prossimi vent’anni. Una cosa la sappiamo. Se il Sud non sarà messo nella condizione di recuperare decenni di ritardi atavici, l’Italia non potrà completare la propria ripartenza”.