Inchiesta

Innovazione, imprese asfissiate dalla burocrazia. Spesa in Ict 1,2 mld contro i 7 mld del Lazio

Ormai l’innovazione sta entrando sempre di più a far parte della nostra vita e del mondo imprenditoriale e come ogni anno Assintel (l’Associazione nazionale delle imprese Ict) fa il punto sulla digitalizzazione delle imprese e le stime per il 2020 di quella che sarà la spesa delle stesse per l’innovazione tecnologica (Assintel report 2020).

Secondo l’indagine, la Sicilia nei tre mercati principali – Information communication technology (Ict), Information technology (It) e Servizi di telecomunicazioni – si trova sempre all’ottavo posto in classifica dopo Lazio, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Campania e Toscana.

Ad andare male è il gap soprattutto con le prime della classe. Nel primo caso, infatti, le nostre imprese, secondo il rapporto, investiranno un po’ di più di un miliardo di euro (1,2 per la precisione), ben lontane dai quasi 7 miliardi del Lazio e dei poco più di 6 miliardi della Lombardia. Il Piemonte supererà invece i 4 miliardi anche se non di molto.

Nel mercato It la Sicilia spenderà circa un miliardo, mentre il Lazio investirà una cifra vicina ai 5,7 miliardi, la Lombardia poco meno di 5 miliardi e il Piemonte quasi 4 miliardi.

Nei Servizi di telecomunicazioni la nostra Terra investirà una cifra vicina ai 300 milioni di euro, “bruscolini” in confronto alla Lombardia che spenderà oltre un miliardo e 400 milioni, superando stavolta il Lazio che “si limiterà” a più di 800 milioni di euro.

Ma il divario tra la Sicilia ed altre regioni del Paese si evince dividendo, come abbiamo fatto, le cifre spese in media in ogni regione dalle aziende per il mercato Itc nell’anno appena concluso con il numero delle imprese presenti in ciascuna realtà alla fine del mese di settembre, secondo i dati di Unioncamere.

Dai calcoli da noi effettuati risulta infatti che nella nostra terra sono stati investiti in media 2.740 euro (quoto di un miliardo e 281 milioni di euro circa diviso 467.447 imprese), meno che nel Lazio, dove la media si aggira sui 9.941 euro, in Piemonte (9.493 euro), in Emilia-Romagna (7.039 euro), in Lombardia (6.379 euro), in Veneto (5.064 euro), in Toscana (3.386 euro), ma anche in Friuli-Venezia Giulia (7.150 euro), in Liguria (3.321 euro), in Sardegna (2.948 euro) e in una regione molto piccola come il Trentino Alto-Adige con 3.061 euro. In questa classifica, dunque, la Sicilia scende alcuni gradini, posizionandosi al 12° posto.

La cifra spesa nella nostra Isola è superiore rispetto a quelle di realtà come l’Abruzzo dove non si è andati oltre la media di 2.605 euro o in confronto alla Campania dove non sono stati superati i 2.560 euro, la Calabria (2.476 euro), le Marche (2.331 euro), la Basilicata (2.254 euro), la Puglia (2.219 euro), la Valle d’Aosta (2.179 euro), l’Umbria (1.295 euro) e il Molise con 759 euro.

Ma quali misure possono essere adottate per condurre la Sicilia ancora di più all’avanguardia in fatto di nuove tecnologie e innovazione? Un apporto di un certo rilievo può essere quello delle nuove generazioni d’imprenditori, potenzialmente più inclini all’innovazione sia nell’apprendimento che nell’utilizzo. L’auspicio è che le start-up, nei vari settori imprenditoriali, soprattutto se supportate in modo adeguato da istituzioni e associazioni di categoria, possano far sì che la nostra Terra vada verso una sempre maggiore modernizzazione, necessaria per la crescita e lo sviluppo economico.

Molte speranze sono riposte dunque nelle nuove generazioni, sempre più al passo coi tempi. Un tassello importante verso una maggiore digitalizzazione è il protocollo d’intesa, siglato lo scorso mese a Palermo, tra Regione Siciliana e Artes 4.0 (uno degli otto centri di competenza finanziati in Italia dal Ministero dello Sviluppo economico) sui temi dello sviluppo di competenze e innovazioni. Presenti tra gli altri, gli assessori Mimmo Turano e Roberto Lagalla che hanno siglato l’importante accordo per conto della Regione Siciliana. “L’obiettivo – hanno spiegato – è orientare in maniera efficace le nostre misure d’intervento e la nostra strategia dell’innovazione verso le reali esigenze del nostro sistema produttivo”.

Alessandro Albanese, vice presidente vicario di Sicindustria, sul tema dell’innovazione

Quali sono le difficoltà delle imprese isolane per innovare?
“Il tessuto imprenditoriale siciliano è costituito perlopiù da piccole e medie imprese. Occorre quindi innanzitutto spingere sulla crescita dimensionale delle aziende che attualmente riescono, comunque, a fare innovazione di prodotto e di processo garantendosi un palcoscenico di tutto rispetto sui mercati internazionali. Oggi, per stare sul mercato, innovare è una condizione imprescindibile, ma per ottenere risultati ragguardevoli bisogna, come dico sempre, creare una maggiore sinergia tra centri di ricerca, imprese, sistema finanziario e formazione di alto livello. Abbiamo tanti soggetti – le Università, il Cnr, enti privati di ricerca, le imprese, le banche – ciascuno impegnato nelle proprie funzioni istituzionali, ma non abbiamo costruito il network strategico e gestionale che li leghi”.

La Regione supporta le imprese attraverso la spesa dei fondi Ue e bandi per l’innovazione?
“Qui tocchiamo un nervo scoperto perché da un lato la Regione emana i bandi per l’innovazione, dall’altro li blocca per mesi e, anche anni, azzerando di fatto i progetti imprenditoriali. Innovare significa arrivare prima degli altri. Ritardare significa essere tagliati fuori e vanificare gli sforzi messi in campo dalle imprese”.

Voi vi fate promotori con il Governo nazionale e regionale per incentivare l’innovazione delle imprese? Avete intrapreso iniziative al riguardo?
“Il mondo dell’industria sta cambiando a una velocità e con una pervasività, tra i settori e i contesti sociali, che non hanno precedenti nella storia. Il sistema Confindustria gioca un ruolo di primo piano sia al proprio interno, e quindi verso le imprese che rappresenta attraverso un’azione di formazione e sensibilizzazione in tema di Industria 4.0, sia all’esterno fornendo un supporto qualificato agli interlocutori istituzionali.
Per quanto ci riguarda più da vicino, Sicindustria proprio per agevolare l’accesso di imprese e lavoratori delle pmi alle risorse del Piano Impresa 4.0 ha, ad esempio, siglato un accordo con i tre sindacati confederali al fine di permettere alle imprese di beneficiare del credito di imposta previsto per le attività formative su Industria 4.0.”.

Abbiamo intervistato Giuliano La Barbera, amministratore di Coloombus.com, start-up che si occupa di servizi logistici per imprese attraverso il web.

Quali benefici ha apportato la digitalizzazione nella vostra azienda anche per quanto riguarda i rapporti con i clienti?
“I benefici sono su tutto in quanto la nostra è una start-up che basa la sua attività sul software che fa qualcosa di quasi “magico” perché rende immediatamente accessibile quello che una volta richiedeva dai due ai 30 giorni lavorativi per essere elaborato.
La digitalizzazione accorcia i tempi; prima occorreva una lunga trafila solo per conoscere i costi, oggi è possibile accedere in tempo reale per qualsiasi informazione grazie appunto alla digitalizzazione dell’intero processo”.

Ma è tutto “rose e fiori” o ci sono anche difficoltà nell’utilizzo delle tecnologie digitali?
“Ci sono anche delle difficoltà, ma non riguardano tanto il fatto di inventare qualche strumento innovativo, è complicato inserirci in un mercato dove vige un modello di utilizzo tradizionale per qualsiasi settore (forse da noi la cosa più digitalizzata che esiste è la posta elettronica).
Il concetto è che il nostro utente spesso non è avvezzo alla digitalizzazione quindi dobbiamo essere noi ad adattarci al suo linguaggio, siamo noi a dover proporre ciò che facciamo nel modo più adeguato al cliente perché il mercato non è digitalizzato”.

Cosa consiglieresti ad un interlocutore che volesse utilizzare le tecnologie digitali?
“Consiglierei di sperimentare; chiunque pensa di voler realizzare un’idea, deve metterla nero su bianco e poi considerare tutti i passaggi necessari per portarla a compimento.
Nell’ambito della digitalizzazione è realizzabile quasi qualsiasi cosa, l’unico problema reale oggi per dare vita ad un prodotto innovativo sono i finanziamenti”.