Politica

Caso Italia Viva e centrodestra, da Roma a Palermo: l’ombra del “rimpasto municipale”

Tira vento in quel di Palazzo delle Aquile a Palermo, e non per le finestre aperte dell’ufficio del primo cittadino Roberto Lagalla, ma per quelle di Palazzo d’Orleans. I rapporti tra il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, nomina dopo nomina, sono sempre più freddi e distaccati. Già gli sporadici incontri pubblici mal celano lo scarso piacere di sedere l’uno di fianco all’altro. Giovedì, ad esempio, a Palermo andrà in scena questo genere di rapporto, con una plastica dimostrazione, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale.

Piazza Politeama accoglierà infatti la manifestazione organizzata e finanziata dalla Fondazione Tommaso Dragotto con il Comune di Palermo e anche quella organizzata dall’ASP 6 di Palermo con il suo Dipartimento di Salute mentale, che è di diretta competenza della Regione Siciliana. Una giornata mondiale, due eventi diversi, stessa piazza.

Le tensioni erano comunque ormai un nodo giunto tra i denti del pettine.

Italia Viva e Comune di Palermo, tensioni e dibattiti

Il balletto della politica nazionale sarebbe inevitabilmente sceso fino in Sicilia per consolidarsi in quello che più che un negoziato da campo largo rischia di divenire un dito tra moglie e marito. Italia Viva infatti è in questo momento il dito che rischia di frapporsi tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, che dal dialogo Schlein-Conte a quello tra i rispettivi gruppi all’ARS sembra poter reggere un’alleanza di contrapposizione al fronte di centrodestra. L’idea che IV possa andare in un campo largo di centrosinistra non piace al centrodestra, mentre dalla parte opposta sembra porsi adesso un aut-aut sulla posizione che il partito di Matteo Renzi intende occupare in futuro nel perimetro nazionale. Quindi Partito Socialista Europeo a parte. Una discussione nazionale che si materializza nel Consiglio comunale di Palermo, dove è presente un gruppo renziano, a differenza dell’ARS in cui Italia Viva non c’è.

L’ombra del “rimpasto”

Tra i nomi in discussione a Palazzo delle Aquile c’è quello dell’assessore ai lavori pubblici Salvatore Orlando, che, a parte ricordare d’essere stato eletto con la lista civica “Lavoriamo per Palermo” e non sotto il vessillo di Italia Viva, contattato dal Quotidiano di Sicilia ha preferito non commentare un “dibattito politico”. Fuori dal dibattito, l’assessore, ma non scientificamente fuori da ogni discussione la sua delega, salvo una diversa e ben più grave rottura tra Lagalla e Schifani, che decisamente non ha gradito l’attacco di Davide Faraone, colonnello di ferro di Matteo Renzi, sulla nomina commissariale del presidente della Regione per l’emergenza idrica.

In discussione quindi, in caso di rimpasto “municipale”, anche il consigliere comunale Dario Chinnici, anch’esso eletto con la lista civica Lavoriamo per Palermo. In termini di equilibri di maggioranza in Consiglio comunale non sarà un idillio per Roberto Lagalla, che con Orlando e Chinnici ha sempre manifestato un’ottima intesa.

Il caso Faraone

Il presidente Schifani, nei giorni scorsi, aveva affidato a una nota personale su social media la replica alla critica espressa da Faraone: “Ma i deputati nazionali dell’opposizione che oggi contestano la concessione dei poteri commissariali al presidente della Regione Siciliana dov’erano quando le identiche prerogative per la costruzione del termovalorizzatore furono attribuite al sindaco PD di Roma Gualtieri?”.

La collocazione dell’ex sottosegretario renziano, quindi di Italia Viva, è per il presidente forzista delle Regione Siciliana evidentemente all’opposizione, come da quadro parlamentare nazionale, e il Consiglio comunale di Palermo è in tal senso una eccezione siciliana non tollerabile. Tanto più se, durante i negoziati per l’alleanza dei partiti di opposizione a Roma ai fini di una collocazione renziana in sede europea, l’intervento di Davide Faraone sul commissario straordinario Schifani offre spunto per un attacco da Palazzo d’Orleans a Palazzo delle Aquile.

Il caso Italia Viva, non solo a Palermo

La vicenda politica che investe il Consiglio e l’amministrazione comunale di Palermo sembra affascinare poco il gruppo PD all’ARS, che relega la questione Italia Viva a un mero interesse strategico di Matteo Renzi in sede europea. “Mi pare chiaro, adesso, che Renzi stia tornando a guardare al Partito socialista europeo – afferma il capogruppo dem all’ARS Michele Catanzaro – e di conseguenza nel campo progressista”. Se per Catanzaro comunque non ci sono alternative al “fare subito chiarezza partendo dal capoluogo in Sicilia, se si vuole ragionare su un perimetro politico che lavori all’alternativa a questo governo di destra”, la vicenda resta qualcosa che forse si può meglio inquadrare come attrito interno alla stessa area politica di governo, o ancora più esattamente all’interno di Forza Italia siciliana.

Da parte del gruppo Partito Democratico all’ARS, sentendo il capogruppo, non ci sarebbe un veto a priori su una apertura a Italia Viva per costituire un fronte opposto a quello di centrodestra, ma in questo bisogna considerare anche i numeri esigui di presenza sul territorio siciliano del partito di Matteo Renzi, prossimo allo zero nei comuni dell’isola. Intanto, l’unico all’angolo, su cui tutti possono esercitare pressione, è il sindaco di Palermo. Proprio su questa vicenda, Lagalla potrebbe affermare la sua posizione politica – ci dice Catanzaro – partendo dal tema dei diritti civili”.

A quel punto, precisa il capogruppo dem all’ARS, il sindaco di Palermo “non può stare con Fratelli d’Italia, né con la Lega”. Punto caldo, quello in oggetto, che il Consiglio comunale di Palermo, Italia Viva o Lavoriamo per Palermo a parte, non riesce a risolvere.

Anche questa mattina infatti la questione delle trascrizioni in registro anagrafico per le famiglie arcobaleno è saltata. Numero legale insufficiente per un ordine del giorno che si strascina ormai da un po’ tra emendamenti last minute e sala consiliare senza numero legale. Ma a questo punto, per continuare ad amministrare la Città metropolitana di Palermo, Roberto Lagalla dovrebbe lasciare la maggioranza con Fratelli d’Italia e Lega e tenere Italia Viva per un passaggio verso una maggioranza di centrosinistra insieme ad Azione. Fantascienza politica a parte, il primo cittadino di Palermo pare dovrà accontentarsi di dirsi d’accordo con il presidente della Regione Schifani sull’invito al ripensamento di Vito Riggio circa le dimissioni da amministratore delegato Gesap aeroporto di Palermo, e poco altro che Renato Schifani sarà disposto a concedergli.

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