Il cannocchiale

La prossima guerra

Mentre la guerra in Medio oriente tra Israele e Hamas occupa le prime pagine dei giornali e quella in Ucraina continua non meno violenta e drammatica di prima, un altro conflitto si sta preparando. Non così vicino, quindi è normale che non ci sia una grande attenzione, anche se i suoi effetti, come un’onda, arriveranno fino a noi.

I contendenti sono l’Azerbaijan e l’Armenia, la materia del contendere è la regione sud dell’Armenia al confine con l’Iran, il Syunik, che gli azeri chiamano Zangezur. Nel corso dei secoli le popolazioni si sono mescolate, ma finché tutte stavano sotto l’Impero Ottomano o l’Unione Sovietica i problemi erano limitati. Una volta diventati stati indipendenti sono arrivati i problemi.

Dopo oltre trent’anni di conflitto il Nagorno Karabakh è stato conquistato dall’Azerbaijan che ora mira ad occupare il Syunik per collegare l’esclave di Nakhchivan, un territorio azero incuneato tra la Turchia e l’Armenia. Come sempre i contendenti non sono soli.

Nella controversia vogliono dire la loro anche la Turchia, che appoggia l’Azerbaijan e mira a espandere la propria influenza nel Caucaso meridionale e l’Iran, che ospita un’importante minoranza azera, e vuole continuare a confinare con l’Armenia per evitare di essere accerchiato da paesi turcofoni. Poi c’è la Francia, che ha rapporti con l’Armenia che risalgono ai tempi delle crociate e una consistente comunità residente che, nel suo piccolo, vuole far sentire la sua voce per mantenere l’integrità territoriale armena, e per questo sta aprendo un consolato nel Syunik. E infine ci sono gli Stati Uniti, schierati con l’Armenia e la Russia, che dovrebbe difenderla, ma entrambi hanno già dato prova delle loro intenzioni in Nagorno Karabakh. Come si vede un complicato groviglio di interessi e rapporti passati, presenti e futuri, che però diventano secondari di fronte alle attuali emergenze. Così intanto Baku continua a prepararsi alla guerra, contando sul cono d’ombra offerto da altre tragedie più grandi.