Sicilia

La Sicilia delle morti bianche, troppi i decessi: i numeri da paura

Tanti, troppi i morti sul lavoro in Sicilia. Secondo l’Inail, tra il 2019 e il 2023 nell’isola sono stati 406 i morti sul lavoro, uno ogni 4 giorni. È un numero enorme, che pone la Regione all’ottavo posto in Italia. In prima posizione la Lombardia, con 1.092 morti nel quinquennio, ma che presenta anche quasi il doppio della popolazione e un reticolato economico molto più articolato e vivace della Sicilia.

Al secondo posto la Campania, che scende a 628 morti tra 2019 e 2023, e il Lazio a 599. In totale, nella penisola sono morte 6.618 lavoratori, quasi 4 persone ogni giorno dell’anno. Unica nota positiva, il trend decrescente: se nel 2019 i morti in Sicilia sono stati 88, nel 2023 si è passati a 65; unico picco verso l’alto nel 2020, anno in cui ha sicuramente inciso la pandemia con le sue morti sul lavoro connesse all’epidemia. Per il resto è stata una continua discesa, generalizzata a tutta la penisola, dove si è passati da 1.235 morti nel 2019 a 1.041 nel 2023. 

Sicilia, i cantieri edili una “trappola” mortale

Moltissimi di questi lavoratori che perdono la vita ogni giorno lo fanno nei cantieri edili. Tra il 2019 e il 2023 in Sicilia, secondo l’elaborazione dei dati Inail fatta dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, su 341 morti sul lavoro, 42 lavoravano nelle costruzioni e 9 nell’impiantistica. I numeri sono in linea con la situazione nazionale, dopo sono 790 i lavoratori edili che hanno perso la vita sul lavoro nei 4 anni considerati, e 202 i lavoratori nell’impiantistica. Una situazione spinosa, in quanto, secondo la Cgia di Mestre, “non è comunque da escludere che in misura sempre più crescente questi lavoratori si trovino all’interno di un cantiere non per realizzare degli impianti (elettrici, idraulici, sanitari, di condizionamento, di sollevamento), ma per eseguire delle mansioni di natura strettamente edile senza disporre, però, di un corretto inquadramento contrattuale, ovvero quello dell’edilizia”. Si tratterebbe, secondo la Cgia, di una tendenza che consente alle imprese che ricorrono a questo “escamotage” di risparmiare sul costo del lavoro. 

Sicilia, formazione non obbligatoria 

Le maestranze che esercitano l’attività edile, ma non dispongono del contratto collettivo nazionale corrispondente, non sono tenute a frequentare i corsi di formazione obbligatori previsti per gli edili, rendendo questi lavoratori meno consapevoli e meno preparati ad affrontare i rischi e i pericoli che possono incorrere durante la giornata lavorativa. I principali fattori di rischio che nei cantieri causano gli eventi infortunistici più gravi sono le cadute dei lavoratori dall’alto; le cadute degli oggetti anche a seguito di crolli, frane o smottamenti; le perdite di controllo dei preposti nella conduzione di mezzi di lavoro. Questi accadimenti sono in gran parte riconducibili a errori di procedura commessi dall’infortunato o da terzi, oppure dall’uso improprio delle attrezzature. 

Sicilia, i lavoratori in nero

Incidenti, quindi, che nascono da pratiche lavorative estemporanee o totalmente scorrette, ma abitualmente tollerate in azienda, e che avvengono soprattutto nei cantieri in cui c’è la compresenza di più imprese. “Senza contare, poi, la presenza endemica nel settore dell’edilizia dei lavoratori in nero – scrive la Cgia – lavoratori completamente sconosciuti al fisco, all’Inps e all’Inail che vengono pagati in contanti ogni fine settimana”. Il tasso di irregolarità delle costruzioni nel 2021, ultimo dato disponibile, era al 13,3%: tra tutti i settori economici presenti nel Paese, solo l’agricoltura con il 16,8% e gli altri servizi alle persone (colf, badanti, cura della persona, etc.) con il 42,6% presentano un tasso superiore alle costruzioni. 

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