Scrivere l'energia

La svolta sostenibile dell’Italia al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza

L’intera Unione europea si sta muovendo, con l’istituzione del Recovery Fund, in direzione del rilancio dell’economia, per uscire da una crisi senza precedenti, causata dalla pandemia di Covid-19, tornando così ad investire sullo sviluppo e sull’innovazione del futuro. La Commissione europea ha stanziato 750 miliardi di euro per la ripresa, di cui circa 1/3 spetterà al nostro Paese; tale somma corrisponde a 208 miliardi: 127 miliardi sono costituiti da prestiti e 81 da aiuti a fondo perduto.

Il 3 Marzo all’evento Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) il ministro Cingolani ha presentato il nuovo Pnrr, noto anche come Next Generation Eu, con i cluster dei progetti e l’allocazione delle risorse. Il nuovo programma, proposto ed approvato dal governo Draghi, si propone di sfruttare i pochi riscontri positivi ottenuti con l’attivazione del piano precedentemente elaborato dal governo Conte 2 e indirizzarli in una prospettiva rinnovata e diversificata.

Il Next Generation Eu, così come presentato alla conferenza, comprende: una valutazione del Piano di Ripresa e Resilienza, il programma di investimenti da presentare all’Unione Europea, la legge di bilancio del 2021 e un aggiornamento degli indicatori compositi europei rispetto all’Agenda 2030. Ai fini dell’attuazione di questo piano, Cingolani ha individuato un binomio fondamentale fra politica e transizione ecologica, che punta a studiare meglio i bilanci e i piani di sviluppo nella ricerca.

“Stiamo coinvolgendo tutti i ministeri perché gli sforzi non siano una somma verticale ma un impegno trasversale volto ad un cambiamento culturale”, ha dichiarato il ministro alla transizione ecologica; emergerà così una nuova immagine dell’Italia come punto di riferimento internazionale, grazie allo snellimento burocratico e alla rivalutazione delle eccellenze del nostro territorio.

Nel corso dei prossimi 5 anni verranno dilazionati 80 miliardi di euro per il compimento della “rivoluzione verde”, che si articola in quattro punti: centralità dell’accumulo dell’energia prodotta, digitalizzazione spinta delle reti di servizio, spinta sulla decarbonizzazione e innovazione del sistema produttivo, incrementando la competitività italiana. Questi progetti convergono verso un obiettivo comune che consiste nel mettere insieme produzione, distribuzione e storage.

Ad occuparsi di ciò sarà il ministero alla transizione ecologica (Mite), nato il 26 febbraio dall’unione del ministero dell’Ambiente con quello alle Infrastrutture e ai Trasporti e quello allo Sviluppo economico; la nuova carica è presieduta dal fisico e accademico Roberto Cingolani. Il ministero si occuperà di allineare la nostra nazione alla strategia del Green Deal Europeo, così da riuscire a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Il “cambiamento culturale” sembra però ancora lontano. I dati registrati dal sondaggio effettuato dal CATI-CAMI-CAWI su circa 800 italiani rivelano che: solo il 34% ritiene importante investire il denaro del Recovery Plan per la transizione verso l’economia verde, spiccano in cima alla lista sanità con il 75% e il 61% per istruzione e ricerca.

Elsa Meli
Miriam Disca
Gaetano Militello
Classe VCL – Ist. Leonardo Da Vinci-Niscemi