Il consenso dei cittadini nei confronti del governo Meloni è ancora alto o almeno questo è quanto emerge dai risultati delle ultime elezioni europee. Nel corso dei più recenti eventi internazionali (G7 in Puglia e vertice Nato a Washington) la presidente del Consiglio si è presentata come la figura più stabile al comando di una nazione in un contesto sempre più propenso a nuovi scenari e “cambi di poltrone” tra i leader dei Paesi appartenenti all’Unione Europea e alla Nato.
Tuttavia non sono molti i giorni che separano la presidente del Consiglio da una nuova grande sfida, quella della legge di Bilancio 2025, la terza del suo governo. A pochi mesi dal suo insediamento la leader di Fratelli d’Italia è stata quasi costretta, per questioni di tempistica, ad emanare una prima legge di Bilancio praticamente identica a quella del precedente esecutivo guidato da Mario Draghi, con l’unica eccezione legata alla rimozione del reddito di cittadinanza.
Le cose sono cambiate con la seconda legge di Bilancio, da considerare sicuramente più rappresentativa per il governo Meloni nell’ambito della politica economica. Tra le misure principali della precedente Manovra non possiamo non citare il taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef e le risorse stanziate per la famiglia con tanto di incentivi per coloro che hanno figli a carico.
Tuttavia la nuova sfida dell’esecutivo adesso sarà quella di riuscire a dare continuità alla precedente legge di Bilancio e se consideriamo che nella nuova Manovra serviranno circa una ventina di miliardi solo per rifinanziare le misure in scadenza, risulta facile dedurre che la strada in tutta in salita, poiché un eventuale fallimento in questo senso provocherebbe l’inevitabile diminuzione degli stipendi per circa 16 milioni di lavoratori. A questo si aggiungerebbero tasse più elevate e un incremento delle situazioni di difficoltà per le famiglie.
A questi 20 miliardi, che servirebbero solamente a riconfermare i provvedimenti in scadenza, si devono aggiungere i 12 miliardi annui di tagli alla spesa pubblica concordati con la Commissione europea. Il governo Meloni entro il prossimo 20 settembre dovrà presentare un piano strutturale della nuova legge di Bilancio che non può non tenere conto di questi elementi. Un documento che nella fase successiva, come accade sempre in questi casi, dovrà essere sottoposto al voto del Parlamento in merito alle politiche di spesa.
Il documento che verrà presentato entro il prossimo 20 settembre dovrà contenere al suo interno quella che sarà l’ossatura della prossima manovra di Bilancio 2025. L’unica certezza per il momento è che il Governo allo stato attuale non dispone dei fondi per prorogare di un anno le misure che attualmente sono in scadenza e ciò che si evince è che sicuramente sono previsti ulteriori tagli alla spesa pubblica che provocheranno come conseguenza meno fondi per sanità, enti locali e istruzione. La data in cui tutti i nodi verranno al pettine si avvicina e intanto il futuro economico del nostro Paese appare tutt’altro che roseo.
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