Messina

Messina, l’Ati si avvia verso il commissariamento

MESSINA – L’Ati, Assemblea territoriale idrica, sembra avviarsi verso il commissariamento. Almeno questo è quello che forse spera il sindaco Cateno De Luca che non ha preso parte all’ultima riunione dove praticamente c’è stato un fronte unico contro l’ipotesi che il servizio idrico integrato per l’intera provincia venga gestito da Amam.

La linea della gestione pubblica porta infatti verso questa direzione visto che la partecipata è l’unica azienda della Città Metropolitana che ha i requisiti indicati nella delibera approvata dall’Ati nel 2018, dove si è optato per la gestione in house. Per il sindaco De Luca, probabilmente, l’unico modo per superare l’impasse è attendere l’arrivo di un commissario che non avrà altra scelta, per ottemperare alla legge, se non l’affidamento del servizio idrico integrato ad Amam. L’Assemblea, con un quorum di presenze del 60,92%, ha votato all’unanimità la richiesta di annullamento in autotutela di quella delibera, richiesta che sarà inoltrata agli uffici dell’Ati prima della prossima riunione convocata per il 16 dicembre.

Nel frattempo ci dovrebbe essere un approfondimento e il presidente Orlando Russo, sindaco di Castelmola, per questo aveva anche proposto la costituzione di una commissione. È  stato approvato all’unanimità anche il documento che spiega l’illegittimità di quella delibera e firmato dal sindaco di Brolo Giuseppe Laccoto.

L’esame e l’approvazione di affidamento in house all’Amam che era all’ordine del giorno viene così rinviato “al fine di consentire una puntuale ricognizione circa i passaggi procedimentali fin qui compiuti – si legge nel documento – che non possono prescindere dalla redazione del Piano d’Ambito la cui approvazione deve avvenire entro gennaio 2021… e valutare forme di gestione diverse rispetto a quella in house illegittimamente deliberata … approfondendo la possibilità di affidare il servizio idrico integrato a società mista pubblico privato con socio privato scelto con procedura di evidenza pubblica”. Un’ alternativa potrebbe essere, se viene annullata la precedente decisione, l’affidamento ai privati dopo l’espletamento di una gara europea ma i tempi sarebbero lunghissimi.

L’Ati quindi sembra essersi arenata sul suo principio fondante: la gestione unica del servizio idrico, messo in discussione ormai dalla maggioranza dei 108 Comuni che costituiscono l’Assemblea. Il sindaco di Ucria Vincenzo Crisà ad esempio ha chiesto di uscire dall’Ati e avere una gestione autonoma, il sindaco di Rometta Nicola Merlino come altri vorrebbe la costituzione di Sub ambiti ed il sindaco di Tusa Luigi Miceli chiede da tempo alla Regione un emendamento di modifica alla legge che consenta l’autonomia di gestione, facendo riferimento alla sentenza 33/2019 del 4 marzo della Corte costituzionale che stabilisce che i Comuni al di sotto dei 5mila abitanti “possono sottrarsi alla gestione associata delle funzioni fondamentali se dimostrano che non realizzano risparmi”.

Il presidente dell’Ati Orlando ribadisce che secondo le disposizioni regionali non si possono costituire sub-ambiti, quindi l’Ati dovrà gestire l’intera provincia, anche se da sindaco comprende quanto sia complicato trovare una sintesi tra situazioni tanto diverse. Stiamo parlando di un territorio complesso di 108 comuni, la maggior parte dei quali al di sotto dei tremila abitanti, che si servono da fonti idriche che si trovano anche nelle provincie di Palermo, Catania ed Enna.

I problemi li pongono soprattutto quei territori che hanno raggiunto un’autonomia nell’approvvigionamento. Mongiuffi Melia ha tutte le sorgenti e l’acqua oggi lì si paga pochissimo, come si farà a spiegare ai cittadini che con l’Ati devono pagare 10 volte di più? Ci sono Comuni che hanno avuto finanziamenti per la rete idrica e fognaria, perché dovrebbero trovare conveniente passare all’Ati? Comuni importanti come Barcellona infine vedono solo svantaggi anche per alcune esperienze negative del passato, come quelle dell’Ato rifiuti.