SCIACCA (AG) – La città delle leggende e dei miraggi, a partire dall’isola Ferdinandea che sbuca dalle acque e si inabissa dopo poche settimane, lasciando tutti di stucco. Ma anche la città dell’artigianato d’arte, dei maestri orafi che lavorano ancora il corallo, dei ceramisti che si dividono compatti tra tradizione e innovazione. A Sciacca ritornano “Le vie dei Tesori” – da sabato 2 a domenica 17 ottobre, con il supporto del Comune e con UniCredit come main sponsor – con un’edizione che affianca ai luoghi, scelti con cura estrema, anche un ricchissimo programma di esperienze, laboratori e degustazioni.
La nuova edizione è stata illustrata dal sindaco Francesca Valenti, dall’assessore alla Cultura Gisella Mondino, dal presidente e dal vicepresidente della Fondazione “Le vie dei Tesori”, Laura Anello e Marcello Barbaro, dal responsabile dell’Area retail Agrigento di UniCredit, Alfio Bonaccorso, e dal direttore del Flag “Il sole e l’azzurro” Giovanni Borsellino.
Tra i 13 luoghi, occhi puntati sulla Chiesa dello Spasimo, chiusa da anni, la cui apertura è attesa prima di tutto dai saccensi. Fa parte del Complesso Fazello, sull’altare si trovava la grande tavola dello Spasimo, copia cinquecentesca dell’opera di Raffaello (oggi esposta al Prado) del pittore palermitano Antonello Crescenzio. Nel Novecento, divenne sede di una sezione della Corte d’Assise di Agrigento, e ospitò processi penali. Nel 1963 Pietro Germi vi girò la scena del processo di “Sedotta e abbandonata”, per il festival ospiterà una personale inedita di Franco Accursio Gulino.
Ma non sarà l’unica novità, anzi: tra i luoghi ci sono collezioni private, case d’artista, chiese dimenticate e persino l’ex chiostro del Carmine, oggi carcere, dove sarà possibile entrare solo per qualche ora. Poi le esperienze e le passeggiate, tantissime: si potrà andar per mare e per terra, visitare le botteghe e assistere al lavoro degli artigiani, salire su un’art-car o assistere al racconto degli stazzunari o andare a lezione di uncinetto. E tanto altro.
Tre weekend, sempre sabato e domenica, per un nuovo festival di “resistenza”, il secondo post Covid. Un festival che ha portato la cultura fuori da palazzi istituzionali e Atenei, ha sperimentato, cercato, scoperto percorsi e siti: ed è cresciuto ogni anno. Riconquiste per i cittadini e occasioni imperdibili per i turisti. Ma è soprattutto la manifestazione che costruisce reti. Il festival ha saputo creare sinergie e dialogo, e attivato un progetto che si compie grazie alla collaborazione di oltre duecento partner: Regione, Atenei, Comuni, Diocesi, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari. Senza contare le aziende enogastronomiche che partecipano al progetto satellite, Terre dei Tesori, e apriranno cantine, vigneti, frantoi, caseifici, vivai, aziende di coltivazioni di frutti tropicali, in collaborazione con il dipartimento Agricoltura della Regione siciliana. Un progetto che si anima della narrazione collettiva, della voglia di riappropriazione dei cittadini, della partecipazione delle centinaia di giovani che ogni anno si uniscono alla squadra di organizzatori, narratori, esperti del territorio, giornalisti.