Cronaca

Dall’esempio del “Papa” ai vertici di Cosa nostra, i dettagli del sequestro a Leandro Greco

“Ma, u criaturi, pensi che sa spirugghia quello… Greco?” Dieci anni fa, a esprimere dubbi sulla capacità criminale di Leandro Greco, 34enne destinatario di un sequestro di beni del valore complessivo di un milione di euro, erano stati Giovanni e Giuseppe Di Giacomo, mafiosi del mandamento di Porta Nuova.

La storia dice che quello che all’epoca del colloquio in carcere tra i due fratelli era soltanto un “ragazzo” ha dimostrato di “sapersela sbrigare”, scalando i vertici di Cosa nostra al punto da essere tra i protagonisti del tentativo di ricostruzione della commissione provinciale dopo la morte di Totò Riina.

Dalla “carriera” al sequestro, chi è Leandro Greco

Un percorso che Greco ha compiuto anche sulla scorta del cognome che porta, quello della mafia di Ciaculli e non per coincidenza: il nonno era Michele Greco, il boss – definito il Papa – conosciuto anche da chi non segue con assiduità le storie della criminalità organizzata siciliana. Fu infatti Michele Greco, dall’interno di una delle celle dell’aula bunker in cui si stava tenendo il Maxiprocesso, a fare un inquietante augurio ai giudici chiamati a giudicarlo.

Era la fine del 1987: “Desidero fare un augurio – disse Greco parlando al microfono – io vi auguro la pace. A tutti voi auguro la pace, la pace è la tranquillità e la serenità dello spirito e della coscienza e per il compito che vi aspetta la serenità è la base fondamentale per giudicare”.

“Non sono parole mie, ma parole di nostro Signore che lo raccomandò a Mosè e vi auguro – concluse il Papa – che questa pace vi accompagnerà nel resto della vostra vita”.

La pericolosità sociale dell’erede

Oltre trent’anni dopo, a finire in carcere è stato il nipote di Greco. Arrestato a inizio 2019, Leandro Greco è stato condannato in primo grado dal tribunale, a dicembre 2020, nel processo celebratosi con rito abbreviato. Il gup ha disposto una condanna a 12 anni. Verdetto che è stato confermato anche dalla Corte d’appello nel 2022.

“L’attività di indagine – si legge nella sentenza – ha consentito di accertare la presenza di Greco non solo alla riunione tenutasi il 29 maggio 2018 tra i capi-mandamento Gregorio Di Giovanni, capo del mandamento di Porta Nuova; Calogero Lo Piccolo, capo del mandamento di Tommaso Natale e Settimo Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli, finalizzata alla ricostituzione della commissione provinciale di Cosa nostra, ma anche a ulteriori incontri con i predetti Lo Piccolo, Di Giovanni e con Giuseppe Greco”.

Per i giudici chiamati a valutare la pericolosità sociale di Leandro Greco, elemento questo fondamentale per valutare l’esistenza delle condizioni per la misura di sequestro, la data che fa da spartiacque è il 2013. All’epoca Greco aveva 23 anni. È a ottobre di quell’anno che i fratelli Di Giacomo ragionano per la prima volta dell’ingresso del giovane Greco nella gerarchia di Cosa nostra. “Ora là hanno fatto, hanno impostato i Ciaculli di nuovo, questo suo nipote, me l’ha detto il Vavio”, sono le parole intercettate durante il colloquio in carcere tra Giuseppe Di Giovanni e il fratello ergastolano Giovanni. Vavio, invece, è il soprannome di Nunzio Milano, zio materno di Greco e all’epoca già condannato per mafia.

I sigilli

Le indagini patrimoniali a carico di Leandro Greco e dei suoi più stretti familiari ha portato a fotografare la sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni posseduti. Differenze che sono state ritenute giustificabili soltanto con il possesso di risorse economiche illecite e, di conseguenza, molto probabilmente derivanti dall’appartenenza a Cosa nostra. I sigilli sono stati disposti per un immobile destinato a laboratorio artigianale in via Benedetto Civiletti a Palermo, per l’impresa Milano’s, attiva nella ristorazione e intestata alla madre Angela Milano, per l’impresa individuale del fratello Emilio. Sequestrati anche dodici rapporti bancari.

La prima sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, presieduta dalla giudice Gabriella Di Marco, ha fissato per il 15 maggio l’udienza in cui verrà discussa la richiesta di applicazione della misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a carico di Greco. Misura che nel caso venisse disposta entrerebbe in gioco quando il nipote del Papa verrà scarcerato.

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