Ambiente

Legge Salvamare, cercasi associazioni contro l’inquinamento di mari e fiumi

PALERMO – Giornate per la sensibilizzazione e contrasto all’invasione delle plastiche, a tutela dei fiumi e dei mari. È il momento di coinvolgere le associazioni di volontariato e di protezione ambientale. Il dipartimento regionale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico Sicilia ha pubblicato la manifestazione d’interesse per le attività collegate alla legge del 17 maggio 2022, n. 60, la cosiddetta legge “Salvamare”.

Tale norma prevede, tra le altre cose, attività di raccolta delle plastiche lungo le sponde dei corsi d’acqua maggiormente interessati da tale forma di inquinamento e attività di sensibilizzazione, comunicazione e divulgazione di ciò che comporta l’inquinamento da plastica per l’ecosistema marino e come questo vada ad abbattersi sulla vita di tutti.

L’intervento nasce dal decreto della direzione generale sull’“Uso sostenibile del suolo e delle risorse idriche” (Ussri) n. 525 del 13 dicembre del 2023 che, in ottemperanza alla legge “Salvamare”, ha approvato il “Programma triennale di recupero delle plastiche nei fiumi maggiormente interessati da tale forma di inquinamento”.

Le associazioni di volontariato e di protezione ambientale potranno dare la propria disponibilità entro le ore 12 del prossimo 30 marzo, inviando la propria istanza all’indirizzo di posta elettronica certificata dell’Autorità di bacino, in modo da poter organizzare le varie attività di sensibilizzazione nel giro di qualche settimana.

L’invasione delle plastiche danno al sistema marino e fluviale

Una opportunità per avvicinare la cittadinanza al tempo dell’invasione delle plastiche, che porta un importante danno al sistema marino e fluviale, andando ad intaccare fortemente la vita di moltissimi esseri viventi, senza contare quanto ciò vada ad incidere anche in termini di cambiamento climatico.

Una rete di “trappole” per la cattura della plastica

Alla Sicilia, grazie al piano triennale, andranno 250 mila euro per la realizzazione di sistemi di intercettazione e cattura di rifiuti in plastica, galleggianti negli alvei dei corsi d’acqua dell’Isola. In pratica, potrà essere organizzata una rete di “trappole” per la cattura della plastica presente nei fiumi in modo da non inquinare i mari e non far pervenire le pericolose microplastiche alla fauna ittica, con evidenti vantaggi anche per la catena alimentare.

L’avviso al riguardo risale alla primavera dello scorso anno, per individuare i soggetti gestori di riserve naturali interessate da corsi d’acqua perenni e in prossimità di zone costiere e tutti i Comuni i cui corpi idrici superficiali ricadano nell’area della cosiddetta “Rete Natura 2000”, per i quali sono già evidenti i problemi dei rifiuti in plastica. Il Mediterraneo, infatti, è uno tra i mari più inquinati al mondo a causa della plastica.

Come riporta l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Ispra, le densità dei rifiuti totali riscontrate in Italia risultano marcatamente più elevate rispetto a quelle di altri mari europei. Secondo l’organo ambientale delle Nazioni unite, l’Unep, ogni giorno si depositano nel Mediterraneo 730 tonnellate di plastica. La concentrazione di micro-plastiche sulla superficie del mare supera in alcune zone i 64 milioni di particelle per chilometro quadrato.

Si tratta di un fenomeno che ha conseguenze estremamente nocive per gli equilibri degli ecosistemi oceanici e marini e per le specie che li abitano, che spesso ingeriscono oggetti estranei o vi rimangono intrappolati. Senza dimenticare le microplastiche, che vengono ingerite dagli animali: a subirne le ripercussioni è anche la salute umana, visto che attraverso la catena alimentare veniamo a contatto con una serie di agenti chimici i cui effetti nel medio e lungo termine sono ancora poco conosciuti.