Sanità

Lo pneumologo Rapisarda: “Vaccino per riappropriarci della vita”

L’arrivo del vaccino anti-covid, alla fine di dicembre, ha portato una ventata di speranza e – come ogni novità, seppur tanto attesa – anche di polemiche e commenti di ogni genere.

In Sicilia l’arrivo del vaccino è stato preceduto da un periodo particolarmente delicato; tra il mese di novembre e l’inizio di dicembre vi è stato un rilevante numero di ricoveri e decessi che hanno coinvolto persone di tutte le età. Alla situazione emergenziale si è aggiunto il grande stress emotivo per il personale sanitario e per i pazienti – descritto da Federico Rapisarda, dirigente medico, pneumologo presso il reparto di Pneumologia Covid dell’Ospedale Garibaldi centro di Catania, diretto dal primario Rosario Olivieri – che lottano contro una patologia gravissima, dove è da escludere ogni contatto e conforto tra pazienti e familiari e dove anche il rapporto umano tra il personale sanitario e il paziente trova ostacolo nei dispositivi di protezione individuale (caschi, tute, guanti, visiere), seppur indispensabili.

In questo contesto la storia di Simona (42 anni) e Piera (89 anni), ha commosso tutti. Simona è una giovane donna con sindrome di Down, che “come spesso capita – spiega lo pneumologo – ha un carattere aperto e solare. Da noi è giunta perché positiva al Covid, ma fortunatamente con un quadro clinico che non destava particolari preoccupazioni”.

Nella sua inconsapevolezza, rispetto a tutto ciò che si vive in reparto, e con la sua allegria ha portato sorrisi e leggerezza.

Finché la sua vivacità ha raggiunto pure la signora Piera, il cui quadro clinico, invece, destava molte preoccupazioni, perché complicato da patologie pregresse che si aggiungevano alla positività al Covid. Quando Simona viene spostata in una nuova stanza conosce l’anziana.

“La signora Piera era in uno stato catatonico, nonostante il personale medico e paramedico cercasse di spronarla, di risollevarle un po’ il morale. La sua scarsa partecipazione, però, non permetteva di creare un contatto. Ma una mattina succede qualcosa di inaspettato. Guardando dai monitor di controllo i vari pazienti, mentre eravamo intenti al passaggio di consegne al cambio turno, notammo Simona in piedi accanto al letto di Piera; le parlava all’orecchio dolcemente, accarezzandola. La signora con aria contenta la guardava e sorridendo le rispondeva. Sembrava di vedere una nonna con la sua nipotina…”.

Durante il racconto, lo pneumologo nasconde con difficoltà la sua emozione ricordando l’episodio. Purtroppo la signora Piera non è riuscita a vincere la sua battaglia, ma ha potuto trovare un conforto sincero in quei suoi ultimi giorni.

“Accanto alla delicatezza di storie come questa – sottolinea il medico – ci sono poi quelle di chi al Covid non crede e aggredisce i medici quando al telefono cercano di dare informazioni dei loro parenti ricoverati”. La medaglia ha sempre due facce.

“Ora è arrivata la speranza di riappropriarci delle nostre vite grazie alla vaccinazione. E da medico e da cittadino l’auspicio è che ci sia l’adeguata partecipazione. Certo in questi casi l’esempio del personale sanitario che si vaccina fa da traino. Il paziente col quale si instaura un rapporto di fiducia si sente sostenuto, e lì dove ci sono perplessità l’ascolto e l’informazione saranno fondamentali”, spiega il medico.


Sebbene la partita contro il Covid sia ancora tutta da giocare, gli è stato chiesto cosa lascerà in eredità tutto questo, ossia i profondi sconvolgimenti nella routine ospedaliera, nel rapporto tra personale sanitario e utenti, nell’assetto delle strutture sanitarie, e se tutto questo sta alimentando l’esigenza di una nuova visione della sanità… “Tutto ciò – ha risposto lo pneumologo – potrebbe portare ad una maggiore consapevolezza del nostro lavoro e del rapporto tra medico e paziente, e alla necessità di creare una maggiore empatia tra le parti, perché si persegue lo stesso obiettivo. Saranno fondamentali, a tal fine, le iniziative prese da chi governa la sanità, che potranno essere efficaci solo se si capirà il valore della qualità dei servizi, con investimenti importanti sul personale, l’organizzazione, le infrastrutture”.

Francesca Fisichella