Lo stress, amico e nemico

Gli stressori ai quali il modo di vivere della società – anche i nostri antenati primitivi erano stressati perché dovevano provvedere a difendersi dalle minacce delle belve feroci e per procacciarsi il cibo – deve far fronte, per le continue sollecitazioni tecnologiche, le richieste di assoluta presenza e competenza che richiedono le attività comportano un livello altissimo di tensione e attenzione.

Gli elevati ritmi di vita dipendono dalla personalità della persona. Selye definiva “tartaruga” il posapiano; “cavallo da corsa”, quello che sta male se non ha qualcosa da fare, frenetico; poi c’è l’intermedio. Il ritmo più a rischio è il frenetico, più esposto a malattie cardiovascolari, infarto, ictus. Il frenetico, ambizioso non ha uno stile di vita “igienico”. Si abbuffa di mille situazioni per poi scontrarsi con se stesso. Chi si pone traguardi alti, avrà certo grande successo, ma per via della sua attività sovraccarica, sempre di corsa e a far fronte all’orologio è a rischio di attacco cardiaco. Questa figura è stata definita da cardiologici come Meyer Friedma e Ray H.Rosemann “tipo A”.

Il “tipo B” non è molto competitivo, non è ossessionato dalla corsa contro il tempo, è quello meno a rischio. Riguardo al tipo frenetico, tutto dipende da “come” gestisce le emozioni, è una questione di “filtri”. La malattia della fretta, o di “tipo A” necessita di un equilibrio che comporta prendersi tempo per se stessi, e come diceva Walt Shefer, docente di sociologia della California State University, “Imparate a vivere ricordando che “solo il cadavere è un’opera interamente terminata”. Quindi i “campanelli di allarme” quali il calo delle difese, disturbi della funzione organica del tipo “non riesco a digerire”, depressione e senso di stanchezza con perdita della gioia di vivere accompagnata dalla fatica di tirare avanti, insonnia, ansia, appartengono allo Stress Nemico. Sovente questi sintomi sono contrastati con uso di sigarette e alcol.

2° e ultima puntata