La Regione mette a disposizione dei comuni della Sicilia 5 milioni di euro di fondi per tutte quelle spese che vanno a confluire nel capitolo e della lotta al randagismo, così come prescritto dall’articolo 12 della legge regionale 12 ottobre 2023, n. 12, denominato “Contributi ai comuni per l’ospitalità della popolazione canina”.
In tale norma di legge è indicato come le somme, provenienti dal Fondo autonomie locali, per l’anno in corso siano da assegnare in proporzione alla spesa rispettivamente sostenuta dai Comuni nell’anno 2022 per l’ospitalità della popolazione canina, nelle strutture di ricovero e custodia pubbliche o private convenzionate. In una prima fase, quindi, si esplicherà la raccolta dei dati per poter procedere alla distribuzione dei fondi. Successivamente, raccolti i numeri e calcolato il valore da assegnare ad ogni Comune, verrà effettuato il passaggio dei fondi.
Per la comunicazione dei dati da parte dei singoli Comuni è stata predisposta una scheda di attestazione che, debitamente compilata e firmata dal legale rappresentante e dal responsabile dei servizi finanziari dell’ente, dovrà essere trasmessa entro il 10 novembre prossimo all’indirizzo di posta elettronica certificata del dipartimento regionale delle autonomie locali, nella quale vanno indicate le spese sostenute per il mantenimento degli animali nelle strutture apposite.
Saranno poi gli uffici regionali ad effettuare verifiche a campione sulle attestazioni trasmesse, nel quadro delle proprie mansioni di monitoraggio e controllo.
Sta proprio ai Comuni, infatti, occuparsi degli “animali di affezione sprovvisti di proprietario” presenti sul proprio territorio. Così vengono definiti gli animali randagi, nella legge n. 15 del 3 agosto 2022, “Norme per la tutela degli animali e la prevenzione del randagismo”. Pertanto, in accordo con il servizio veterinario dell’azienda sanitaria provinciale, curano il prelievo dei cani vaganti e dei gatti sul territorio, direttamente o indirettamente, in convenzione con società o enti privati, tramite privati cittadini iscritti nell’elenco comunale per il contrasto al randagismo, o attraverso le associazioni per la protezione degli animali iscritte all’elenco regionale.
Sempre i Comuni curano l’affido, l’adozione e la re-immissione dei cani prelevati, per evitare la formazione di branchi che possano mettere a rischio la pubblica incolumità. Infine, ne assicurano la custodia e il mantenimento in strutture proprie.