Caltanissetta

Maccalube sotto la lente d’ingrandimento, avviato studio per rivelarne tutti i segreti

CALTANISSETTA – Comprendere l’evoluzione del fenomeno delle Maccalube di Terrapelata a Santa Barbara: con questo intento sono stati presentati i primi dati del monitoraggio che il dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania sta curando con la collaborazione della direzione Lavori pubblici del Comune. Un rilievo topografico mirato a verificare gli abbassamenti e gli innalzamenti del terreno dovuti al fenomeno legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano bolle di gas metano sottoposto a una certa pressione.

Lo studio effettuato è propedeutico al monitoraggio a lungo termine previsto tra gli interventi finanziati per 9 milioni di euro con il Bando periferie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un fenomeno, quello delle Maccalube, noto da almeno due secoli nel territorio nisseno. Negli ultimi decenni gli eventi si sono ridotti: gli ultimi episodi registrati sono quelli dell’11 agosto del 2008 quando si sono verificati una serie di dissesti geologici che hanno danneggiato alcuni edifici civili e industriali del villaggio Santa Barbara anche a seguito di eruzione di fango, acqua e gas e l’evento avvenuto tra il 14 e il 15 febbraio del 2002.

Il progetto è condotto con una metodologia scientifica e apparecchiature tecnologiche di ultima generazione, che hanno già consentito una prima rilevazione importante dell’area. L’intento è quello di creare un sistema di monitoraggio che possa garantire l’avviso in tempo reale alla popolazione dal punto di vista di Protezione civile.

“I primi risultati – ha spiegato il professore Giorgio De Guidi, docente di Geologia strutturale dell’Università di Catania – sono interessanti. Stiamo rilevando delle deformazioni che indicano una sorta di leggera crescita del sistema, anche se è ancora presto. Abbiamo bisogno ancora di un anno o due per avere delle informazioni più precise. Stiamo anche ricostruendo, grazie a indagini geofisiche, cosa c’è nel substrato sottostante. Lo scopo è quello di riuscire ad avere degli indizi di possibili precursori di eventi come quello del 2008”.