Mettevano online eventi sportivi e serie tv ma sono stati individuati e bloccati dalla Gdf di Brescia al termine di un'indagine coordinata dalla Procura di Brescia che ha portato a oscurare 114 siti internet che offrivano "in diretta e illegalmente, eventi sportivi, nonché film e serie TV coperti dal diritto d'autore". Lo ha comunicato il Comando provinciale di Brescia. Le Fiamme gialle hanno notificato a tutti gli Isp (Internet Service Provider) operanti in Italia, un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Brescia, relativamente a 114 domini web monitorati sulla rete, operanti nel settore della diffusione illecita, in modalità streaming, di partite di calcio e contenuti audiovisivi a pagamento e in assenza di un accordo con il legittimo distributore. In particolare, è stato accertato che venivano offerti contenuti "pirata" sia in modalità "streaming live" cioè in diretta, che in modalità "streaming on demand", quindi, a richiesta degli interessati. Tutti i siti riportavano veri e propri palinsesti organizzati.ANSA/GUARDIA DI FINANZA EDITORIAL USE ONLY NO SALES
Ha negato ogni accusa il direttore dell’Agenzia delle Entrate di Brescia, Generoso Biondi, arrestato con l’accusa di corruzione nell’ambito della maxi inchiesta della Dda del capoluogo lombardo che ha portato in cella 69 persone.
Nel corso dell’interrogatorio in carcere si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha reso una dichiarazione spontanea negando di aver intascato parte di una mazzetta da sessantacinquemila euro offertagli da un imprenditore locale.
Nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, oltre a fatture false per duecentotrenta milioni di euro, è emerso infatti un giro di mazzette che, con la mediazione di “colletti bianchi” lombardi sul libro paga della “stidda” mafiosa, ha coinvolto appartenenti alla Pubblica amministrazione. Ossia, oltre al direttore Generoso Biondi, anche il funzionario dell’Agenzia delle Entrate Alessandro De Domenico, che avrebbero entrambi agevolato delle pratiche di alcuni contribuenti.
In carcere con l’accusa di corruzione è finito anche il maresciallo della Finanza Francesco Liguoro che ha invece risposto al gip e avrebbe fatto le prime ammissioni.
Interrogatorio in mattinata anche per Rosario Marchese, di 33 anni, di Gela, in provincia di Caltanissetta, il quale, trapiantato a Brescia, avrebbe costituito una cellula autonoma della “stidda” e contribuito a mettere sù il sistema mafioso che passava attraverso i “colletti bianchi” lombardi.
“Il mio assistito si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha solo negato con forza l’accusa di mafia”, ha spiegato lasciando il carcere il suo legale Domenico Servillo.
Intanto il portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia, Girolamo Lacquaniti, commentando l’operazione condotta a Brescia della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, ha sottolineato “la camaleontica capacità delle mafie di infiltrarsi nei diversi settori economici soprattutto nelle zone più ricche del Paese”.
Nel Nord Italia, secondo Lacquaniti, “esistono insediamenti legati a famiglie delle diverse forme mafiose presenti in Italia, capaci di inquinare l’economia e di diventare un autentico cancro”.
“Proprio per questo – ha concluso – crediamo che gli investimenti di uomini e mezzi per contrastare le diverse forme di criminalità mafiosa sia una priorità per il nuovo governo, consapevoli che non esistono isole felici o regioni immuni da tali rischi”.