Una cosa colpisce dall’apertura del vaso di Pandora palermitano di università farlocche, bosniache, albanesi, svizzere, il totale disprezzo di una parola, cultura. Tutto sembra affondare in una palude di ignorantitudine, neologismo per definire la latitudine dell’ignoranza. Sappiamo di ignorare ma vogliamo il titolo, per farne che non si capisce.
Come può un medico fasullo curare, come può un ingegnere fasullo fare i calcoli di un edificio? A questo punto è inutile difendersi con norme europee dall’AI, meglio l’intelligenza artificiale a questo punto, che un mondo di pericolosi ignoranti. Perché anche l’AI può sbagliare, ma con meno probabilità degli ignoranti che presumono di essere sapienti in forza di studi se va bene, ma di lusso, superficiali. Le persone che studiano, che leggono, che entrano in una libreria, tra poco verranno guardate quasi con sospetto.
C’è stato un momento della storia del secolo scorso in cui i libri si mandavano al rogo, e nulla cambia, sembra, ma ritorna. I media, compresi i social, sembrano straboccare di ignoranti discussioni, ma qui siamo oltre. Siamo all’ignoranza che si fa sistema, pseudolegale. Ci è voluta un inchiesta di una ostinata cronista per scoperchiare tutto questo, ma le istituzioni universitarie, il ministero era all’oscuro di tutto ciò? O tollerava, visto che parte del sistema istruzione era coinvolto? Ma che insegnamento, che concetto del Merito abbiamo, se tolleriamo tutto ciò, se il ministro non interviene per sanzionare, per mettere fuori dal sistema, chi ha per esclusiva avidità mischiato il grano con loglio. A meno che il Merito non sia un appretto con cui stirare la camicia formale dell’istruzione superiore, dietro le cui quinte accadono queste truffe.
Il vangelo ci dice che i poveri di spirito avranno in regno dei cieli, qui invece solo un titolo fasullo.
Così è se vi pare.