Ambiente

Mari siciliani, il report di Arpa e le critiche di Legambiente. L’Agenzia non ci sta e replica

PALERMO – Dopo gli incendi, la qualità delle acque. Leggendo gli ultimi dati sulla balneazione dei mari siciliani divulgati da Arpa Sicilia, la sensazione è che l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente potrebbe nuovamente finire nel mirino delle critiche da parte di attivisti e ambientalisti.

Stando alle analisi effettuate dal personale di Arpa, e facenti riferimento all’anno scorso, nell’isola l‘84,1% dei campioni prelevati dalle 782 stazioni di rilevamento individuate rientra nella classe che la normativa definisce eccellente. Un risultato ancora più invidiabile se si considera che a esso si aggiunge il 7,7% dei campioni risultati di livello buono. Sono rientrati, invece, nella categoria sufficiente 35 dei campioni analizzati, pari al 4,5% del totale. Decisamente più residuali – appena sette campioni – quelli collocati nella classe insufficiente.

Balneazioni dei mari siciliani, i dati e la valutazione

“La valutazione degli andamenti temporali (periodo 2013-2023) della classificazione delle acque di balneazione evidenzia una generale stabilità – si legge nel rapporto di Arpa Sicilia – L’estensione del litorale in classe eccellente risulta sempre predominante, con percentuali che mostrano un massimo di 94,7% (2014) e un minimo di 78,2% (2020), per segnare una risalita fino al valore di 84,1% nel 2023. Le altre classi di qualità (sufficiente, scarsa) sono sempre scarsamente rappresentate con percentuali comprese tra 0,1% e 5,6%”.

Nel documento viene specificato che le analisi hanno riguardato l’individuazione delle concentrazioni di enterococchi intestinali ed escherichia coli e che “Arpa Sicilia pur svolgendo il monitoraggio dell’ambiente marino e costiero non ha, sulle acque di balneazione, dirette competenze che, invece, sono attribuite – in Sicilia – alle Aziende sanitarie provinciali e al dipartimento regionale per le Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico”. Competenze a parte, restano i dati oggettivi su un’isola che possiede ben il 22% delle coste – circa 1152 chilometri – italiane.

Depurazione e salute delle acque siciliane

In Sicilia, infatti, da decenni tiene banco l’arretratezza del sistema di depurazione con intere porzioni di isola ancora caratterizzate da scarichi fognari a mare, senza contare le criticità registrate a più riprese nelle zone in cui sono concentrati i principali poli industriali. Eppure, stando ad Arpa, la salute del mare – e di conseguenza quella dei bagnanti – non è così a rischio. Guardando ai dati percentuali che mettono in relazione la lunghezza della costa balneabile rispetto al totale dei litorali, risulta che nella provincia di Messina il 74% delle coste è balneabile. La percentuale scende al 65% a Palermo, mentre è del 59 nelle province di Caltanissetta, Catania e Ragusa. A Siracusa il dato è leggermente inferiore: 54%. Infine è Trapani l’unica provincia con sbocchi a mare in cui a essere risultata balneabile è stata meno di metà della costa (41%).

Il commento di Legambiente e riflessioni

“Sono dati che in qualche modo destano ancora una volta stupore, considerati i risultati che ogni anno vengono fuori dalle analisi che facciamo nell’ambito del progetto Goletta Verde”, commenta al Quotidiano di Sicilia Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia. “Parliamo di un’isola dove, per stessa ammissione della Regione, le porzioni non servite da un adeguato sistema di depurazione sono ancora elevate e in molti casi si fatica a fare progredire i progetti finanziati con le risorse comunitarie, comprese quelle del Pnrr. Noi in ogni caso nei prossimi giorni divulgheremo i dati dei nuovi campionamenti, vedremo cosa ne verrà fuori”, conclude Castronovo.

La scorsa estate, il rapporto Goletta Verde aveva restituito una fotografia decisamente meno rosea: dei 26 campioni prelevati – 17 in mare e nove in punti critici come le foci dei fiumi e i punti di sversamento di canali e scarichi artificiali – il 61% era risultato con livelli di enterococchi intestinali ed escherichia coli superiori alla norma e, dunque, non balneabili.

In questi mesi, Arpa Sicilia si è occupata anche delle indagini riguardanti la presenza della Ostreopsis ovata nei mari siciliani. Si tratta di una microalga marina, la cui presenza tradizionalmente veniva registrata nei luoghi caratterizzati da climi tropicali. Tuttavia, i mutamenti climatici hanno fatto sì che molti anni sia presente anche in Italia.

“Quando si verifica la fioritura dell’alga nei mesi più caldi – si legge sul sito di Arpa Sicilia – le acque in superficie possono presentare colorazioni anomale e talvolta chiazze schiumose biancastre e in alcuni casi si possono verificare morie di pesci. L’alga non è visibile a occhio nudo, cresce su substrato roccioso e sulle macroalghe”. Entrare in contatto con l’alga può comportare effetti sull’uomo. “In presenza delle fioriture e di condizioni meteo-marine che favoriscono la formazione di aerosol marino si possono presentare episodi di malessere nei bagnanti o nelle persone che stazionano lungo il litorale – continua l’agenzia –. La sintomatologia riscontrata è simil-influenzale e colpisce prevalentemente i soggetti predisposti quali gli allergici e gli asmatici. Questi effetti sono dovuti all’azione di una tossina a volte prodotta da Ostreopsis e veicolata dall’aerosol marino”.

La legge in Italia individua nel valore di 30mila cellule per litro il limite di concentrazione per la microalga. Dai rilievi effettuati nei mesi scorsi, tale soglia è stata superata a giugno in due località: a Sferracavallo, in provincia di Palermo, dove si è registrata una concentrazione di 150.620 e a Cala Rossa, nel Siracusano, dove il dato è stato di 127.760. Negli stessi punti, i campioni prelevati a luglio hanno dato parametri decisamente più bassi e ampiamente nella norma.

La replica dell’Arpa al QdS

Spett.le Quotidiano di Sicilia,

in riferimento all’articolo pubblicato sul vostro giornale on line e cartaceo dal titolo “Mari siciliani, Arpa promuove (quasi) tutti. Legambiente: “Dati che destano stupore”” , del 15 luglio 2024, a firma di Simone Olivelli, sentiamo l’obbligo di invitare a correggere alcune parti in quanto non corrispondenti al vero.

  1. Già nel titolo l’affermazione “Arpa promuove …” crea l’equivoco di indurre a pensare che ARPA Sicilia abbia stilato una pagella sulla qualità delle acque di balneazione mentre invece è stata rappresentata una lettura asettica dei dati relativi alla balneazione (indicandone percentuali di qualità e andamento temporale, secondo l’attuale normativa) pubblicati dall’Agenzia Europea dell’Ambiente e pertanto accessibili a tutti (https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/bathing-water-directive-status-of-bathing-water-13).
  2. E’ errata l’affermazione “Stando alle analisi effettuate dal personale di Arpa, e facenti …..” in quanto, come riportato nel testo del comunicato e del documento allegato, ARPA Sicilia non ha competenze per quanto concerne la balneazione in Sicilia, demandata alla Sanità, ad eccezione delle attività di monitoraggio dell’alga Osptreopsis Ovata.
  3. ARPA Sicilia, annualmente redige l’annuario dei dati ambientali della Sicilia e per dare una lettura e integrata del territorio inserisce una sezione dedicata alla balneazione utilizzando, come già detto, i dati sulla qualità delle acque di balneazione pubblicati dall’Agenzia Europea dell’Ambiente e i dati sui tratti balneabili pubblicati in GURS dal Dipartimento per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (DASOE) dell’Assessorato Regionale della Salute.
  4. In merito alla frase “Eppure, stando ad Arpa, la salute del mare – e di conseguenza quella dei bagnanti – non è così a rischio” si sottolinea che ARPA Sicilia, non ha espresso, né nel comunicato né nel documento allegato, valutazioni sulla salute che rimangono di esclusiva competenza della Sanità, valutazioni comunque consultabili sul sito del Ministero della Salute https://www.portaleacque.salute.gov.it/PortaleAcquePubblico/mappa.do