Matteo Messina Denaro non collabora. Il boss di Castelvestrano arrestato a Palermo alla clinica “La Maddalena” lunedì 16 gennaio ha rinunciato a prendere parte al collegamento video nel processo che lo vede imputato per le stragi mafiose del 1992 di Capaci e via D’Amelio.
Ad annunciarlo, dal carcere dell’Aquila, è stato il cancelliere in collegamento. Al momento dell’accensione della telecamere è stata inquadrata una sedia vuota. L’udienza è proseguita quindi senza l’imputato ed è durata soltanto pochi minuti per il rinvio chiesto dal legale dell’ex superlatitante.
La stessa proseguirà il 9 marzo, così come annunciato dalla presidente della Corte d’Assise d’Appello Maria Carmela Giannazzo.
“Il rinvio dell’udienza di oggi era prevedibile fino a un certo punto, perché l’imputato avrebbe potuto anche presenziare, ma presumo che la situazione legata al suo stato di salute e alle cure che si stanno prestando all’imputato lo abbiano determinato a questa scelta”, ha dichiarato il procuratore generale di Caltanissetta, Antonio Patti, al termine dell’udienza.
“Matteo Messina denaro – ha aggiunto Patti – è depositario di conoscenze che ancora i collaboratori palermitani, per quanto autorevoli e o credibili, non hanno versato alla giustizia perché il loro rapporto con Riina era meno intenso. Quindi ci aspettiamo che Messina Denaro possa dare un contributo”.
L’avvocato Lorenza Guttadauro, l’avvocato di fiducia di Matteo Messina Denaro che lo sta assistenza, ha delegato nel processo di Caltanissetta come suo sostituto il difensore d’ufficio Salvatore Baglio. Lo ha annunciato lo stesso Baglio parlando nel corso dell’udienza.
Nel frattempo Giovanni Luppino, l’uomo che ha accompagnato Matteo Messina Denaro lunedì mattina alla clinica palermitana, ha dichiarato di non conoscere il boss: “Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss”.
Luppino, commerciante di olive di 59 anni, ha aggiunto che l’uomo gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede e di averlo accompagnato perché doveva sottoporsi alla chemioterapia.