MESSINA – Pronto soccorso e presidi di emergenza urgenza sempre più luoghi dove è difficile svolgere con tranquillità assistenza sanitaria. Le aggressioni al personale medico, infermieristico e ausiliario sono ormai espressione di un fenomeno a cui si tenta di mettere un argine, ma sembra che si debba andare oltre i sistemi di videosorveglianza e vigilanza a cui si sta facendo ricorso.
Dal 16 settembre la direzione strategica dell’Asp di Messina ha deciso di impiegare la vigilanza armata 24 ore su 24 presso i pronto soccorso degli ospedali di Taormina, Milazzo, Barcellona, Patti e S. Agata di Militello. “Nonostante le difficoltà economiche – ha detto il direttore generale Paolo La Paglia – dopo avere disposto l’installazione della video sorveglianza in tutti i Pronto soccorso, siamo riusciti a trovare anche la somma necessaria per tutto il 2019, per mettere in sicurezza le strutture maggiori della nostra area metropolitana e tutelare il personale sanitario, sempre più frequentemente oggetto di aggressioni proprio nel momento in cui espleta il proprio dovere, utilizzando i criteri previsti dai decreti dell’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza per migliorare la gestione e l’accoglienza”.
Il servizio è stato affidato alla Ksm, fino a quando non sarà definita la nuova procedura di gara. Ma il servizio di vigilanza fino a che punto si può spingere quando è in atto un’aggressione fisica? “È un problema che ci siamo posti – ha detto Francesco Di Renzo, segretario della Flc Cgil – perché è chiaro che le guardie private hanno dei limiti di competenza quando si tratta di gestire alcune criticità, che in certi casi rende inefficace la loro presenza. Crediamo invece che sarebbe più efficace per garantire la sicurezza il ripristino nei nosocomi del posto fisso di Polizia, com’era nel passato. È un tema che si sta dibattendo a livello ministeriale e spero che si possa trovare la soluzione per avere di nuovo questo presidio”.
Il Pronto soccorso del Policlinico Universitario è uno di quei presidi di emergenza che registra con una certa frequenza episodi più o meno gravi di aggressione, anche fisica, al personale da parte di familiari dei malati che hanno reazioni incontrollate di fronte alle situazioni critiche che stanno vivendo. Dopo l’ennesimo episodio di qualche settimana fa i rappresentanti di Flc-Cgil, Cisl Università, Uil Rua e Snals Confsal hanno chiesto un incontro con i vertici dell’Aou Gaetano Martino sugli interventi da adottare a garanzia di medici e paramedici.
“Ci sono altri aspetti del problema sicurezza – ha aggiunto Di Renzo – che vanno sottolineati e riguardano l’organizzazione interna. Bisognerà prevedere un filtro fatto di medici e psicologi che possa, attraverso un’appropriata comunicazione, attenuare la tensione che si viene a determinare quando una persona arriva al Pronto soccorso. È necessario evitare il contatto diretto tra personale e parenti dei pazienti, strutturando magari un servizio di supporto che possa aiutare nella gestione di fasi critiche, dalla presa in carico del paziente all’accertamento delle condizioni fino alla comunicazione con i familiari”.
Un servizio di questo tipo, anche se non strutturato ma garantito da volontari, è attivo da ottobre all’ospedale Fogliani di Milazzo e ne è prevista l’attivazione anche nei presidi di Patti e Taormina, grazie alla convenzione tra Comitato regionale della Croce rossa italiana e Asp.
Nell’Azienda sanitaria messinese sembra sia il Pronto soccorso di Taormina quello più colpito dalle aggressioni e per questo è stato anche chiesto un potenziamento del personale. E un problema che pone Di Renzo è proprio quello del mancato ricambio del personale di Pronto soccorso. “Non si possono lasciare per lungo tempo – ha confermato – le stesse persone a lavorare in un presidio con ritmi di lavoro particolari come possono essere quelli in un Pronto soccorso. Lo stress a cui sono costantemente sottoposti li mette a rischio burnout e quindi a perdere efficienza”.