MESSINA – Sbaraccamento e riqualificazione vengono posti ormai come azioni complementari, in linea con quegli obiettivi che anche l’ultima Legge nazionale sul Risanamento si prefigge. I finanziamenti assegnati per liberare la Città dello Stretto dalle baraccopoli, includono infatti interventi di rigenerazione del territorio con spazi attrezzati e di aggregazione che possano aiutare una rinascita quelle zone che in questi anni si sono distinte per il degrado sociale, oltre che abitativo.
Simbolo di questo salto di qualità poteva essere il Parco urbano Sant’Antonio a Camaro San Paolo. Quell’area fu forse la prima in cui dopo la demolizione delle baracche e lo sgombero delle macerie si era progettato uno spazio al servizio di una comunità che si era sempre sentita ai margini dell’interesse delle istituzioni. Siamo nel 2003, quando nell’area inserita nell’ambito C del Risanamento si videro le ruspe buttare giù le cinquanta baracche e non era consueto assistere, una volta assegnate le abitazioni alle famiglie, alla demolizione delle casupole lasciate incustodite e che anzi spesso venivano rioccupate.
Come detto, lì doveva sorgere un Parco urbano con annesso anfiteatro da cinquecento posti: consegna dell’opera prevista per giugno 2014. Dopo otto anni però c’è solo lo scheletro di quello che doveva essere, si vedono lavori lasciati a metà, parti di strutture che si sono usurati e spazi che si riempiono di rifiuti ed erbacce. Una situazione da tempo denunciata dal Consiglio della III Circoscrizione, in particolare da Alessandro Cacciotto, adesso presidente della Municipalità, che insieme al consigliere comunale di FdI Libero Gioveni ha più volte chiesto quali fossero le prospettive per quest’opera.
In più occasioni ha espresso il suo rammarico per questa occasione sprecata anche padre Nino Basile, direttore della Caritas. In quell’area le competenze sono cambiate nel tempo: prima l’Iacp, che ha appaltato i lavori con le risorse regionali; poi il Comune; quindi ArisMe, soggetto attuatore della Struttura commissariale per il risanamento, voluta dalla Legge speciale 76 del 2021, presieduta dal prefetto Cosima Di Stani.
Per le prossime settimane Cacciotto ha previsto un incontro pubblico dove saranno chiamati a partecipare tutti i soggetti coinvolti che dovrebbero esprimersi sul completamento. Il blocco è essenzialmente burocratico. La storia di questo cantiere, sottolinea Cacciotto, si è caratterizzata per i continui intoppi, le numerose interruzioni dovute agli espropri, al prelievo e allo smaltimento dell’amianto, a ricorsi al Tar e al Cga e, in ultimo, al contenzioso tra Iacp, l’impresa aggiudicatrice e quella subappaltatrice finito con la risoluzione nel 2015 del contratto.
“È del tutto evidente – spiega il presidente della III Municipalità – il sentimento di rassegnazione e indignazione che predominano in tutta la comunità di Camaro San Paolo e, in particolare, fra i residenti delle palazzine limitrofe all’area, nonché fra i frequentatori della vicina parrocchia, la quale avrebbe potuto utilizzare da tempo questo prezioso spazio per le diverse attività, soprattutto a favore di giovani e bambini”.
A oggi risultano incompleti l’anfiteatro, la strada interna, i parcheggi e l’impianto di videosorveglianza composto da cinque telecamere e non è stata ancora rifinita la piazza e allocati gli arredi. L’ex presidente di ArisMe, Marcello Scurria, era riuscito a ottenere nel 2021, dopo la visita di valutazione tecnico-amministrativa del collaudatore, un funzionario regionale, il verbale relativo allo stato di consistenza dei lavori al momento della risoluzione del contratto, atto necessario per poter bandire la nuova gara d’appalto per il completamento delle opere mancanti. Bisogna adesso capire a quanto ammonta il costo per il completamento dell’opera: ci sarebbero 430 mila euro rimasti in cassa all’atto dell’interruzione dei lavori che l’Iacp avrebbe dovuto già trasferire ad ArisMe. Il nodo che blocca ancora tutto sembra proprio questo.
“Siamo pronti a completare l’opera – afferma Alessia Giorgianni, nuovo presidente di ArisMe – attendiamo il residuo delle somme dall’Iacp per procedere con il nuovo appalto”.