MESSINA – L’approvazione del Regolamento edilizio mette uno stop definitivo al “Salvacolline”, ma rende più impellente un altro obiettivo, quello della redazione del nuovo Piano urbanistico generale.
La questione è stata sollevata dai consiglieri del M5s (Paolo Mangano, Cristina Cannistrà, Giuseppe Fusco, Andrea Argento e Giuseppe Schepis) all’indomani del voto in Aula sul Regolamento edilizio. Per la prima volta i pentastellati hanno dato il loro appoggio, in maniera compatta, a un provvedimento dell’Amministrazione, ma lo hanno fatto, come evidenziato, in coerenza con la posizione assunta da sempre contro l’edificazione selvaggia e la banca dei volumi prevista dal “Salvacolline”.
“Non siamo mai stati d’accordo – hanno affermato – ad avere una banca dei volumi e con il Regolamento approvato questa viene finalmente revocata. Da adesso non esisterà più il Registro dove inserire volumi per edificare. In ogni caso, esaminiamo sempre i contenuti delle delibere, senza preconcetti, perseguendo solo gli interessi della città”.
I cinque consiglieri hanno poi sottolineato l’urgenza di accelerare sullo strumento urbanistico. “Purtroppo – hanno specificato i pentastellati – anche l’Amministrazione guidata dal sindaco De Luca sta temporeggiando per la predisposizione del Piano urbanistico generale, puntando solo ad approvare varianti. Documento, peraltro, che attendiamo dal 2012 e che si rende quanto più necessario. Basti pensare che il Prg attuale, tenuto in vita dalle ultime tre Amministrazioni comunali, è stato elaborato negli anni Ottanta, con una previsione demografica di 500 mila abitanti. Lo strumento urbanistico è stato poi bocciato nel 1993, ripresentato nel 1998 e adottato, infine, nel 2002, ma i vincoli sono decaduti dal 2012”.
E proprio per questo il Consiglio comunale di allora (sindacatura Buzzanca) aveva deliberato la necessità di predisporre il cosiddetto “Salvacolline”, uno strumento che, davanti al vuoto di regole in cui ci si era ritrovati, avrebbe dovuto tutelare il territorio, colpito duramente, solo qualche anno prima, dall’alluvione di Giampilieri. L’Amministrazione Accorinti aveva predisposto la delibera che doveva mettere ordine al caos che gli ordini professionali continuavano a denunciare. Ma il “Salvacolline” della Giunta Accorinti è diventato tema di scontro fuori e dentro Palazzo Zanca. La sua sovrapposizione ad altri strumenti di tutela, secondo consiglieri comunali e professionisti, rischiava di vanificarne l’obiettivo, limitandosi a spostare i volumi dalle colline alla città, per di più in aree come quella industriale e dell’affaccio a mare.
La revoca della Variante di salvaguardia al Prg è stato dunque uno dei primi atti di De Luca, ma sono trascorsi altri due anni per arrivare al voto dell’Aula che con l’adozione del Regolamento, supera la necessità della variante. Ma perché la Giunta si è posta da subito contro il “Salvacolline”?
“La variante ‘Salvacolline’ – ha spiegato l’assessore Salvatore Mondello – era condivisibile nel merito dell’obiettivo che avrebbe dovuto conseguire, ovvero la salvaguardia e la messa in sicurezza delle aree libere del territorio collinare della città anche per sottrarle a futuri processi di urbanizzazione, ma è stato dimostrato che tali processi non si ritenevano necessari, considerato il decremento demografico, i costi non sostenibili per le urbanizzazioni, l’ingiustificato consumo di suolo”.
La variante non sembrava in grado di conseguire l’obiettivo della salvaguardia dai rischi idraulici e geologici, che era uno dei motivi per cui era stata pensata. Secondo l’Amministrazione De Luca, veicolava una visione limitata del concetto di difesa del suolo, basata esclusivamente sulla introduzione di vincoli di in edificabilità. “Per tutelare un territorio – ha affermato Mondello – non è sufficiente evidenziarne le criticità, ma è necessario mettere in atto tutta una serie di azioni di mitigazione. I vincoli all’edificazione introdotti dalla variante esistono già, in virtù di leggi e norme previste a livello statale e regionale”.