MESSINA – Un luogo simbolo dentro un’area, la Zona Falcata, in cui la città affonda le sue radici e da dove vuole ripartire per recuperare il tempo perduto.
Lo storico Arsenale Militare opera dal 1860, quando il Comune, con l’avvento delle navi in ferro con propulsione a vapore, affidò al Genio civile la costruzione di un bacino di carenaggio in muratura. Nel 1932 l’Arsenale passò alle dipendenze dell’allora Regia Marina e dopo la seconda Guerra mondiale il bacino assunse un ruolo strategico, tanto che si decise di estenderlo. Negli anni Cinquanta si diede inizio ai lavori di prolungamento e allargamento completati nel 1954. Dagli anni Sessanta fino alla fine degli anni Novanta vennero affidati all’Arsenale Militare della Marina la manutenzione su Dragamine, Pattugliatori, Cisterne, e sulle Unità navali in transito. Nel 2001, con il passaggio dell’Arsenale alla gestione dell’Agenzia industrie Difesa, venne estesa anche al mercato civile l’offerta di servizi che riguardano principalmente attività di revisione, collaudo, verifica e controllo, manutenzione per lavorazioni meccaniche, elettriche, elettroniche, di congegnatoria e carpenteria leggera e pesante.
E su quest’allargamento al mercato civile insieme al ripristino del bacino galleggiante si punta per il futuro, come racconta al Quotidiano di Sicilia il capitano di fregata Pierpaolo Chiappini, da settembre direttore dello stabilimento. “Siamo disponibili per qualsiasi società chieda servizi. Non è previsto nessun allargamento del bacino in muratura, che resta di 150 metri ma sono comunque in programma nel 2023 interventi infrastrutturali importanti. Abbiamo ottenuto dalla Città metropolitana un Autorizzazione unica ambientale con delle prescrizioni che ci impongono determinate attività che abbiamo messo in progettazione, ormai completata, e faremo partire a brevissimo. Abbiamo otto mesi per intervenire. L’Agenzia ha grande attenzione per la tutela dell’ambiente, con l’investimento previsto si tratta di realizzare un impianto di raccolta delle acque di prima pioggia fondamentale in una città come Messina”.
Come aumentare le attività dell’Arsenale?
“Faremo interventi infrastrutturali per migliorare le strutture dell’Arsenale, tra cui la messa a norma delle officine e rilanciare lo stabilimento affinché possano incrementarsi le attività lavorative. In questo momento abbiamo fermo il bacino galleggiante, l’impegno da parte dell’Agenzia è quello di ripristinarlo appieno per avere contemporaneamente due unità navali in lavorazione e dare quindi quanta più possibilità di intervento anche alle imprese non solo militari ma anche le navi più piccole come gli yachts fino a 850 tonnellate o più piccoli, come i rimorchiatori. Fermo restando tutte le grandi imbarcazioni come quelle della Marina o di Rfi”.
L’Arsenale è ancora un’opportunità occupazionale?
“C’è una grande attenzione alle infrastrutture sia in termini di sicurezza che di aprire a vecchie professionalità che c’erano e crearne di nuove. Lavorano direttamente 133 persone. L’Agenzia sta preparando bandi di assunzione su base delle indicazioni della Funzione pubblica. La volontà dell’Agenzia è rimane quella e di continuare a mantenere uno standard lavorativo elevato, fornire opportunità e avviare dei professionisti. La Direzione generale ci fornisce volta per volta le indicazioni sulle assunzioni che sono state autorizzate. Ci sono delle fasi con pensionamenti e un naturale ricambio. Particolari professionalità sono richieste nella carpenteria e congegnatoria. C’è poi tutto un indotto che l’Arsenale mette in moto e che coinvolge tantissime imprese del territorio e nei settori più diversi”.
Quali sono gli investimenti previsti?
“Il funzionamento dell’Agenzia ha alla base una convenzione triennale tra il direttore generale Agenzia difesa e il ministro della Difesa. All’interno ci sono degli obiettivi che devono essere rispettati, prefissati all’inizio del triennio obiettivi che si portano dietro dei budget che vengono stabiliti in base alle esigenze ordinarie o straordinarie. Quantificare gli obiettivi è difficile. Gli investimenti nell’ultimo triennio sono stati tantissimi, distribuiti nelle nove unità produttive, molta attenzione viene data alle unità produttive navali che sono l’Arsenale di Messina e la Corderia di Castellammare di Stabia”.